Yellow Peril: Quel Brutto Muso Giallo

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Il Massacro di Los Angeles
Inizia la tragedia

Il triste episodio fu davvero lo specchio dei tempi e gettò una luce fosca e tremenda sulla città in crescita. Avvenne in ” Calle de los Negros “, il ghetto più ghetto di Chinatown dove , mescolati a lavanderie, empori e piccole attività commerciali, vivevano in stretto contatt0 gli immigrati meno graditi alla popolazione Americana e cioè Messicani e Cinesi. Gli annali dell’epoca la descrivono come

” una zona dura, un lungo stradone sterrato di circa 40 piedi di larghezza rigurgitante bordelli, sale da gioco, empori ed abitazioni residenziali di fango e paglia”. La popolazione era prevalentemente maschile, date le Leggi Americane che limitavano l’immigrazione di donne Cinesi, tuttavia la Mafia riuscì a farcele entrare e quasi sempre con l’aiuto delle Autorità locali. In tal modo, tra famiglie e puttane, la popolazione Cinese in Calle de los Negros era cresciuta di circa 200 volte in soli dieci anni e prosperava meravigliosamente, generando un pesante clima di malumore tra la popolazione bianca, afflitta dalla recessione post bellica e consapevole di non poter stare al passo con i prezzi bassi e gli estenuanti orari di lavoro dei commercianti Cinesi , che inoltre affogavano l’intera zona nel vizio.

La tragedia era alle porte e il 24 ottobre 1871 puntualmente scoppiò.

Ecco la famosa Calle de los Negros nel 1880, pochi anni dopo il famoso massacro. Fino al 1882 la zona si mantenne più o meno inalterata, poi gli edifici che vedete ai lati furono demoliti.

Le fonti ufficiali addussero come causa del linciaggio la solita scusa, e cioè l’assassinio di uno sceriffo zonale, tale Robert Thompson, durante un conflitto a fuoco con la mafia Cinese, cosa che a quanto pare scatenò l’ira della folla (!) al punto da torturare mutilare e infine appendere una ventina di poveri disgraziati Cinesi presi a caso. Già così le giustificazioni non reggono; se poi aggiungiamo che dopo un processo ridicolo furono indicati come colpevoli del massacro solo 8 persone, che queste furono inizialmente accusate di

” omicidio colposo ” e infine assolte con formula piena, benchè testimoni oculari avessero indicati loro e altri trenta soggetti come responsabili del fatto…beh, è chiaro che qualcosa non va.

Cominciamo col dire che il massacro non fu un evento improvviso ma che alcuni eventi precedenti avevano contribuito ad alimentare le tensioni e l’odio tra Americani e Cinesi: ho tratto parecchie delle mie informazioni dal libro The Chinatown War che vi consiglio di leggere.

Ecco una rara immagine di Chinatown nel 1870. Ricca di empori, sale da The e drogherie Chintown si apprestava a divenire una piccola S. Francisco.

Qualche giorno prima il boss di uno dei vari clan della Mafia Cinese, tale Yo Hing, aveva organizzato il rapimento, a scopo di lucro, di una delle pochissime donne sposate di Chinatown, una certa Yut Ho, che sembra fosse bellissima. Chiaramente ciò fu possibile perché Yo Hing aveva stretti e danarosi rapporti con le Amministrazioni locali, in primis gli Sceriffi e i Tutori dell’Ordine, che non solo chiudevano un occhio sui misfatti ma anzi percepivano su di essi una grassa percentuale.. Chiaramente la fazione rivale, nella persona del boss Sam Yuen che faceva il mercante di stoffe, non digerì l’affronto che ne minava il potere zonale e, complici altri Funzionari Americani, riuscì a far sbarcare a San Francisco una banda di guerrieri Tong armati fino ai denti provenienti freschi freschi dalla Cina. La notte del 23 ottobre, quindi, il drappello di sicari guidati da Ah Choy, che era il fratello della donna rapita, aprì un conflitto a fuoco contro Yuen, che tuttavia rimase illeso mentre Choy fu ferito a morte e lasciato agonizzante in uno dei vicoli di Chinatown. Compreso chi fosse il mandante e forte degli appoggi della polizia locale Yo Hing denunciò Yuen come mandante del tentativo di omicidio e lo spedì in prigione , dove inoltre fu fissata una cauzione di 2000 dollari, una somma abnorme per l’epoca e soprattutto per un Cinese. L’intento era quello di far marcire il rivale in galera per il tempo necessario ad ingrassare Giudici e Avvocati, farlo condannare a morte e appropriarsi del suo territorio, ma Yuen mangiò la foglia e affermò che era in grado di pagare l’ingentissima somma. Accompagnato a casa dalla Polizia si scoprì che il denaro era nascosto nel tronco di un albero, ma che ce n’era tanto, tanto in più! Una ricchezza enorme frutto di traffici clandestini, che ingolosì i Tutori dell’Ordine e non solo.

