Читать книгу: «Nellina: Dramma in tre atti», страница 3
Giacomo
(con le lagrime agli occhi) Non dubitare, babbo. Ti starò vicino.
Cesare
(molto commosso, tace per qualche istante. Poi, chiede:) A che ora parti?
Giacomo
Parto sùbito. Ho già fatto uscire il mio bagaglio per le scale di servizio.
Cesare
Come per una fuga?
Giacomo
No… Avevo stabilito di andare via senza mettere a soqquadro la casa, e desideravo di non salutare che te.
(Pausa.)
Cesare
(scrolla il capo con tristezza) Sta bene. Tutto come tu vuoi.
Giacomo
A rivederci, babbo!
Cesare
(gli prende le mani e glie le tiene.)
Giacomo
(lo bacia in fronte.)
Cesare
Ti ringrazio… (Si leva anche lui, tenendogli tuttora le mani, lo trae a sè, lo abbraccia vivamente, e, alla sua volta, posa le labbra sulla fronte di Giacomo.)
Giacomo
(per non prolungare la commozione, si libera con dolcezza, e, risolutamente, esce.)
SCENA VII
CESARE e NELLINA
Cesare
(torna a sedere, abbattuto, triste, preoccupato.)
Nellina
(entra dalla sinistra. Si è messo un cappelluccio di feltro e ha infilato una giacchettina. Sperava forse di attraversare la stanza senza essere scorta, ma, nel vedere Cesare, non si paralizza.)
Cesare
(all'apparire di lei, scatta in piedi) Che è questo?
Nellina
(fa per proseguire) Esco.
Cesare
(mettendosi davanti a lei e impedendole il passo) E credi che io ti permetta di uscir sola?
Nellina
(indietreggiando come se temesse di essere toccata) Non vi riconosco per mio padrone! Lasciatemi uscire.
Cesare
(parlandole sul viso) Ma dove conteresti di andare? Dove? Dove?
Nellina
Lasciatemi uscire!
Cesare
(trasalendo con orrore) È Giacomo che ti porta via?!
Nellina
Egli non sa nulla! Sono io che corro a cercarlo.
Cesare
(ruggendo di gelosia e di ribrezzo) Corri ad aggrapparti a mio figlio?!
Nellina
(con gli occhi schizzanti rabbia felina) Sì, sì, a vostro figlio, e, se lui non vorrà saperne di me, mi metterò ad aspettare la fortuna in mezzo alla strada.
Cesare
(in una spaventevole concitazione frenetica) Io ho il diritto d'impedirtelo!
Nellina
Per abusare della mia schiavitù… Per farmi cosa vostra… Mai! Mai! Mai! Provatevi a chiudermi in casa, legatemi mani e piedi, gridando che siete il mio benefattore… Finchè non mi avrete strappata la lingua, io griderò, più forte di voi, che mi avete nudrita, per potervi saziare di me…
Cesare
(quasi fosse investito da un ossesso) È la verità! Non la voglio ascoltare!
Nellina
(urlando con un accento diabolico) Ma di veleno mi avete nudrita! Prendetemi ora, se ve ne sentite il coraggio!
Cesare
(con gli occhi orribilmente aperti, che non riesce a distogliere da lei, cade, di peso, sopra una sedia. Poi, senza fiato, come inebetito, guardandola ancora e, accompagnando la parola con un lieve gesto, balbetta:) Va!.. Va!..
Nellina
(rinchiudendosi in sè stessa, e serrandosi, come dianzi, le braccia incrociate sul petto, fino ad afferrarsi le spalle con le mani, si precipita verso la porta a destra, e sparisce.)
(Sipario.)
ATTO SECONDO
Una stanza tutta vivacità e colori. Lo stile nuovo si spampana in tutte le sue curve e i suoi frastagli floreali. Abbondano le piante dal fogliame decorativo. Abbondano gli specchi. Verso destra, oltre quello della piccola toeletta civettuola, ce n'è qualcuno al muro e c'è una grande specchiera, discosta dal muro, la quale riflette l'intera persona. Un largo ed alto paravento, adorno di figurine botticelliane, si stende in semicerchio per nascondere, nell'angolo sinistro della stanza, oggetti più intimi. Dallo stesso lato, più avanti, c'è un sofà carico di piccoli cuscini morbidi dalle tenere tinte varie. Presso una parete, un mobile di legno laccato a molti cassetti. Le poltrone, le poltroncine, le sedie, gli sgabelletti sono così in disordine che pare siano serviti al giuoco di bambini impertinenti. E il disordine è ovunque. Si vedono, qua e là sparsi, dei nastri, dei merletti, delle calze. Qualche cassetto del mobile laccato è tirato fuori. Sulla toeletta, sono, in iscompiglio, le fiale, le boccettine, i ninnoli, le spazzole, i pettini, gli scatolini dei cosmetici, i lapis, i piumini. Due porte laterali. Una in fondo. È sera. Molte lampadine elettriche sfavillano e si moltiplicano negli specchi.
