Читать книгу: «Il perfetto amore: Dialogo in tre atti», страница 3
ATTO SECONDO
Una camera di un alberguccio piuttosto rustico. In un angolo, c'è un letto per una sola persona. Verso destra, sul davanti, di sghembo, una toeletta con su una tovaglia bianca. Qua e là, i pochi altri mobili necessari, tra cui una poltrona e due o tre seggiole. – Una porta nel mezzo della parete, in fondo. Una finestra nella parete di sinistra. – Un'altra porta nella parete opposta. – Nel centro del soffitto, è sospesa una lampadina elettrica.
È notte. La camera è buia e deserta.
SCENA PRIMA
UGO, L'ALBERGATRICE, LO CHAUFFEUR
La voce di Ugo
(dalla strada:) Ma che razza d'albergo è questo?! Nessuno apre!.. Nessuno risponde!.. Albergatore! Albergatrice!..
La voce dell'ALBERGATRICE
(acutamente, a scatti) Vengo vengo! Vengo vengo! Vengo vengo! (A ogni scatto, due «vengo» détti come una parola sola.)
(Un silenzio.)
L'albergatrice
(entra dal fondo con zelo servizievole. – È una graziosa piccola vecchietta pulita e svelta. Fa dei piccoli rapidi gesti infantili; cammina a piccoli rapidissimi passi; porta una cuffia bianca sui capelli bianchi a riccioli e una vestaglia di mussola sotto il cui lembo spicca l'amaranto delle pantofoline; e parla a scatti, velocemente, con un'acuta voce di testa, raddoppiando, spesso senza distacco, la parola o la frase. Raddoppia, per esempio la parola «vengo» e dice «vengovengo»; raddoppia la parola «sì» e dice «sìsì»; raddoppia la parola «capisco» e dice «capiscocapisco».)
Ugo
(la segue, giocherellando col suo bastone per sembrare disinvolto. – È in costume automobilistico: lunga spolverina e berretto.)
L'albergatrice
Questa è una bella camera, una bellissima camera. (Volta la chiavetta della luce elettrica. – La lampadina si accende.)
Ugo
Bellissima, veramente, no, ma per una notte…
L'albergatrice
Soltanto per una notte?
Ugo
Soltanto. Siamo costretti a fermarci qui, io… e la signora che viaggia con me, perchè… quella vecchia automobile che abbiamo noleggiata è rimasta in panna… proprio alla entrata del villaggio…
L'albergatrice
Capisco capisco!
Ugo
Fortunatamente, eravamo a poca distanza da questo albergo, e lo chauffeur, che è pratico dei luoghi, me lo ha indicato e mi ci ha condotto.
L'albergatrice
Sì sì, sì sì! Capisco capisco! È uno chauffeur intelligente, lui. Io l'ho riconosciuto subito subito! Non è la prima volta che la sua automobile con un uomo e una donna resta in panna all'entrata di questo villaggio.
Ugo
(osserva comicamente la stranezza di quei gesti, di quella voce e di quella parlatura.)
L'albergatrice
(continuando) Sì sì! Sì sì! In tutta la contrada, non c'è nessun altro villaggio che abbia un albergo per un uomo e una donna.
Ugo
(sorvola) Sicchè, io prendo questa camera.
L'albergatrice
E non ne desidera piuttosto una a due letti?
Ugo
… No.
L'albergatrice
Le aprirò, se vuole, la camera accanto.
Ugo
Nemmeno.
L'albergatrice
Le aprirò una camera lontana nello stesso corridoio. Sceglierà lei. Sì sì! Sì sì! Ho l'albergo vuoto.
Ugo
(sbarrando gli occhi) Ha l'albergo vuoto?! Ciò non mi riguarda. (Con energia imperiosa) Per me, è come se fosse pienissimo.
L'albergatrice
Ma la signora potrebbe chiedere un'altra camera, e in tal caso…
Ugo
In tal caso, lei gliela rifiuterà energicamente, perchè io pagherò il prezzo di tutte le camere che avrò il piacere di non occupare.
L'albergatrice
Oh, allora, è diverso è diverso! Sì sì, capisco capisco!