Uno degli Agenti presenti quella mattina del 24 ottobre 1874 fu un certo Jesus (!) Bilderrain ,poliziotto di oscura fama noto per essere avido, ladro e profondamente razzista. C’erano inoltre parecchie denunce contro di lui per vari reati di furto, soprattutto di galli da combattimento . Era anche un giocatore d’azzardo incallito e, insieme a suo fratello Ygnacio, aveva controllato e organizzato per anni i famosi blocchi delle elezioni contro la Comunità Latina di Los Angeles per conto del partito Democratico, impedendo così alla minoranza etnica di votare . Un tale soggetto fu però teste di eccellenza e riverito come un eroe sia da parte dei Giudici che della Stampa quando si aprì l’inchiesta sul massacro, e le sue parole furono valutate come oro.

Bilderraine affermò che la sera del 24 ottobre si era recato in Negro Alley con altri uomini perché attirato da alcuni spari; entrato in un vicolo fu poi ferito e sembra abbia chiamato in aiuto l’agente Thompson, che rimase ucciso da colpi sparati dallo stesso Yuen. L’omicidio a sangue freddo sembra abbia poi aizzato la folla che in poco tempo si è organizzata e abbia preso d’assalto la zona, arrivando infine al massacro. Benché atroce l’intero episodio fu quindi liquidato come una pazzia generale generata da un clima di malumore contro i Cinesi, che a quanto pare affamavano e sprofondavano nel vizio la città ricavandone cifre favolose. Fu addirittura rispolverata la storiella che i Cinesi stavano raccogliendo tali somme per conto di un Mandarino che aveva la velleità di diventare Governatore della California: una bufala che risaliva alla febbre dell’oro spacciata però come vera da alcuni libri dell’epoca e che purtroppo era già stata usata per sfornare le famose Leggi Razziali in base alle quali “ Nessun Cinese poteva testimoniare in processo contro un bianco” Malgrado il massacro si sia svolto praticamente sotto gli occhi del mondo, grazie anche ai resoconti impietosi scritti in tempo reale da H.M. Mitchell , cronista della Star, il processo si concluse velocemente assolvendo in pratica la città “ vittima degli orrendi commerci dei Cinesi e del clima di violenza della sua Mafia.” Non c’è dubbio che poteri politici influenti abbiano determinato l’archiviazione del processo, quegli stessi che in seguito si servirono del ricordo del massacro per imporre il famigerato “ Chinese Exclusion Act “ del 1882 La verità dei fatti, come al solito, è molto più amara e perfino banale. del massacro, che raschiò a fondo nell’ animo gretto e razzista dei falsi moralisti dell’epoca, c’è l’avidità e il furto.

Contrariamente a quanto si crede in Cina l’ oppio non era utilizzato con gli stessi fini di vizio e patologici dell’Occidente, bensì il suo uso era a scopo terapeutico e religioso. Fu solo in seguito alla caduta dell’Impero Qing e alle guerre Anglo-Cinesi del 1830/40 che l’oppio fu volutamente distribuito dalla stessa Inghilterra a larghe mani tra la popolazione Cinese, allo scopo di accrescere il proprio monopolio e convertire gran parte delle coltivazioni agricole necessarie in coltivazioni di oppio, atte all’ esportazione in tutto il mondo. La Cina tentò di frenare la diffusione, ma inutilmente. In seguito alle migrazioni in America la cattiva abitudine e i traffici legati ad essa approdarono in America gestiti , di comune accordo sia dalla Mafia Cinese che dallo stesso Governo degli Stati Uniti. Nella foto una classica sala da oppio Cinese nel 1890.