SCENA I
NELLINA e SOFIA
Nellina
(è sola, seduta davanti alla toeletta. Ha indosso, sulla sottoveste, un breve e leggero accappatoio bianco, che scende fino alla sottana di seta; ai piedi, un paio di babbucce dal tacchetto dorato. Ella è intenta a dare l'ultima mano alla capigliatura. Liscia, aggiusta, corregge. Poi, sceglie fra i lapis e i cosmetici con evidente inesperienza, e comincia a «farsi la faccia», mirandosi or nello specchio in bilico della toeletta ed ora in un altro specchietto dal manico d'avorio, che ella piglia e regge o vicino o lontano. Tormentando il volto, chiama, in una assai comica e cadenzata intonazione di burletta:) Sofia!.. Dolce Sofia! Cameriera del mio cuore! Vi siete addormentata nella guardaroba?
Sofia
(di dentro, mollemente) Un momentino.
Nellina
Accidenti, che tartaruga!
Sofia
(dopo un istante, entra dalla porta a sinistra, recando, appesa a una gruccia, una veste di color chiaro, abbastanza ricca. – Sofia è una donna sulla sessantina, tutta lisciata e stringata per parere più giovane. I suoi capelli appaiono neri. Si dà delle arie di cameriera importante. Cammina e parla con prosopopea autorevole. – Entrando, mostra la veste a Nellina.) Ecco: io le consiglio questa.
Nellina
Ma no. È addirittura una toilette per festa da ballo. Me la feci per un capriccio e non l'ho messa mai appunto perchè, fino a quando ho vissuto con Giacomo, non le vedevo neanche col cannocchiale le feste da ballo.
Sofia
Io le dico che stasera andrà benissimo. Lei ha degli invitati a cena? Questa è la toilette che ci vuole. (Allarga la veste sopra una poltrona davanti al paravento.)
Nellina
A me pare troppo décolletée.
Sofia
Per sua regola: se si trattasse di un pranzo, basterebbe una scollatura sin qui. (Indica, con la mano sul petto, una scollatura limitata.) Ma, per una cena, la scollatura deve scendere più giù. (Indica una scollatura fin sotto le mammelle.)
Nellina
È una esagerazione!
Sofia
Non pretenderà, cara lei, di saperne più di me, che sono stata cameriera e accompagnatrice di Dora Füller.
Nellina
Dora Füller, quando ha degl'invitati a cena?..
Sofia
Sempre molto più giù. Si capisce. È correttezza di etichetta. La Dora ci è così attaccata!
Nellina
Mi dispiace che Gigetta non sia ancora venuta. (Continuando a truccarsi) Quella sì che se ne intende!
Sofia
Cara lei, chi è la Gigetta al confronto della Dora?!
Nellina
(intenta a pitturarsi gli occhi) Adesso, tante grazie! Gigetta non è più niente, lo so. Malaticcia com'è, e con gli anni che ha sulle spalle!.. Poverina!.. Ma, una volta!.. Altro che la Dora! (Saltando di palo in frasca) Del resto, per mettermi l'abito che avete scelto, dovrei darmi la pena di mutarmi la sottoveste?!.. Io me ne infischio della etichetta! Pigliatemi un abito meno scollato, e, per questa sera, quei signori avranno la bontà di perdonarmi la grave scorrettezza… di non essere mezza nuda.
Sofia
Lo dice a me? Io me ne lavo le mani. Lei comanda, io obbedisco… Ma, per carità, stia attenta a quello che s'impiastriccia sul viso! S'è fatto un occhio più grande dell'altro! (Si avvia verso la sinistra.)
Nellina
(pigliando lo specchietto col manico d'avorio) Qual'è il più grande?
Sofia
(fermandosi e voltandosi) Il destro. Non lo vede?
Nellina
Se è così, ingrandirò il più piccolo; ma, in fin dei conti, non sarebbe neanche indispensabile avere due occhi eguali. (Comincia a ritoccare col lapis l'occhio sinistro.)
Sofia
E si è dato troppo rosso alle labbra, troppo bianco alle guance. È lo stesso che mettere una maschera.