Ugo
Del resto, tutto sommato, adotteremo un provvedimento anche più radicale. Penso io. Intanto, faccio chiamare la signora, che ha già aspettato troppo. (Rivolgendosi verso la porta in fondo) Fritz, avanzatevi.
Lo chauffeur
(entra militarmente, e si pianta.) Agli ordini!
Ugo
Venite qua.
Lo chauffeur
(gli si accosta.)
L'albergatrice
(credendosi chiamata, si caccia fra lo chauffeur e Ugo.)
Ugo
(all'albergatrice:) Lei è pregata di pazientare un minuto. (Rifacendola) Dieci passettini indietro, e aspetti.
L'albergatrice
(indietreggia rapidamente, a piccoli passi, e siede in un cantuccio, dando le spalle ai due con obbediente discrezione.)
Ugo
Sentite, Fritz. Io ho ancora da prendere degli accordi con l'albergatrice. Andate voi dalla signora e annunziatele che ci è riescito di scoprire un albergo: un alberguccio molto rustico, molto rudimentale; ma assicuratele che, in questi paraggi, non c'è nulla di meglio.
Lo chauffeur
È la verità.
Ugo
Poi, con garbo, l'aiuterete a discendere dall'automobile e l'accompagnerete sin qui, recando il suo nécessaire e il mio. Mi sono spiegato?
Lo chauffeur
Perfettamente.
L'albergatrice
(continuerà, per conto suo, a fare le sue mossettine: stropicciate di mano e agitamenti di capo, come un uccellino.)
Ugo
(allo chauffeur:) Ma badate che voi avete un po' di vino al cervello. Senza dubbio, avete bevuto di nascosto. Cercate di essere… chiaroveggente. Finora, siete stato inferiore al vostro cómpito.
Lo chauffeur
Perchè?
Ugo
Era quello il modo di simulare una panna? È un vero miracolo che la signora non si sia accorta del trucco.
Lo chauffeur
Ho fermato la macchina di botto e ci ho messo pure la bestemmia che mi scappa sempre che resto in panna. Ho detto: «Morte a San Pecorone!» Che dovevo fare di più?
Ugo
Ci voleva qualche cosa di più sensazionale, qualche cosa d'impressionante!
Lo chauffeur
Bisognava avvertirmelo. Io le avrei servito un bell'urto violento contro un albero, contro un muro…
Ugo
Obbligatissimo! Sarà per un'altra volta. Adesso, ciò che mi preme è che l'automobile resti lì fino a domani mattina, ferma come un macigno e silenziosa come una tomba!
Lo chauffeur
Le prometto che, dopo di aver preso un boccone all'Osteria del Cervo, io torno alla mia macchina e mi ci addormento dentro.
Ugo
(spaventato) Voi andate all'osteria?!..
Lo chauffeur
Per rifocillarmi.
Ugo
Per ubbriacarvi anche di più, e poi chi sa quali gesta sarete capace d'improvvisare.
Lo chauffeur
Non farò sciocchezze. Stia tranquillo.
Ugo
Ma che tranquillo! Mi hanno raccontato che l'altra sera prendeste vostra moglie per un'automobile e le volevate, per forza, mutare i pneumatici.
Lo chauffeur
Sono calunnie. Mi creda. Sono calunnie!
Ugo
Per questa notte, Fritz, dovete fare a me il favore di non bere vino.
Lo chauffeur
Neanche acqua, se occorre.
Ugo
Dunque, svelto! E vi sia di regola che quella signora è astuta come dieci volpi insieme. Non vi lasciate sorprendere dalle sue interrogazioni.
Lo chauffeur
E se mi domanda, per esempio, quale pezzo dell'automobile si ha da riparare?
Ugo
Le direte… che si ha da riparare il motore.
Lo chauffeur
E se mi domanda quanto tempo impiegherò per ripararlo?
Ugo
Le direte che vi toccherà di lavorare sei o sette ore.
Lo chauffeur
E se mi domanda perchè vostra eccellenza è rimasta in albergo?