Lo scandalo seguito alla tragedia mise in luce quanto povero e crudele fosse l’animo dei protagonisti, grazie alle numerose inchieste e testimonianze dei sopravvissuti, innanzuùituttolo stesso Hing che mise in piazza prove documentarie della collusione tra lui stesso, la Mafia e la polizia locale e dei “favori ” intercorsi tra di loro. Subito dopo tutta la documentazione e gli atti processuali furono archiviati e l’intero macello nascosto sotto il tappeto. Sarebbero saltati fuori solo molti molti anni dopo grazie alla estenuante ricerca degli Storici e a..congiunture favorevoli, che vedono oggi la Cina come la grande Potenza economica del futuro.

 

Al di là di ogni possibile considerazione l’interesse primario di questo libro è informare e aiutare a conoscere i grandi eventi del passato, legati alla old America e al suo primigenio rapporto con la comunità Cinese. . Quindi mi limiterò a raccontarvi come andarono realmente le cose, quella notte del 24 ottobre 1882 a Chinatown.

Bilderrain quella notte andò in Negro Alley per rubare l’oro di Yuen insieme ad altri suoi compari, un

” favore ” chiesto dallo stesso Hing per pareggiare i conti con quel farabutto di Yuen.. L’alleanza e la protezione di Hing, tuttavia, non bastò a salvare Bilderrain dalla raffica di spari degli scagnozzi di Yuen che stavano di guardia al vicolo. C’è da dire che Bilderrain non era uno sceriffo ufficiale ma uno di quei tanti vigilantes autorizzati dalla Polizia stessa, a ” mantenere l’ordine ” nel ghetto: per questo si chiudeva un occhio sugli accordi privati che intercorrevano tra i vigilantes e la Mafia Cinese, ed entrambi gli occhi quando si trattava di favorire traffici clandestini o assassinii privati. D’ altronde la Polizia percepiva una larga fetta degli eventuali proventi e controllava tutti gli eventi in programma, grazie ad una fitta rete di informatori. Così anche quella notte era stata regolarmente informata delle intenzioni dei vigilantes; il suo unico compito era quello di osservare, lasciar fare e nel caso sgombrare il campo da eventuali ostacoli. Lo stesso Maresciallo Frances Baker, capo della Polizia di Los Angeles, aveva traffici personali con la Mafia, in particolare era specializzato nel recupero delle schiave Cinesi che talvolta riuscivano a fuggire, tentando di imbarcarsi clandestinamente verso l’Europa. Le ricompense per l’atto eroico del recupero delle povere donne, accusate legalmente di furto, era molto alta: l’avidità legava quindi a doppio nodo la Polizia con una o l’altra delle bande rivali,in genere chi pagava di più.

Sulla base delle successive dichiarazioni di Yuen, scampato al massacro, quella notte Bilderrain era addirittura in compagnia di Hing, e per questo era stato aperto il fuoco contro di lui. Col senno di poi c’è da credergli. Le due fazioni mafiose si trovavano quindi alla resa dei conti: unico compito della Polizia era quello di rimanere neutrale.

Le Autorità Americane, in primis la Polizia locale, hanno sempre avuto intimi rapporti con la Mafia Cinese. Veniva esercitato un esclusivo controllo non solo sull’ oppio e sulle spezie, ma soprattutto sul commercio ( ufficiale o clandestino) di manodopera e prodotti Cinesi che venivano importati in America a bassissimo costo , incidendo negativamente sui prezzi dei prodotti nazionali, che quindi crollavano. I grandi Imprenditori, inoltre, come le ferrovie che ricevevano enormi sovvenzioni statali ,utilizzavano spesso i lavoratori Cinesi preferendoli a quelli Americani ed Europei poichè costavano di meno e lavoravano il doppio. Durante l’epoca dei primi Sindacati i Cinesi furono utilizzati come ” crumiri ” dagli stessi imprenditori per bloccare le rivendicazioni della classe operaia. . Tutto ciò inasprì enormemente l’opinione pubblica, che iniziò a vedere i Cinesi come pericolosi e intenti alla concorrenza sleale. Nella foto il retro di un classico negozio di spezie a Chinatown, 1880.

