Le Follie Di Olivia

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Le Follie Di Olivia
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Le follie di Olivia

Indice

ROMANZI DI AMANDA MARIEL

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

Capitolo 11

Capitolo 12

Excerpt

Capitolo 1

L’autore

Postfazione

Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, organizzazioni, luoghi, fatti ed avvenimenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati in modo fittizio.

Copyright © 2019 Amanda Mariel

Tutti i diritti sono riservati.

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o conservata o trasmessa sotto qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, tramite fotocopie, registrazioni o in altro modo, senza il consenso espresso dell’editore.

Tradotto da Valentina Giglio

Pubblicato da Tektime

ROMANZI DI AMANDA MARIEL

Serie Signore e Mascalzoni

Sforzi Scandalosi

Intenzioni Scandalose

Redenzione scandalosa

Ragazza Single Scandalosa

Prossimamente nella serie Signore e Mascalzoni

Serie d’Amore Leggendaria

Incantata dal Conte

Affascinata dal Capitano

Attirata da Lady Elianna

Deliziata dal Duca

Serie di Fede della Donna Arciere

** Amanda Mariel scrive con Christina McKnight **

Theodora

Georgina

Adeline

Josephine

Cofanetto di Fede della Donna Arciere

Lo Scandalo Incontra Le Serie D’Amore

Prossimamente nella serie Lo Scandalo Incontra l’Amore

Trovami l’amore

Bacio Di Un Ladro

La Sua Canaglia Perfetta

Alla Serie Bacio di Un Ladro

Il Suo Perfetto Farabutto

Persona In Difficoltà

Titoli autonomi

L’eredità Dell’Amore

Una Prova Di Luce Della Luna

Prossimamente

Un Bacio Incantato

** Titoli di Amanda Mariel **

Il Conte di Grayson

Avvicinandosi Al Club dei Conti Malvagi

Conte di Edgemore

Legato da un bacio

** Questi sono progettati in modo che possano essere indipendenti **

Come Baciare Un Ladro (Amanda Mariel)

Un Bacio A Natale (Christina McKnight)

Il Bacio Natalizio Del Timido (Dawn Brower)

Prossimamente nella serie Connessi Da Un Bacio

Rubare Il Bacio Di Un Ladro (Amanda Mariel)

Bacio Natalizio Di Una Zingara (Dawn Brower)

Bacio Natalizio Di Un Duca (Tammy Andresen)

e antologie

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Capitolo 1

Yorkshire Inghilterra, 1810

Lady Olivia Montague camminava nel salotto privato e le sue pantofole minacciavano di consumare il tappeto mentre andava avanti e indietro. Riusciva a stento a credere a quello che stava succedendo. Perché proprio adesso? Perché dopo tutto quel tempo? Per amor del cielo, erano passati più di quindici anni dall’ultima volta in cui aveva avuto notizie del duca.

Perché diavolo aveva cambiato idea? Rivolse la propria attenzione alle sue amiche, Lady Emma e Lady Juliet. “Devo trovare un modo per sfuggire a questa farsa e voi, signore, dovrete aiutarmi.”

“Non riesco a capire quale sia il problema”, disse Emma dal punto in cui era seduta vicino al camino, con gli occhi viola freddi e tranquilli.

Juliet saltò in piedi, con i boccoli biondi che sobbalzavano mentre si muoveva. “Capisco perfettamente, ma forse se provaste a considerare la situazione da un punto di vista più positivo…”

Juliet si girò per lanciare un’occhiata alle sue ben intenzionate amiche. Lady Emma Finch e Lady Juliet Gale erano entrambe figlie di conti ed amiche di famiglia di lunga data. Loro tre erano state praticamente inseparabili negli anni. Onestamente, sembravano più sorelle che amiche. E anche se Olivia sapeva che le altre due avevano buone intenzioni, non poteva fare a meno di essere irritata con loro in quel momento.

Strinse gli occhi e rispose, “Non avete bisogno di capire, e non c’è niente di buono in questa…questa…atrocità.”

“Questo è un bel modo di descrivere il vostro imminente matrimonio.” Emma scosse la testa, stringendo forte le labbra.

Juliet sospirò, girando lievemente le spalle prima di tirarsi di nuovo su. “E se vi innamoraste veramente di lui? Sarebbe una svolta positiva.”