Ugo
Le direte che per ottenere almeno un po' di decenza, un po' di pulizia, sono qui ad arrabattarmi con un'albergatrice da cui non è facile farsi intendere.
Lo chauffeur
E se mi domanda perchè non è facile farsi intendere dall'albergatrice?
Ugo
Dio buono, che ci vuole a inventare?.. Le direte che è una forestiera con la quale non si sa a che lingua si ha da ricorrere.
Lo chauffeur
Molto bene. Siamo a posto. (Si avvia per uscire. Poi, d'un sùbito, ritorna) E se mi domanda proprio di che paese è?
Ugo
(perdendo la pazienza e scattando) Le direte che è giapponese!
Lo chauffeur
(esce.)
Ugo
(all'albergatrice:) Ed ora, a lei. Poche parole, a gran velocità. Il provvedimento, che ho escogitato per evitare il pericolo che la signora le chieda un'altra camera, è questo: lei e la signora non s'incontreranno nemmeno.
L'albergatrice
Capisco capisco.
Ugo
Io la prego, invece, di non capire! E, appunto senza capire, lei sparirà immediatamente, nascondendosi nell'angolo più recondito della casa e diventando, per la occasione, sorda, muta e cionca.
L'albergatrice
No no! No no!
Ugo
(rifacendola) Sì sì, sì sì, perchè io le darò una mancia speciale per l'ottimo servizio dell'albergo.
L'albergatrice
Allora, è diverso è diverso!
Ugo
Sicchè, resta concluso: – se anche i campanelli elettrici strepiteranno come se fossero suonati da tanti pazzi furiosi, lei non si muoverà, non aprirà bocca, non fiaterà! E non ho altro da aggiungere. (Cavando in fretta il portafogli e dandole del danaro in due dosi) Questo è il prezzo delle camere che io non occuperò e questa è la mancia per la sua sordità, per il suo mutismo e per la sua atassia locomotrice. (Rifacendola ancora un po') Vada vada! Vada vada! Sparisca! E non si faccia vedere mai più, mai più, mai più.
L'albergatrice
Mai più, mai più… Non dubiti… Buona fortuna! Buona fortuna! Buona fortuna! (Va via accelerando vivacemente i suoi passettini di bambola.)
SCENA SECONDA
UGO, ELENA, LO CHAUFFEUR. – Poi, L'ALBERGATRICE
Ugo
(sedendo stanco e gettando il berretto su qualche mobile) Che fatica!.. Che lavoro!.. (Guarda attorno) Però, questa camera è così poco propizia!.. Altro che pulizia!.. C'è un profumo di muffa che è un piacere! (Si alza e continua a guardare, sconfortato, i mobili, i muri, il soffitto. A un tratto, in allarme, esclama:) Perfino un bacherozzolo!.. Ah, questo poi no! Neanche Don Giovanni Tenorio si sarebbe saputo far perdonare un bacherozzolo da una donna! (Si accosta, piano piano, al muro in fondo, col bastone levato.) Tu sei qui per farmela fuggire, piccolo mostro? Ma io ti ammazzo! (Saltando un po', assesta un colpo al muro. L'animaletto, illeso, fugge in su. Indi, un altro salto più slanciato e un altro colpo più poderoso, mentre l'animaletto s'insinua in una fessura.)
Elena
(entrando in tempo dal fondo) Che fate?
Ugo
(sconcertatissimo) Niente!.. Cioè… niente d'importante. Ammazzavo…
Elena
Chi?..
Ugo
Il tempo…
Elena
Bastonando il muro?
Ugo
Ma no… Spolveravo un poco…
Elena
E l'albergatrice che doveva pulire?
Ugo
Non ha pulito.
Elena
Perchè?
Ugo
Perchè… all'improvviso, si è sentita male e mi ha lasciato in asso.
Elena
E voi avete voluto sostituirla?.. Come siete buono!
Ugo
(lasciando in un canto il bastone) Ero già così desolato di non potervi offrire una camera migliore…
Elena
Non importa. Mi adatterò. (Togliendosi il cappello, chiama:) Fritz! Fritz!