Nellina
Lasciate fare. Una donna senza maschera non vale due soldi!
Sofia
Cosa c'entra questo!? Io vado coi principii della dignità, cara lei. Il rossetto e il bianchetto sono stati discreditati dalle signore. Ma già, con chi parlo?.. a chi prèdico?.. A lei? Spreco il mio fiato! (Sgarbatamente, esce a sinistra.)
Nellina
Io non ho mai conosciuta una rompitrice di scatole come questa! (Terminata la truccatura degli occhi, si mira di nuovo nello specchietto dal manico di avorio che ella regge a una certa distanza.) Accidenti, che occhi!.. (Poi, lasciando lo specchietto) Eh, ingrandire gli occhi non è difficile; ma… (Allunga un po', di sotto la sottana, i piedi nelle babbucce, e se li guarda)… rimpicciolire i piedi! Questa è l'operazione scorbutica!.. Be', coraggio! (Si alza, si toglie l'accappatoio e gira di qua e di là, cercando, invano, nel disordine.) Sofietta dell'anima mia, dove li avete cacciati i miei scarpini nuovi?
Sofia
(di dentro) Sono sulla poltrona, davanti al paravento.
Nellina
(trovandoli) E che diavolo! Ci avete posta la veste sopra. Disordinata!
Sofia
(di dentro) È lei che mi fa essere disordinata in questa babilonia!
Nellina
(canzonandola e sedendo sulla poltrona, tra le pieghe della veste) Sì, sì, joujou mio! Avete ragione! Vi domando scusa. (Si toglie e lancia in aria le babbucce, che ricascano in mezzo alla stanza. Quindi si affatica a calzarsi uno scarpino.) Stelle del firmamento, com'è stretto!
Sofia
(rientrando carica di abiti sulle braccia e sulle spalle) Questi son tutti gli abiti di sera che ho trovati nella sua guardaroba. Scelga lei stessa, perchè io non voglio avere nessuna responsabilità!
Nellina
(si alza sul piede che ha già ficcato nello scarpino e va da lei a saltellini, tenendo levato l'altro piede che dondola nella calza traforata. – Guarda gli abiti con frettolosa superficialità, escludendoli e gettandoli sul sofà a uno a uno. Poi, prendendo l'ultimo) Io metto questo. (Lo getta, a parte, sopra una sedia.)
Sofia
Via, non è bello, ma, almeno, è di buon augurio.
Nellina
Perchè?
Sofia
È l'abito che lei aveva la sera in cui si liberò dal signor Giacomo.
Nellina
(scattando d'ira e di severità) Come vi permettete di mancare di rispetto al signor Giacomo, voi?!
Sofia
Lei lo mise in croce e poi sono io che gli manco di rispetto?!
Nellina
Siete pregata di non parlare mai più di lui!.. E venite immediatamente a calzarmi quest'altro scarpino, senza farmi bestemmiare. (Ciò dicendo, ha preso di fra i ninnoli una sigaretta e uno scatolino in cui sono i fiammiferi, e ora siede di nuovo sulla poltrona.)
Sofia
(le s'inginocchia dinnanzi per calzarle lo scarpino.)
Nellina
(con la testa arrovesciata sulla bassa spalliera della poltrona, accende la sigaretta.)
Sofia
Cosa fa? Mi brucia i capelli!
Nellina
Ma che capelli! È un parrucchino! Ve ne regalerò uno più nero.
SCENA II
NELLINA, SOFIA, IL SERVO
Il Servo
(di dentro) Permesso?
Nellina
(drizzandosi in piedi) No, no! Sono svestita!
Sofia
(con noncuranza) È il domestico.
Nellina
Che è? Non ha occhi il domestico?!
Sofia
Che importa?!
Il Servo
(di dentro) Avrei da farle un'imbasciata.
Nellina
E chi ve lo impedisce? Parlate di là.
Il Servo
Da lontano, non potrei.
Nellina
(irritandosi) Auff, che nervi!..
Il Servo
Ho da aspettare molto?
Nellina
(piglia rabbiosamente l'abito che deve indossare e, afferrando Sofia per un braccio, la trascina con sè dietro il paravento.)
Sofia
Ma che maniera!..
Nellina
(grida:) Entrate, seccatore! Entrate!
Il Servo
(entra dal fondo e, non vedendo nessuno, tace.)
(Un silenzio.)
Nellina
E dunque?
Il Servo
Dov'è?! Io non la vedo.
Nellina
Mi dovete anche vedere per parlarmi?