A tale scopo erano state messe di vedetta due vecchie conoscenze di Los Angeles, due poliziotti eroici che si erano già distinti in azioni difficili durante le sommosse Messicane, come la cattura e l’uccisione del bandito Tiburzio Vasquez . I due si chiamavano Emil Harris e George Garde ; la loro consegna era di rimanere nei paraggi senza immischiarsi, qualsiasi cosa succedesse. Davanti alla folla inferocita non solo non mossero un dito ma anzi minacciarono quelli che cercavano di fare qualcosa per impedire i linciaggi, come da testimonianze rispettabili. Tuttavia non apparvero mai davanti al coroner come imputati e in seguito furono promossi ai gradi alti della Polizia. Thompson fu colpito a morte quasi subito, e questo è certo. Un evento frequente e ormai privo di sorprese a Chinatown, dove solo nella settimana precedente il massacro erano state registrate ben 44 vittime nei vicoli, tra cui 4 poliziotti. Infine Robert Thompson non era quello che si dice uno stinco di Santo, ma anzi i più lo conoscevano come faccendiere, truffatore e strozzino, nonchè proprietario dell’infimo locale Blue Wings il cui imperativo erano sesso e droga. Allora COSA quella notte scatenò l’ira di 500 persone, una follia tale da permettere alla massa di torturare uccidere e mutilare a sangue freddo 19 poveracci Cinesi catturati a caso, nonchè saccheggiare demolire e bruciare gran parte di negro Alley davanti agli occhi della Polizia e della città di Los Angeles? Ciò che sorprende di quella notte è non solo l’eco di un omicidio ormai all’ ordine del giorno ma l’estrema velocità in cui la folla si organizzò e, come un sol uomo, si riversò nel quartiere dividendosi in scaglioni, ognuno con un compito preciso. Balzò immediatamente all’ occhio del mondo che il massacro fu un evento premeditato nel quale rimasero coinvolti per loro stessa ammissione parecchi notabili della città, nonchè uomini politici di peso. Ecco qualche nome: cominciamo proprio da H.M. Mitchell, reporter della Star, già Sceriffo della Contea e poi entrato nella ricchissima famiglia Glassel . In breve sarebbe diventato leader del partito Democratico , si sussurra grazie anche al suo articolo riguardante proprio il massacro , nel quale giustificava a gran voce la città ” vittima dei Cinesi e dell’ inettitudine della Legge ” E che dire del ricco commerciante JH Weldon che , terminato il massacro, si recò a bere in un bar di zona con la camicia lorda di sangue gridando con gioia ” Sono felice! Questa notte ho ammazzato tre Cinesi”! Harris Newmark, uno degli imprenditori di maggiore spessore e fortuna di Los Angeles, confessò candidamente di aver visto Thompson per terra e di essersi recato a casa a festeggiare. COSA, non si sa. Tuttavia l’imprenditore non sembrò essere estraneo ai fatti, soprattutto quando durante il processo si scoprì che aveva strette relazioni con i poliziotti Celis e Kerren, a loro volta sospettati di avere sparato a Thompson o di averlo gettato nel vicolo dove si sapeva che si erano rintanati i mafiosi. E cosa pensare del capo della Polizia Francis Baker? Al processo asserì che in tutto quel bailamme di grida , torture e incendi ” dopo aver circondato l’edificio Coronel, dove i mafiosi si erano rifugiati,quella sera se n’era andato a letto ” , lasciando così la città in balia della folla.


Ecco una rara immagine del massacro di Chinatown. Le vittime ufficiali dei linciaggi furono 19, ma l’intera zona fu saccheggiata e bruciata e molti furono i feriti.

La verità dei fatti , gli atti processuali e tutta la documentazione su un processo farsa che mostrò l’anima nera di un’intera città vennero fuori solo grazie al certosino lavoro di John Johnson Jr. che, 140 anni dopo il massacro, riuscì ad avere accesso alla famosa biblioteca Hungtington.

I dati mostrano inequivocabilmente che Politica, Istituzioni e Interessi Privati erano alla radice non solo del massacro ma della crisi economica e del clima di disperazione generale che aveva sprofondato la California , e soprattutto la città di Los Angeles, nel caos più totale. Poggiando su un substrato di Razzismo Costituzionale che aveva privato i Cinesi di qualsiasi diritto umano e di una dimensione giuridica fu poi facile indicare questi ultimi come nemici della comunità, e manipolare l’opinione pubblica di conseguenza.

La verità sul massacro
Gli antefatti

Tutto cominciò nel 1869, quando fu ultimata la transcontinentale nello Utah, la Pacific Transcontinental, fiore all’ occhiello di un gigante piano di ricostruzione da parte del Governo degli Stati Uniti, per incrementare l’economia dopo il disastro della Guerra di Secessione.