Olivia respinse le parole di Juliet, non appena questa le ebbe pronunciate. “Non ho intenzione di innamorarmi di nessuno, meno che mai di lui.” Esasperata, emise un sospiro, poi riprese a camminare. “Non ho intenzione di sposarlo.”

Il rumore del ventaglio di Emma contro il bracciolo della sedia a dondolo di broccato dorato sulla quale era seduta riportò l’attenzione di Olivia su di lei. “Non potete dire sul serio. C’è un fidanzamento ufficiale. Sareste rovinata se rifiutaste.”

“E inoltre è un duca.” Juliet sorrise, con gli occhi blu che brillavano. “Ogni donna sogna di essere una duchessa.”

Olivia non poteva negare la validità delle affermazioni delle sue amiche, ma non pensava che fossero valide per se stessa. Scosse la testa e si girò verso di loro. “Non mi importa un fico secco di cosa sia, e non voglio diventare una duchessa.”

Ben più che frustrata, si lasciò cadere su un divano lì vicino. “Tutto quello che desidero, è una via di scampo. Diamine, non so niente di quest’uomo. Non so neppure che aspetto abbia, e pretendono che lo sposi.”

Olivia si portò una mano alla fronte ed iniziò a massaggiarsi le tempie con il pollice ed il dito medio. Le pulsava la testa, ma non aveva tempo per riposarsi o bere un tonico. Doveva usare ogni singolo momento per trovare un modo di sfuggire al matrimonio imminente.

Juliet si chinò in avanti, le labbra contratte in una smorfia di rimprovero. “Ora siete ingiusta. Non è un completo estraneo. Lo avete già incontrato. Lo avete detto voi.”

Olivia si lasciò cadere la mano in grembo e guardò di sbieco Juliet. “Per quanto mi ricordi, vi ho detto quanto lo detestassi. E’ stato maleducato, sgradevole, confusionario, si credeva in diritto di…”

“Era giovane, un bambino proprio come voi stessa”, la interruppe Emma, arricciando un lato delle labbra ad abbozzare un sorrisetto compiaciuto. “Veramente, Olivia, dovreste dargli almeno una possibilità.”

Juliet assunse un’espressione sognante, tutta serenità e gioia, mentre guardava Olivia. “E se fosse diventato un bell’uomo con un comportamento esemplare?” Batté le mani, riuscendo a malapena a contenere l’eccitazione. “E se arrivasse e vi facesse perdere la testa?”

Olivia scosse la testa e strinse gli occhi. “Vi assicuro che non succederà.”

Emma alzò gli occhi verso il soffitto, come se stesse pregando, poi disse, “Ma potrebbe farlo. Se solo gli concedete una possibilità.”

Olivia era pronta a scommettere che la sua amica stesse veramente pregando. Dopotutto, Emma era sempre stata quella più equilibrata tra loro. Se i suoi genitori le avessero chiesto di sposare un gentiluomo di loro scelta, lo avrebbe fatto senza lamentarsi.

Juliet sorrise ad Emma prima di rivolgere nuovamente l’attenzione ad Olivia. “Ha ragione e lo sapete. Molto più cambiare col passare degli anni. Quanto tempo è passato? Dieci, dodici anni?”

“Quindici”, Olivia pronunciò la parola a denti stretti. Quindici lunghi anni senza una parola da parte di quell’uomo. Quindici anni nei quali Olivia aveva pensato di essere stata dimenticata. Come diavolo potevano aspettarsi che lei dimenticasse tutto ciò?

Emma si scostò dalla guancia una ciocca di capelli nero corvino. “Il ragazzo che ricordate è diventato un uomo da molto tempo ormai. Scommetto che è molto cambiato.”

“Non importa comunque. Non è questo il punto.” Olivia gesticolò in segno di rifiuto. “Anche se fosse bello e ben educato, non si potrebbe negare il fatto che abbia passato gli ultimi quindici anni ignorando la fidanzata. Né la mia famiglia né io abbiamo mai ricevuto notizie da lui o dai suoi. Mi sono considerata libera.”

 

“Forse aveva una buona ragione?” disse Juliet, con gli occhi blu che emanavano ottimismo.

“Sapete entrambe che non desidero sposare nessuno…mai. E ora”, Olivia sospirò a fondo, “ora sono di nuovo imprigionata. Non lo sopporto. E non lo farò. Dovete aiutarmi.”