Il Servo
Ah, è dietro il paravento?.. Allora, va bene. (Tace e guarda un po' di sbieco il paravento, sperando di scorgere qualche cosa.)
Nellina
Questa imbasciata, insomma?
Il Servo
Ecco. L'imbasciata sarebbe del signor Conte Marlenghi, che è lì, in salotto, ed aspetterebbe la risposta.
(Giungono le prime battute di una saltellante canzonetta francese, accennate vivacemente al pianoforte da mano non esperta.)
Sofia
Ah, il piccolo Marlenghi! Veniva dalla Dora. Ne riconosco la sonatina con cui soleva annunziarsi.
Nellina
(infastidita) Ma io l'ho invitato a cena per mezzanotte. Com'è che si presenta adesso, che sono appena le undici?
(Il suono è cessato.)
Il Servo
Per l'appunto. Il signor Conte dice che ha anticipato, perchè amerebbe di avere, dice, un abboccamento con lei.
Nellina
Come antipasto?
Il Servo
Nossignora. Il signor Conte dice che non potrebbe abboccarsi innanzi agli altri invitati, perchè si tratterebbe d'una cosa delicatissima, e quindi, vorrebbe, dice, un abboccamento a quattr'occhi. Questo dice il signor Conte.
Nellina
Il signor Conte… dice un sacco di corbellerie e io… dico che, prima che egli si abbocchi con me a quattr'occhi, ne deve passare dell'acqua per sotto i ponti! Quando tornerà con i suoi amici, parleremo della cosa… delicatissima. Per ora, è pregato di non importunare nè me, nè il mio pianoforte!
Il Servo
Perfettamente. (Resta lì, fermo, fingendo di niente, e allunga il collo, cercando un po', un'altra volta, di spingere lo sguardo indiscreto dietro il paravento.)
Nellina
(dopo qualche istante, viene fuori, seguìta da Sofia che le chiude l'abito sul dorso. Vedendo il servo, che ella credeva già via, e sorprendendolo in atto di allungare il collo per spiare, si accende di collera.) Che fate ancora qui, voi?
Il Servo
Lei non mi aveva detto di andarmene.
Nellina
Uscite sùbito, bestione!
Il Servo
(scappa per il fondo a gambe levate.)
Nellina
(a Sofia, come per dirle che i servi sono pari a tutti gli altri uomini) Avete capito?..
Sofia
(annodandole qualche nastro o fissando qualche spillo) Eh, ma, cara lei, se gli uomini non avessero quel difetto lì… starebbero fresche le donne!
Nellina
Bel ragionamento! (Completando la sua acconciatura davanti alla specchiera grande) Datemi gli anelli e il collier.
Sofia
(rovistando sulla toeletta) Quassù, il collier non c'è.
Nellina
Non l'avrò certo gettato dalla finestra. Guardate nei cassetti.
Sofia
(vedendo il collier a terra e raccogliendolo) Ma che cassetti!.. È a terra! Dovrebbe avere più cura, lei, di questi pochi gioielli che possiede! È vero che sono così meschini!..
Nellina
Quando vorrò, saprò averne da farvi intontire.
Sofia
(con una smorfia d'incredulità) Uhm! (Le porge gli anelli, e si accinge a metterle il collier.)
Nellina
(mutando) Ho sentito che il conte Marlenghi andava dalla Dora…
Sofia
Ne era pazzo!
Nellina
Ah sì?
Sofia
(congiungendole il collier sulla nuca) Stia ferma!
Nellina
Lo avete chiamato: il piccolo Marlenghi. Perchè poi «piccolo»?
Sofia
Si chiamano così i giovanotti di primo pelo quando promettono bene. (Le scende un po' la veste da sopra una spalla.)
Nellina
Che mi fate?
Sofia
Le scopro il neo sulla spalla. È quello che lei ha di meglio.
Nellina
… Sicchè, il conte Marlenghi promette bene?
Sofia
Senza dubbio. Non ha che venti anni e ha già duecentomila lire di debiti.
Nellina
E allora, cos'è che promette?
Sofia
Di farne degli altri, cara lei.
SCENA III
NELLINA, GIGETTA e SOFIA
La voce di Gigetta
Amore mio! Ti sento e non ti vedo…
Nellina
(a Sofia:) Eccola, eccola, finalmente, la mia Gigetta. Correte, Sofia. Fatela entrare qui.
Sofia
(esce dal fondo.)
(Entra Gigetta. – È vestita con una certa grazia, ma con uno sforzo di effetto e con una eleganza alquanto frusta che rivelano la decadenza. Il suo volto è emaciato. I suoi occhi hanno una stanchezza triste.)