Le transcontinentali, cioè l’unione delle Coste del Pacifico con l’Atlantico, significavano commercio, espansione e ricchezza in un periodo in cui le grandi ferrovie cominciavano timidamente a diffondersi in Europa. . L’impresa Americana fu di tutto rispetto e mastodontica, in linea col suo costume, e fu modello per il Sistema Capitalista che da lì si diffuse. Chiaramente per un affare del genere era necessario investire tanto tanto denaro e il Governo fece un enorme debito pubblico, contando sul fatto che sarebbe rientrato nelle spese con la vendita dell’oro grazie al sistema del New York Gold Exchange , che aveva il compito non solo di favorire il mercato aperto ma anche di calmierare il valore dell’oro e mantenerlo stabile. Ciò ingolosì un bel gruppetto di speculatori, nelle persone di James Fisk e Jay Gould e di altri farabutti loro pari, i quali armeggiarono intorno all’ allora Presidente Ulysses Grant affinchè affidasse il compito primario di acquisto e vendita del biondo metallo ad un loro compare, tale Generale Daniel Butterfield, che quindi divenne tesoriere capo degli Stati Uniti. Costui convinse Grant che era necessario che il Governo acquistasse oro, il quale poi doveva essere rimesso in circolazione affinchè l’economia si mantenesse stabile. Tuttavia Butterfield non lo vendette ma anzi lo acquistò a nome di Gould e Fisk , e ciò causò un forte aumento dei prezzi e una pericolosa inflazione.

Accortosi della truffa il Governo allora vendette quattro milioni di dollari in oro in 24 ore, causandone così il crollo del valore. Chiaramente l’infame meccanismo è molto più complicato, ma mi auguro che questa semplice narrazione dei fatti renda l’idea della tremenda crisi economica che generò, aggravata dal successivo scandalo della Pacific Trascontinental Rairoad, che si scoprì aveva a sua volta speculato sulle sovvenzioni Statali gonfiando enormemente i rendiconti delle spese, e stabilendo un vero e proprio monopolio sui territori di sua competenza da cui aveva tagliato fuori lo Stato.

La crisi portò fior di investitori sul lastrico, bloccò le industrie e costrinse migliaia di aziende a chiudere; tra i vari Stati la California , che aveva appena terminato la sua ferrovia lasciando migliaia di disoccupati in strada, fu uno dei più colpiti. La maggior parte di questi lavoratori erano Cinesi, assunti in massa dalle Compagnie grazie alle spinte Governative, che come abbiamo visto organizzava fior di traffici dalla Cina accaparrandosi lavoratori a basso prezzo. Costoro, insieme ai disoccupati della ferrovia dello Utah, si riversarono chiaramente in Chinatown, unico posto in America in grado di accoglierli, dove la Mafia provvedette a sistemarli e a farli entrare nella propria compagine. Fatta eccezione per il mercato clandestino e l’import dei prodotti Orientali , tuttavia, lavoro in giro ce n’era pochino; gli unici a sopravvivere, ancora una volta, erano i Cinesi, che si adattavano a lavorare 15 ore al giorno per pochi spiccioli.

Inaugurata nel 1869 La Pacific Railroad fu un’impresa colossale, che coinvolse due grandi compagnie nate all’ uopo, la Union Pacific e la Central Pacific, ma impegnò moltissimo anche il Governo degli Stati Uniti. La costruzione della ferrovia, che univa due punti strategici per i commerci Americani, e cioè la costa Atlantica con la California e il Pacifico, rappresentò l’inizio dell’era moderna non solo per l’America ma per il mondo intero, dando il via al sistema delle ferrovie. Fu un’impresa mastodontica, ma lo scandalo che ne conseguì sui preventivi ” gonfiati ” e le sovvenzioni Statali per poco non generò il crollo del sistema democratico Americano, dato il provato coinvolgimento del presidente Ulysses Grant.