Emma strinse le mani di Olivia nelle sue e le rivolse un sorriso rassicurante. “Allora lo faremo, almeno per quanto possiamo.”

“Oh, lo so. Andiamo alla fiera.” Juliet rivolse loro un sorriso compiaciuto, saltando su dalla sedia. “Mi hanno detto che c’è una donna che legge il futuro. Potete incontrarla e forse vi dirà cosa dovreste fare.”

Olivia si alzò di scatto all’idea e sorrise all’amica. “Almeno potrà darmi qualche consiglio.”

Juliet aveva sempre creduto in quelle cose, mentre Emma le considerava solo sciocchezze. Olivia non aveva chiare opinioni riguardo all’ignoto, ma credeva che alcune persone avessero ricevuto in dono intuizioni e capacità.

Credeva che l’indovina potesse dirle qualcosa di utile, o perlomeno si riservava di esprimere un giudizio dopo avere visto la donna. Che male poteva esserci?

“Forse”, Olivia lasciò la mano di Juliet con un sospiro, “anche se è ancora più probabile che non mi procuri altro che un po’ di divertimento.”

Juliet guardò Emma di sbieco per un attimo, poi scosse la testa. “Non dovete essere sempre così seria.”

“Sapete bene come mi sento riguardo a queste cose. Semplicemente non voglio illudere Olivia.” Emma si alzò. “Ci incamminiamo, quindi?”

Anche Juliet si alzò, poi prese sottobraccio Olivia e le si avvicinò. “Ignoratela, non c’è nulla di sbagliato nella speranza.”

Olivia fece un sorrisetto, non volendo guastare l’eccitazione di Juliet, anche se sapeva bene che il consiglio di Emma era valido. Prese a braccetto Emma e le strinse lievemente il braccio. “In qualsiasi modo vada a finire, vi ringrazio entrambe.”

Mentre si allontanavano dal salotto, il cuore di Olivia batteva forte, un misto di anticipazione ed eccitazione che le stringeva lo stomaco. Anche se l’indovina non le avesse detto niente di buono- cioè niente di utile- Olivia sarebbe sfuggita al futuro che le veniva imposto.

Doveva farlo. Non avrebbe accettato nessun altro risultato.

L’area della fiera era molto affollata dalla piccola aristocrazia locale così come dalla gente comune. Il cuore di Olivia batteva veramente libero, mentre lei e le sue amiche si facevano strada attraverso la folla, alla ricerca del carro dell’indovina. Non dovettero andare lontano prima di trovarlo. Olivia provò un attimo di esitazione trovandosi davanti il carro a colori vivaci, con le amiche al suo fianco. E se l’indovina non le avesse detto niente di buono? Olivia avrebbe potuto dimenticare le sue parole ed andare avanti? O le sarebbero risuonate nella mente nonostante gli sforzi? Forse era meglio non sapere.

Una donna dai capelli scuri e dagli occhi marroni indagatori apparve sulla soglia. “Non esitate, bambina”, disse facendosi da parte per lasciarle entrare.

Juliet diede una gomitata ad Olivia per farla muovere. Lei fece qualche passo incerto, poi salì gli scalini che portavano nel carro. Juliet ed Emma la seguirono da vicino.

“Sedetevi”. L’indovina indicò una panca di un verde brillante.

Juliet fece un cenno incoraggiante ad Olivia, mentre Emma fece un lieve sorrisetto.

Olivia andò verso la panca e si accomodò. Emma e Juliet si sedettero vicino a lei, stringendosi ai lati per starci tutte.

L’indovina si accomodò su una panca davanti a loro. In mezzo c’era un tavolino, con un mazzo di carte vicino alla donna. “Io sono Madame Zeta, e voi?” Sorrise, sollevando la guancia coperta di lentiggini.

“Olivia.” Si schiarì la voce e disse, “Lady Olivia Montague.” Si guardò intorno osservando l’interno a colori vivaci del carro. Non aveva mai visto niente di simile, anche se lo trovava in qualche modo invitante. La tensione nei muscoli svanì, mentre rivolgeva di nuovo l’attenzione a Madame Zeta.

“Immagino che siate qui per farvi rivelare la sorte?”

Olivia esitò per un attimo. Annuì, poi frugò nella borsetta e tirò fuori tre scellini. “Si, per favore.”

La donna dalla pelle color del miele attraversò la stanza e Olivia lasciò cadere le monete nel suo palmo.

