Бесплатно

I pescatori di balene

Текст
Автор:
0
Отзывы
iOSAndroidWindows Phone
Куда отправить ссылку на приложение?
Не закрывайте это окно, пока не введёте код в мобильном устройстве
ПовторитьСсылка отправлена

По требованию правообладателя эта книга недоступна для скачивания в виде файла.

Однако вы можете читать её в наших мобильных приложениях (даже без подключения к сети интернет) и онлайн на сайте ЛитРес.

Отметить прочитанной
Шрифт:Меньше АаБольше Аа

– Diamine! Sono proprio decisi a vendicare il loro capo, – disse. – Bah! Avranno pane per i loro denti, se riescono a raggiungerci. Tu sorveglia i loro movimenti, mentre io cerco di far correre i nostri cani.

– E gli eschimesi? Mi spiacerebbe che quei buoni diavoli la pagassero per noi.

– Il capo mi sembrò quieto; è segno che non avrà nulla da temere. S’avvicinano?

– Vorrei ingannarmi, signor Hostrup, ma mi pare che guadagnino su di noi.

– Avanti, miei piccini! – gridò il tenente, sferzando i piccoli trottatori. – Se vi comportate bene, avrete doppia razione di carne stasera.

– Non ne abbiamo un pezzettino grande come un soldo.

– Ne troveremo al forte. Se continuiamo a correre così, vi giungeremo in poche ore. Guadagnano i Tanana?

– Sì, signor Hostrup. Non sono che a un chilometro da noi.

– Quante cariche ci restano?

– Una cinquantina.

– Ci bastano per abbatterli tutti quattordici! – disse il tenente con voce tranquilla. – Avanti, miei piccini, lesto il passo e tu, bianco, fatti più sotto. Là, così va bene.

Un colpo di fucile echeggiò al largo, ma la palla non giunse fino ai fuggiaschi.

– Troppo lontano, mio caro! – disse Koninson ridendo. – Quando sarete a tiro lo darò io il segnale e vi garantisco, brutti pagani, che lo assaggierete, il mio piombo.

Altri due colpi di fucile rimbombarono, ma non con miglior effetto. I Tanana compresero che non era ancor giunto il momento di far parlare la polvere e raddoppiarono le grida e le scudisciate per far correre di più i loro cani, i quali parevano più robusti e più veloci di quelli regalati dall’eschimese.

Ben presto non furono che a seicento metri di distanza.

Koninson, che non li perdeva di vista un sol momento, stava per puntare il fucile quando vide le sette slitte fare un rapido voltafaccia e fuggire precipitosamente verso l’accampamento, di cui si scorgevano appena appena le tende.

– Tò! – esclamò il fiociniere al colmo della sorpresa. – Battono in ritirata!

– Come? I Tanana fuggono?

– Sì signor Hostrup. Che abbiano avuto paura dei nostri fucili?

– Io non lo credo.

– E allora? Che siamo vicini al forte?

– Dinanzi a noi non vedo che un bosco e anche molto lontano.

– Che ci minacci qualche pericolo?

– Lo temo, Koninson, anzi ne sono certo.

– E da che io arguite?

– I nostri cani da qualche minuto corrono più rapidi e mi sembrano inquieti.

Infatti il tenente non si ingannava. Le povere bestie non parevano più tranquille e divoravano la via con crescente rapidità, senz’essere eccitate. Avevano cessato i loro allegri abbaiamenti, il loro pelo era diventato irto e volgevano frequentemente la testa verso i padroni, come se invocassero la loro protezione.

– Hum! – mormorò Koninson. – C’è qualche cosa di grave in aria.

– O meglio in terra. Guarda laggiù, guarda!

Koninson guardò nella direzione indicata e vide una linea oscura estendersi dinanzi ad un bosco e poi slanciarsi attraverso la pianura con fantastica rapidità. Quantunque dotato di una buona dose di coraggio, impallidì.

– I lupi! – esclamò.

– Che giungono a centinaia – aggiunse il tenente.

– Ecco perchè i Tanana sono fuggiti. Sfuggire al palo di tortura degli Indiani per cadere sotto i denti dei lupi, mi sembra che sia un pò dura. Vi confesso, signor Hostrup, che comincio ad aver paura.

– Calma e sangue freddo, fiociniere. Se possiamo giungere a quel bosco che chiude l’orizzonte, siamo salvi.

– Contate di trovare colà dei difensori?

– No, ma troveremo degli alberi sui quali potremo trovare un comodo rifugio. Prepara le armi e lascia a me la cura di guidare i cani.

I lupi arrivavano di gran corsa mandando delle urla brevi, come strozzate e mostrando le loro potenti mascelle armate di acuti e bianchissimi denti. Erano almeno duecento e parevano molto affamati e perciò decisi a tutto.

Giunti presso la slitta, che continuava a filare colla velocità di una freccia, formarono un ampio semicerchio. Non assalivano ancora, forse tenuti in rispetto dalla presenza dei due uomini, ma le loro urla parevano volessero dire: Vi mangeremo! Vi mangeremo!