 

Pochissimi in America erano a conoscenza delle grame condizioni in cui erano costretti questi moderni schiavi, rapiti dalla loro Patria spesso per conto degli Stati Uniti o immigrati in America per sfuggire alla fame. Con la famiglia in ostaggio in Cina e le Leggi Americane che , con la scusa di frenare l’introduzione clandestina di donne destinate alla prostituzione vietava alle mogli di raggiungere i propri mariti, questi poveracci non avevano una vita propria e si trovavano di fatto tra tre fuochi: la madrepatria, l’America e la Mafia, che lavoravano all’ unisono per sfruttarli meglio. La prosperità delle botteghe di Chinatown era spesso fittizia e pochissimi realmente ne beneficiavano; gli incassi del gioco d’azzardo, delle case dell’oppio e dei liquori passavano direttamente nelle mani della mafia, che a sua volta ne versava una buona fetta alle Autorità locali. L’America stessa si ingrassava con il commercio dei prodotti Cinesi, che nel 1870 arrivarono a comprendere anche frutta verdura pesce e generi di prima necessità che venivano ” acquisiti ” oltreoceano a bassissimo costo, mandando sul lastrico le aziende locali che non riuscivano a competere coi prezzi. Intorno al 1880 l’intera economia nazionale iniziò a dipendere dall’ import- export con la Cina la quale, sulla base di una filosofia del tutto orientale per la quale “se non puoi abbattere il nemico dall’ esterno fallo dall’ interno ” impose un Commissariamento per verificare ” le condizioni dei suoi sudditi in Patria straniera “. In pratica, grazie alla sua Mafia ,si assicurò il controllo completo dell’immigrazione Cinese in America, per super affollarla di Cinesi e mantenere gli States in una sorta di sudditanza occulta. Per parare il colpo e riprendere il controllo sul proprio Paese senza perdere i benefici dei traffici con la Cina ecco allora che furono promulgate le famose Leggi Razziali , a cui seguì tutta l’ondata di libri, manifesti e seminari sul “ Pericolo Cinese”

Pungente e acuto, Thomas Nast criticò apertamente il sistema politico Americano e le sue leggi razziali, su uno dei giornali più quotati dell’epoca l’ Harper’s Weekly.

Ecco qui uno dei suoi disegni intitolato Go West- Go East – dove espone d’impatto le rovinose leggi Jim Crow .


Fidando nel congenito desiderio di manipolazione del popolo Americano e del suo radicato razzismo il Governo definì precisamente i Cinesi come ” indesiderabili “, privandoli di qualsiasi personalità giuridica e concedendo piena immunità al singolo, che quindi si sentì autorizzato a ” farsi giustizia da solo “.

Il massacro di Los Angeles fu diretta conseguenza di questo perverso meccanismo : come al solito in tempi di crisi sono gli stessi Governi che , per coprire le proprie colpe, indicano il capro espiatorio e gli unici che alla fine traggono beneficio dalle guerre tra poveri.

L’ incendio di Chicago dell’8 ottobre 1871 completò il quadro: si trattò di uno dei disastri più tragici dell’ America, nel quale l’intera città fatta di legno fu rasa al suolo lasciando per terra i corpi carbonizzati di 300 persone, in strada 110.000 senza tetto e nella memoria 18.000 edifici dei quali rimase un unico muro. L’inchiesta che ne seguì determinò che si trattò di uno di quegli eventi nefasti scatenati unicamente dall’ ira di Dio e, dopo aver steso un velo pietoso sulla bufala della mucca

( Irlandese ) che avrebbe appiccato casualmente il fuoco facendo cadere per terra una lampada, il caso fu archiviato.

In realtà molte voci sussurrarono che NON FU la mano del destino bensì quella umana a originare l’incendio, e per i soliti sporchi motivi di denaro e di potere.

Molte cose non quadrano di quell’ incendio, come ad esempio l’intervento dei Vigili del Fuoco, il cui corpo eroico era considerato un esempio di organizzazione e di vigilanza per gli Stati Uniti, impegnato com’ era a difendere dal fuoco una città di legno e in pieno sviluppo in cui la media degli incendi era di…2 al giorno! Il Dipartimento era attrezzatissimo: nel 1866 vantava undici camion completi, due impianti estintori manuali, tredici carrelli flessibili, un camion elevatore con scala,120 vigili di ruolo,125 volontari e 53 cavalli. Nel 1871 inoltre era stato dotato, unico nel suo genere, del Knocke-Pattent Hose Elevator, una torre d’acqua in grado di generare e indirizzare un getto d’acqua di elevata potenza. Ciò a significare quanto esperto e attrezzato fosse il Corpo dei Vigili del Fuoco che la notte dell’8 ottobre 1871 si trovò a sedare le fiamme del famoso incendio. Tuttavia si segnalano almeno due grossolani e imperdonabili errori del Dipartimento, tali poi da far perdere completamente il controllo sulle fiamme.