Lo chauffeur
(comparisce e si avanza militarmente recando i due nécessaires) Agli ordini!
Elena
Il mio nécessaire, vi prego.
Ugo
(affrettandosi a levarglieli di mano tutti e due) Date qua. (Indi, sottovoce) Fatelo per tutti i santi del calendario, non prendete una sbornia! (E sùbito, a voce alta) Potete andare, Fritz.
Lo chauffeur
(esce.)
Elena
(aggiustandosi i capelli innanzi allo specchio e sorvegliando Ugo) Il vostro, portatevelo nella vostra camera. Volete ingombrarmi questa?
Ugo
(posando, con ostentata disinvoltura, tutti e due i nécessaires sulla toeletta) Vi dirò… La camera mia… la camera mia… nel vero senso della parola… non c'è.
Elena
Come «non c'è»?
Ugo
Non c'è. Quest'albergo è pieno zeppo.
Elena
In un paesello così fuori di mano?!
Ugo
Voi v'ingannate! È un paesello continuamente attraversato dai turisti. Vanno tutti… a coso…
Elena
A coso?!
Ugo
Non so con precisione dove vadano, ma… ci vanno. E certo è che centinaia e centinaia di passanti tedeschi, francesi, inglesi, russi e spagnoli pernottano in questo albergo…
Elena
(compiendo la frase) … giapponese.
Ugo
Perchè giapponese?
Elena
È per lo meno giapponese l'albergatrice.
Ugo
Ah, già!.. Fritz vi avrà riferito… Sì, difatti… Quei suoi gestucci… quei suoi passettini… Ma non credo che sia veramente…
Elena
E s'è sentita proprio male quella poverina?
Ugo
Proprio male!.. Un caso impressionante, vi dico!
Elena
Guardate un po' che altro incidente bizzarro!
Ugo
Bizzarro, poi, non molto. Non è scritto che un'albergatrice debba crepare di salute.
Elena
Ma, intanto, torniamo ab ovo. (Sedendo) Dove dormirete, voi?
Ugo
(prende una seggiola e siede in faccia a lei.) È la domanda che io vi rivolgo.
Elena
Dovreste rivolgerla a voi stesso.
Ugo
Io non avrei che rispondermi.
Elena
Figuratevi io!
Ugo
(cercando le parole) Però… se foste penetrata di carità cristiana, non vi rincrescerebbe eccessivamente di farmi qualche concessione…
Elena
Per esempio?
Ugo
Tollerare la mia presenza.
Elena
Voi siete matto!
Ugo
Per non dare nessunissimo strappo alla pudica riservatezza che vi distingue, potreste avere l'abnegazione di rinunziare al conforto del letto, rivelatore indiscreto d'ogni plastica eventualità del sonno e dei sogni, e rassegnarvi allo… sconforto di quella poltrona.
Elena
E voi?
Ugo
Mi accontenterei di dormire umilmente ai vostri piedi.
Elena
Io non saprei consigliarvelo, perchè sareste tempestato di calci.
Ugo
Ma, tenendomi a una certa distanza…
Elena
(levandosi) No, no! Decisamente no. Io sono molto stanca e ho urgente bisogno di mettermi a letto. Lo sconforto della poltrona non mi garba. E poichè i tedeschi, i francesi, i russi, gl'inglesi e gli spagnoli hanno occupato tutto l'albergo, a voi non resta da fare altro che passeggiare all'aria aperta. D'altronde, pagherete così il fio dell'insistenza petulante di ben venti giorni con la quale mi avete indotta a tornare a Napoli in automobile. In treno, ci saremmo arrivati non più tardi di mezzanotte. Invece, noi ci troviamo alle undici di sera in un villaggio inverosimile con l'aggravante di doverci rimanere fino a domani.
Ugo
È molto deplorevole, ma io non ne ho colpa. Mi mortificate ingiustamente…
Elena
Questo è il vostro nécessaire… (Glielo appende a una mano.) Questo è il vostro bastone… (Glielo caccia nell'altra.) Questo è il vostro berretto… (Glielo pone in testa con la visiera all'indietro.) E buona passeggiata!