– Devo aprire il fuoco? – chiese Koninson con un leggero tremito.

– No, finchè si accontentano di seguirci – rispose il tenente che era tutto intento a far correre i cani, nella cui rapidità stava la salvezza di tutti. – Aspetta che ci assalgano.

Per un paio di miglia i lupi, quantunque la fame attanagliasse il loro stomaco, continuarono a seguire e a fiancheggiare la slitta, ma poi il loro semicerchio si restrinse e uno di loro, più ardito o più affamato degli altri, si precipitò addosso ai cani che si gettarono violentemente da una parte. Pronto come il lampo Koninson fece fuoco e l’aggressore cadde stecchito nella neve. Alcuni carnivori, spaventati dalla detonazione, si sbandarono, ma gli altri raggiunsero la slitta.

Pochi minuti dopo un altro lupo tentò l’assalto, ma ebbe egual sorte del primo. La slitta si trovava allora a due soli chilometri dal bosco e filava con una velocità vertiginosa. Tre o quattro altri l’assalirono per di dietro tentando di balzarvi dentro.

– Aiuto, signor Hostrup! – gridò Koninson. – Io non basto più.

Il tenente abbandonò la correggia affidandosi all’istinto dei cani e afferrò il fucile. Era tempo, poichè i feroci carnivori avanzavano sempre più, pronti ad un assalto generale.

Due detonazioni rimbombarono, poi altre due, poi due altre ancora abbattendo altrettanti lupi. I due balenieri continuarono così, mentre i cani li trascinavano verso il bosco.

I lupi, che ormai avevano assaggiato il sangue, non retrocedevano più. Urlando furiosamente assalivano la slitta per di dietro e ai lati tentando di strangolare i cani e di saltare alla gola degli nomini i quali si difendevano disperatamente.

Ad un tratto Koninson gettò un grido di disperazione.

– Non ho più polvere!

– Maledizione! – urlò il tenente. – E questo è il mio ultimo colpo!

I lupi, come se avessero compreso che la vittoria era ormai sicura, si precipitarono confusamente all’assalto della slitta, circondandola da ogni parte. I cani sparvero sotto il numero degli assalitori e dopo breve lotta furono fatti a brani, ma i due balenieri non erano ancora vinti. Ritti sul sedile, si difendevano con sovrumana energia respingendo l’orda incalzante coi calci dei fucili, spaccando teste, fracassando dorsi, scavezzando gambe, schiacciando musi.

Ma quella lotta di due contro centocinquanta e più non poteva durare a lungo. Già il fiociniere e il tenente si sentivano impotenti di più oltre resistere, già le loro forze venivano meno, i più feroci balzavano contro le loro gambe, quando una scarica violenta rintronò sotto il bosco che era lontano soli trecento passi.

Quindici o venti uomini, apparsi improvvisamente, balzarono in mezzo all’orda urlante disperdendola a colpi di scure e di fucile e accolsero nelle loro braccia i due balenieri, così miracolosamente salvati.

– Signore, – disse un di loro volgendosi verso il tenente che non si reggeva più – non abbiate più timore: siete fra i cacciatori del forte Speranza.

CONCLUSIONE

Le tribolazioni dei naufraghi del «Danebrog» erano terminate.

Ormai erano salvi e più nulla avevano da temere.

Nel forte Speranza che era lontano pochi chilometri dal luogo ove era avvenuto l’inseguimento, i due naufraghi ebbero la più cordiale ospitalità e le più affettuose cure da parte di quei bravi cacciatori e del loro comandante.

La loro meravigliosa odissea destò gran meraviglia, e più e più volte, dinanzi ad un bel fuoco e fra un bicchiere di «gin» o di «wiscky», dovettero ripeterla.

Per tre settimane, largamente nutriti, vissero colà; poi, giunta la buona stagione, ben equipaggiati e ben forniti di denaro, partirono per gli stabilimenti dall’est in compagnia di una esperta guida. Di tappa in tappa raggiunsero il Canada, e a Quebec s’imbarcarono per New York e quindi per l’Europa.

Ventisette giorni dopo sbarcavano finalmente in Aalborg, loro città natìa, dove riabbracciarono i loro parenti e amici che li avevano già pianti come morti.

Ma la vita tranquilla e la terraferma non avevano attrattive per quei due lupi di mare. Ben presto la nostalgia dell’oceano li invase e, all’apertura della nuova campagna di pesca, s’imbarcarono a bordo di un’altra nave baleniera alla caccia dei giganti del mare.

Nonostante le terribili prove subite essi conservano ancora una strana affezione per quei mari gelidi del polo artico, sotto i cui ghiacci, nel seno delle onde, dormono il sonno eterno il capitano Weimar e i suoi sventurati compagni!

Купите 3 книги одновременно и выберите четвёртую в подарок!

Чтобы воспользоваться акцией, добавьте нужные книги в корзину. Сделать это можно на странице каждой книги, либо в общем списке:

  1. Нажмите на многоточие
    рядом с книгой
  2. Выберите пункт
    «Добавить в корзину»