Il grande incendio di Chicago costò all’America circa 200 milioni di dollari dell’epoca. Ecco un’immagine tratta da Harper’s Weekly disegnata da John Chapin, che mostra il ponte in Randolph Street completamente distrutto dalle fiamme.

Il primo riguarda il Pronto Intervento: si sa che i Vigili si attivarono SOLO 2 ore dopo la prima segnalazione, e unicamente perchè alla prima se ne aggiunsero molte altre.

Il Dipartimento si giustificò adducendo il fatto che ” pensavano che la nube di fumo segnalata appartenesse ad un altro incendio, sedato nella stessa zona il giorno prima “.

Molto strano e quasi grottesco, per Pompieri esperti. Inoltre negli annuari del Dipartimento non si fa menzione di un incendio simile che, ancora più strano, si era originato in un deposito di legnami.

L’errore successivo è assurdo: comprendendo che si tratta di un nuovo incendio il Dipartimento invia le pompe…ma in tutt’ altra direzione! Si parlò di ” errore di comunicazione” tra gli addetti, cosa incomprensibile per gente avvezza a scambiarsi velocemente e con precisione un tale tipo di informazione! Inoltre, e questo mi puzza, per tutta la mattinata il Dipartimento era intervenuto a sedare quattro piccoli incendi di natura dolosa proprio in quella stessa zona, per cui la conosceva molto bene. COME può non aver pensato che anche il quinto fuoco della giornata potesse essersi sviluppato LI’?

Comunque sia gli errori furono fatali e, malgrado i successivi sforzi e la collaborazione da parte delle città vicine, la furia dell’incendio distrusse tutto, e quando arrivò a bruciare anche l’acquedotto la popolazione comprese di avere perso la sua battaglia contro il fuoco. A questo punto ci si chiede : se davvero l’incendio fu doloso CHI e PERCHE’ avrebbe fatto questo?

Ecco una rara foto del corpo dei Vigili del Fuoco di Chicago con una delle varie stazioni attrezzate, nel 1871, pochi mesi prima del grande incendio. L’attrezzatura era modernissima e all’ avanguardia per quei tempi. Ci si chiede COSA possa avere originato quei grossolani errori che risultarono fatali per la città.

Dovete sapere che la stragrande maggioranza degli edifici nel cuore della vecchia Chicago era fatiscente, di ghetto, e occupata abusivamente dalla cosiddetta feccia, cioè tutti qui poveracci di etnìe diverse che lì trovavano rifugio. In questi edifici il vizio, la mafia, la prostituzione erano di casa e spesso in mano ai Clan Irlandesi, che erano molto odiati e temuti.

Frederick Law Olmsted , padre dell’architettura di New York, arricciava il naso davanti agli edifici di Chicago , definendola ” città retrograda fatta di immigrati, bar e case di legno, affogata nelle sue manie di grandezza che la porta a costruire giganteschi palazzoni dal gusto grossolano e discutibile “.

( the Nation,1870) Inoltre Chicago risultava molto indietro nella Industrializzazione, penalizzando gli Stati Uniti. Come all’ epoca di Nerone l’ incendio permise di spazzare via tutto ciò che di brutto, indesiderabile e promiscuo frenava Chicago nella sua corsa verso la modernità e di cui, senza quell’ evento fortuito , non avrebbe mai potuto liberarsi in maniera neutrale. Alla fin fine l’incendio rappresentò un affare per la città, che godette dell’ausilio economico dello Stato e dei privati che la ricostruirono da capo a piedi e che lo stesso anno ospitò la prima scuola di Architettura degli Stati Uniti ( i cui esponenti di spicco appartenevano al Genio Militare della Guerra di Secessione) arrivando infine ad inaugurare nel 1885 l’ Home Insurance Building, , il primo grattacielo d’America!

Ecco in tutta la sua maestosità il primo grattacielo Americano, l’ Home Insurance Building, terminato a Chicago nel 1888. Opera magna di William LeBaron Jenney inaugurò la moda degli edifici altissimi, simbolo della potenza Americana.

Comunque sia i tre infausti eventi crearono quel substrato favorevole alla tragedia del 24 ottobre 1871, alla quale partecipò attivamente più della metà della città già rosa dai propri malumori nei confronti degli immigrati Cinesi, presentati ormai all’ opinione pubblica come crumiri.

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