Madame Zeta si voltò, facendo cadere gli spiccioli in una piccola scatola vicino a lei. “Molto bene.” Poi le si avvicinò di nuovo. “Porgetemi la mano.”

Anche se il polso di Oliva accelerò, non esitò a girare la mano e a metterla in quella di Madame Zeta. C'era qualcosa in quella donna che la metteva a suo agio. Era forse il suo sguardo caloroso o l’intelligenza che rivelava? O forse i sorrisi gentili dell’indovina?

Madame Zeta esaminò il palmo di Olivia, poi fece passare un dito scuro sulle linee della pelle di Olivia. Le provocò un lieve solletico, ma Olivia rimase ferma e tranquilla.

“La vostra strada è molto ben delineata, ma non al punto di non potere essere alterata.” Madame Zeta continuava a fissare il palmo di Olivia mentre parlava. “Abbiamo tutti un cammino da percorrere. Il cammino della vita. Qualsiasi cosa succeda, ci mantiene saldi.”

Olivia si mordicchiò il labbro inferiore, aspettando che la donna dicesse di più.

“State affrontando un crocevia.” Madame Zeta fissò Olivia negli occhi.

Olivia deglutì nonostante la gola secca. “Sì.”

“E’ una questione di cuore”, disse Madame Zeta, con uno sguardo d’intesa.

Olivia non poté fare altro che annuire e continuare a fissare quella donna intrigante.

Madame Zeta avvolse la mano di Olivia tra le proprie dita e la strinse lievemente. “L’amore arriverà sulle ali della follia. La scelta che farete influenzerà il vostro destino, bambina mia. Non prendete decisioni affrettate.”

Olivia la guardò, cercando di decifrare il significato delle parole della donna, ma per lei erano semplicemente senza senso. Emanò un respiro profondo e chiese, “Cosa significa? Cosa devo fare?”

Madame Zeta lasciò la mano ed Olivia fu assalita da un gelo improvviso. “Questo dovete deciderlo voi.”

“Ma…”

Madame Zeta scosse la testa, alzandosi. “Nessun altro può compiere il vostro cammino, bambina.”

Olivia continuava a guardarla, mentre mille domande le risuonavano in testa. Sicuramente la donna poteva dirle di più. Poteva darle qualche linea guida. “Per favore”, chiese Olivia con un tono più disperato di quanto intendesse.

“Non posso predire di più, bimba.”

Emma si alzò e afferrò Olivia per il braccio, stringendolo lievemente. “Andiamo.”

“Certamente.” Juliet balzò in piedi con un ampio sorriso.

Olivia si alzò per raggiungerle, quindi lasciò il carro con il cuore pesante. Le parole di Madame Zeta erano un enigma e lei non sapeva proprio come risolverlo, ma doveva farlo comunque.

Capitolo 2

William Breckneridge, Duca di Thorne, oziava vicino ad una porta finestra nella biblioteca del Marchese di Pemberton, aspettando di incontrare il lord. Tenendo lo sguardo fisso verso la porta, si sistemò il cravattino.

Cosa diamine stava trattenendo quell’uomo? William era stato fatto entrare nella biblioteca al suo arrivo ed aspettava con ansia l’udienza. Erano passati più di venti minuti e lui detestava aspettare.

William si alzò e rivolse gli occhi fuori dalla finestra, chiedendosi per quanto tempo Pemberton lo avrebbe tenuto in sospeso. Si strofinò la mano sulla mascella, riflettendo.

Dopo un’assenza di quindici anni, William non riteneva di potere lamentarsi se il marchese metteva troppo tempo a presentarsi. La pazienza è una virtù, ricordò a se stesso. Un cliché, ma pur sempre vero.

Traendo un sospiro, William rivolse i propri pensieri al motivo per cui era lì. Non poteva fare a meno di meravigliarsi del fatto di essere venuto a cercare la sua sposa, alla fine. Certamente, aveva sempre saputo che si sarebbe sposato. In quanto duca, era suo dovere farlo. Ma non aveva avuto fretta di realizzarlo. Piuttosto era risentito perché la sua vita era stata programmata.

Ma ora tutto era cambiato. William aveva bisogno di reclamare la futura moglie con tutta la fretta necessaria e sperava solo che Pemberton la pensasse come lui. Che quell’uomo gli concedesse sua figlia ed onorasse i loro accordi senza problemi. William avrebbe potuto biasimarlo, se avesse rifiutato?