Nellina
(andando a lei festosamente) Cominciavo a impensierirmi, sai. L'ultima volta che ci vedemmo, eri un po' sofferente… (Abbracciandola) Stai meglio, ora?
Gigetta
Si, abbastanza… Me la cavo… (Sta per baciarla.)
Nellina
No, non baciarmi! Mi sono già truccata.
Gigetta
Alla tua età?! Fai male! Fai malissimo!
Nellina
(deviando) Be', visto che stai meglio, potevi venire un po' più presto.
Gigetta
Amore mio, nella tua lettera ci ho capito ben poco. Perchè questa cena?
Nellina
Ho invitati a cena quei tre signori che ti fecero visita nel mio palchetto, venerdì sera. Ricordi?
Gigetta
Dove li hai riveduti?
Nellina
Non li ho riveduti. Avevo le loro carte coi loro indirizzi… Li ho invitati con due righe graziose. E poi, per non farli annoiare troppo, ho invitata anche te. Ti dispiace?
Gigetta
(mortificandosi e rattristandosi) No, ma…
Nellina
Sono tuoi conoscenti…
Gigetta
(abbassa gli occhi) Già… Appunto!..
Nellina
D'altronde, da sola mi sarei trovata un po' in imbarazzo…
Gigetta
Io avevo immaginato, piuttosto, che tu volessi festeggiare la tua pace con Giacomo… Ciò che mi disorientava era l'invito fatto a me, perchè so che egli non mi può sopportare. Ma mi son detto: forse lei ha perorata la mia causa, e, se è riuscita a guarirlo dell'antipatia che io suscito in lui, tanto meglio!
(Un silenzio.)
Nellina
(seria, rannuvolata, con un accento freddo) Giacomo non è tornato. (Siede.)
Gigetta
(facendosi più triste, siede accanto a lei e la interroga pavidamente, con una intensa lentezza nella voce:) E credi… che… non tornerà più?
Nellina
Io non credo nulla… (Con una latente malinconia) Mi lascio andare come un sughero che galleggia sull'acqua corrente d'un fiume…
Gigetta
Ma guarda: non è possibile che Giacomo non torni più. Quello è un uomo veramente eccezionale. Ti ama, Nellina! Ti ama sul serio.
Nellina
Si è stancato di amarmi, o se ne stancherà. Io stessa gliel'ho augurato.
Gigetta
Ma perchè? Ma perchè?
Nellina
Perchè… ho sempre sentito di non meritare quel suo amore sublime.
Gigetta
L'amore non si merita. È un bene che capita così… senza ragione, ed è perciò che bisogna tenerselo caro.
Nellina
Io non sapevo, non potevo ricambiarlo… Sono guasta dentro!.. Sono tanto guasta!
Gigetta
Tu ti calunni, Nellina! Ti compiaci di sembrare peggiore di quella che sei.
Nellina
Evvia, Gigetta! Pretenderesti d'illudermi proprio tu che hai voluto essere la mia confidente e che, oramai, non ignori di me se non la mia nascita, che io stessa ho dovuto ignorare? Tutte le vigliaccherie si unirono per farmi come sono!.. Tutte quante, tutte quante, lo sai, e sarebbe bastata quella di mettermi al mondo come un mucchietto di fango affidato al vento!
Gigetta
(diventando pallidissima e smozzicando le parole) Sì… è vero… Tutte le vigliaccherie contro di te… E tu ne sei amareggiata, ne sei inasprita, ecco; ma la tua indole non è cattiva. Io sono certa di non ingannarmi. E se dalla tua indole ti lasciassi guidare adesso che sei ancora in tempo, non perderesti l'appoggio di Giacomo e non ti esporresti a nuove offese, a nuovi dolori.
Nellina
(accigliata, parlando in un tono cupo e fiero) Io non temo nè dolori, nè offese. Sono nata e cresciuta con una specie di febbre vendicativa, che mi fa coraggiosa. Non so dirti con precisione che cosa sia. Quando ero fanciulla, sognavo spesso di trovarmi in mezzo ad una folla di donne disgraziate, che gridavano vendetta! Era l'incubo della mia febbre. E tutti gli uomini che ho conosciuti finora, ad eccezione di Giacomo, me l'hanno aumentata. Sì, è vero, Giacomo è assolutamente un uomo eccezionale. Ma appunto per questo io preferisco che non ritorni. Anche senza avvedermene, farei pagare a lui i peccati degli altri, e sarebbe una ingiustizia.