Ugo
(si alza) Io vado a passeggiare, ma voi non avete cuore!
Elena
Chi ha sonno non ha cuore. Del resto, fa caldo, e c'è, per di più, un delizioso chiaro di luna. Volendo, potreste dormire abbastanza piacevolmente nell'automobile.
Ugo
(in un tono tragico) E i lavori di riparazione?!.. Voi dimenticate nientemeno i lavori di riparazione, mia cara signora! Il povero Fritz per poter smuovere, domattina, quel macigno, dovrà lavorare tutta la notte. Non vi ha informato anche di questo? Si tratta di un guasto enorme, sapete! (Con voce commossa) Il motore è ridotto in uno stato… che fa pietà!!!
Elena
Eppure, ci siamo fermati così tranquillamente, così regolarmente! Non uno scoppio. Non una scossa.
Ugo
Avrete sentito, per altro, che lo chauffeur ha esclamato: «Morte a San Pecorone!»
Elena
E che vuol dire «Morte a San Pecorone!»?
Ugo
In fondo, non vuol dir nulla, ma è la sua bestemmia nei casi gravi.
Elena
Mi pare che questa volta il caso grave sia stato molto misterioso.
Ugo
Misterioso per voi che non siete un meccanico. (Cogliendo il pretesto, siede di bel nuovo, in una mano il nécessaire, nell'altra il bastone, in capo il berretto con la visiera sulla nuca.) Credete a me, signora mia: quando il motore…
Elena
Alzatevi, alzatevi, signore mio! Del vostro motore mi parlerete a lungo domani…
Ugo
Volevo solamente spiegarvi… Quando il motore…
Elena
Io ho sonno!
Ugo
Avete sonno: questo è evidente. Ma io mi sbriglierò in poche parole… Quando il mo…
Elena
Non vi ascolto più! (Imbestialita, si tappa le orecchie con le mani.)
Ugo
(scatta e si agita per la stanza) Non c'è bisogno che vi otturiate le orecchie. Vi obbedirò… Me ne andrò… Passeggerò… Ma spero, se non altro, che non mi lascerete andar via senza assicurarmi che non mi serbate rancore per l'incidente occorso. Mi fate almeno questa gentilezza?
Elena
(con le orecchie ancora ostinatamente tappate, non ode – non risponde.)
Ugo
Io sono responsabile, è vero, di avervi indotta a tornare a Napoli in automobile… Ma voi sapete benissimo che l'ho desiderato per passare parecchie ore vicino a voi. Mi potete, in buona fede, rimproverare per questo?
Elena
(ha le orecchie tuttora tappate: non ode – non risponde.)
Ugo
Non sono io, forse, innamorato di voi?.. E allora?
Elena
(non ode – non risponde.)
Ugo
Secondo voi, i soli mezzi di manifestazione dell'amore sono la posta, il telegrafo, il telefono, il semaforo, la radiotelegrafia e i colombi viaggiatori?!
Elena
(non ode e non risponde.)
Ugo
Non ammettete dei mezzi meno platonici, meno ambigui, meno tormentosi?..
Elena
(impassibile, non ode – non risponde.)
Ugo
No? (Pausa.) No? (Pausa.) Nooo? (Pausa.) (Poi, repentinamente, col gesto di chi sta per scoppiare, piglia la rincorsa ed esce dal fondo.)
Elena
(stappandosi le orecchie) Finalmente! (Ha una piccola aria di trionfo puntiglioso, e va a girare la chiave della porta dalla quale è uscito Ugo.) Te la faccio goder bene la panna! (Si toglie i guanti e l'over-coat. Siede davanti alla toeletta e si dispone a sciogliersi un po' i capelli.)
(Ma ecco dei picchi all'uscio, e, insieme coi colpetti lievi, la voce di Ugo s'insinua.)
Ugo
(di fuori, lamentosamente, strascicando le sillabe) Signora Elena!
Elena
(tra sè:) Lo sapevo, io!
Ugo
Signora Elena!
Elena
Che altro v'è accaduto?
Ugo
La porta dell'albergo è chiusa.