E quella donna?

Certamente Lady Olivia non avrebbe posto obiezioni, perché quale donna non sognava il proprio matrimonio? Probabilmente aveva trascorso la maggior parte della vita sperando che lui arrivasse ed aspettando di potere chiamarsi duchessa. Dopotutto, loro due erano stati promessi fin da bambini. Le loro vite erano state programmate e presentate loro su un vassoio d’argento.

William aveva detestato per molto tempo il fatto di dover prendere quella ragazza scialba in moglie, ed aveva fatto di tutto per opporre resistenza e rimandare. Strano che ora si trovasse ad essere grato per l’accordo.

Aveva perso i genitori e, con tre sorelle delle quali occuparsi, aveva disperatamente bisogno dei consigli di una donna. Una moglie bell’e pronta avrebbe soddisfatto le sue necessità. Salvarlo da ciò che lo attendeva.

Sentì un brivido di repulsione attraversargli il corpo. Non riusciva ad immaginarsi mentre accompagnava le sue sorelle ad innumerevoli balli, serate, concerti, ecc. Si sentiva incapace di controllarle e guidarle.

Avrebbe preferito l’inferno.

Tuttavia, le sue preoccupazioni non iniziavano e terminavano con gli aspetti mondani dell’entrata in società delle sorelle. No, erano molto più profonde. Le sue sorelle avevano bisogno di una figura materna per guidarle e controllare che avessero tutto il necessario per delle giovani aristocratiche. Qualcuno che le mantenesse sulla retta via. Una lady da prendere come esempio. Una che si preoccupasse di loro.

L’immagine di una giovane lady attirò l’attenzione di William, che attraversò la stanza per avere un miglior punto di osservazione. Alla parete, in una grande cornice dorata, era appeso il ritratto di Lady Olivia. Doveva avere circa dieci anni, ed era proprio come la ricordava. Allampanata, con le trecce ed un corpo lungo e piatto.

Sperava disperatamente che avesse messo su qualche curva.

Ad ogni modo, Lady Olivia sarebbe servita ai suoi scopi, come qualsiasi nobildonna.

E la cosa più importante era che non avrebbe perso tempo a corteggiarla- non aveva bisogno di farle la corte- sarebbe stata una questione rapida e semplice. Avrebbe fatto il proprio dovere, poi avrebbe portato la moglie a casa per badare alle sue sorelle e dirigere la residenza. In cambio, Lady Olivia avrebbe ottenuto il titolo di duchessa ed il controllo delle sue proprietà. Dopo avergli assicurato un erede, avrebbe avuto tutta la libertà possibile.

“Vostra Grazia.” Lord Pemberton entrò nella stanza e fece un inchino.

William ricambiò il saluto, incoraggiato dal sorriso cordiale che si rifletteva sul volto di Pemberton. Sembrava che il suo futuro suocero non gli tenesse il broncio.

William sorrise all’altro uomo, prima di dire, “Immagino che sappiate perché sono venuto.”

“Certamente. La vostra lettera è arrivata sana e salva e noi non vedevamo l’ora che le nostre famiglie si unissero.” Pemberton si avvicinò alla scrivania e fece un cenno verso una sedia di velluto di fronte ad essa. “Prego, accomodatevi.”

William si sedette, poi accettò un bicchiere di brandy. “Lady Olivia ci raggiungerà?”

“Ah, sì. Mia moglie è andata a prenderla.” Pemberton frugò tra alcuni documenti sulla scrivania. “Nel frattempo desideravate controllare il contratto di matrimonio?”

“Non ne ho bisogno.” William aveva letto quella benedetta cosa migliaia di volte dalla sua stipulazione. Prima della morte dei genitori, loro gli avevano spesso ricordato il suo dovere e lo avevano spronato a pensare al matrimonio. Provò una fitta di rimpianto. Avrebbe dovuto rendere onore ai loro desideri quando erano ancora in vita. Aggiunse, “Conosco bene i suoi contenuti e non vedo ragione di alterarne i termini.”

“Ho delle obiezioni.” Una voce femminile squillò da qualche parte dietro di lui e William si voltò per vedere una bellezza dai capelli neri, in piedi vicino ad una donna più anziana ma altrettanto attraente. Si alzò per salutarle.

 

“Olivia”, Pemberton la ammonì mentre lui si alzava.

William alzò una mano per fermarlo. “E’ tutto a posto.”

“Assurdità.” Lady Pemberton attraversò la biblioteca, per fermarsi al fianco del marito. “Vogliate scusare le cattive maniere di nostra figlia. Vi assicuro che è stata educata a comportarsi come ci si aspetta da una lady, Vostra Grazia.”

“Le ho già perdonato il passo falso.” William fece un inchino a Lady Olivia. “Mia signora.”

“Vostra Grazia.” Lo sbirciò con i suoi fieri occhi colore dell’ambra, prima di inchinarsi.

William la fissava, a metà tra il divertito e l’irritato. Cosa era successo alla ragazza insignificante che ricordava? A quella ragazza timida, con le braccia e le gambe troppo lunghe per il suo corpo esile?

La donna che lo fissava assomigliava ben poco alla ragazza alla quale era stato promesso. Sicuramente il suo carattere era diverso. Cercò di blandirla con un sorriso disinvolto, ma lei si

accigliò ancora di più. Il suo malcontento era evidente per tutti.

William fece un passo verso di lei. “Prego, esprimete le vostre obiezioni.”

La marchesa impallidì, alzando gli occhi mentre si voltava a guardare sua figlia. “Non ne ha.” Lady Pemberton avvolse le spalle di Olivia con il braccio. “Non è vero?”

Anche se era una domanda, dal modo in cui Lady Pemberton guardava sua figlia a William non sembrava veramente tale. Come conferma, Lady Olivia incrociò il suo sguardo e disse, “In verità, ne ho.”

La marchesa divenne una maschera di porcellana, neppure un’ombra di colore le rimase in viso, ma Lady Olivia non le prestò attenzione, continuando ad esprimere le proprie obiezioni. “Non ho alcun desiderio di sposare una sconosciuto.”

Il padre girò intorno alla scrivania, con le guance in fiamme. “Il duca non è un estraneo. Vi conoscete dall’infanzia e siete fidanzati da allora.”

“Consentitemi di non essere d’accordo. No ho ricevuto nemmeno una lettera negli ultimi quindici anni. Non conosco affatto il duca.” Lady Olivia strinse le labbra e guardò William di sbieco. “E non ho alcun desiderio di sposarlo.”

William si avvicinò ad Olivia e disse, “Ha ragione.”

Lord e Lady Pemberton si girarono verso di lui a bocca aperta. Il primo a riprendersi fu Lord Pemberton. Posò una mano sul braccio della moglie, ma mantenne gli occhi fissi su William, mentre diceva, “Sicuramente non intendete…”

“Quindi avremo un’ intera vita per correggere la mia svista”, aggiunse William interrompendo il marchese. Rivolse nuovamente l’attenzione verso Lady Olivia, offrendole quello che sperava fosse un sorriso rassicurante. “Intendo onorare i desideri dei miei genitori. Ho ottenuto una licenza speciale, così potremo sposarci rapidamente. In seguito, potremo passare tutto il tempo che vorrete a conoscerci meglio.”

Olivia alzò gli occhi, mentre le pagliuzze color rame si oscuravano. “Desiderate sposarmi subito?”

“Certamente”, rispose William.

Lady Olivia indietreggiò e rivolse a suo padre gli occhi pieni di panico. “Sicuramente, aspettare che sia letto l’annuncio non è chiedere troppo.”

“Mia cara”, suo padre le si avvicinò e le prese le mani. “Siete fidanzati e alla fine vi sposerete, che differenza fa se la cerimonia avviene stasera o tra tre settimane?”

“Moltissima differenza.” Rivolse a William uno sguardo implorante. “Per favore. Possiamo aspettare l’annuncio?”

“Se è quello che desiderate, lo rispetterò.”

William sorprese se stesso più che chiunque altro con quelle parole. Non sapeva perché avesse acconsentito, ma qualcosa nel modo in cui lei lo aveva implorato, gli aveva colpito il cuore.

Non voleva affatto renderla infelice, quello non era mai stato il suo scopo. In effetti, sperava che nel tempo avrebbero provato affetto l’uno per l’altra. In ogni caso, desiderava essere un buon marito. Forse non l’aveva scelta, ma non l’avrebbe fatta soffrire per quello.

Se aspettare la lettura dell’annuncio la faceva stare meglio, allora era quello che avrebbero fatto. Nel frattempo, William si sarebbe sforzato di conquistarla.

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