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CAPITOLO DUE

Tenendo il telefono saldo tra le mani, Cassie si avvicinò al muro per ripararsi dalla pioggerella. Dopo aver fatto partire la telefonata verso Ryan Ellis, iniziò a sentirsi sempre più nervosa.

Aveva bisogno di guadagnare del denaro se voleva rimanere nel Regno Unito, ma dopo la sua esperienza francese, fare la ragazza alla pari era davvero la decisione giusta? Anche se sembrava essere il lavoro ideale, quest’uomo sarebbe stato disposto ad accettarla con così poca esperienza e nessuna qualifica reale?

Cassie si immaginò raccogliere tutto il coraggio necessario per chiedere di avere il lavoro, solo per ricevere un imbarazzante “No” come risposta.

Il telefono squillò per talmente tanto tempo che lei iniziò a temere che sarebbe scattata la segreteria telefonica. Un uomo rispose proprio all’ultimo momento,.

“Pronto, sono Ryan”, disse.

Sembrava senza fiato, come se avesse dovuto correre per rispondere al telefono.

“Buongiorno, parlo con Ryan Ellis?” chiese Cassie, vergognandosi per l’ovvietà della propria domanda; ma non lo conosceva per niente, e non le pareva corretto dire “Ciao Ryan”.

“Sì, sono io. Posso sapere con chi parlo, per piacere?” Non sembrava irritato, quanto più curioso.

“Mi chiamo Cassie Vale ed è stata la mia amica Jess a darmi il suo numero. Ha lavorato per lei l’anno scorso. Mi ha detto che sta cercando qualcuno che le dia una mano coi bambini per un breve periodo”.

“Jess, Jess, Jess”, ripetè Ryan, come se stesse cercando di dare un volto a quel nome, e poi aggiunse “Oh, sì, Jess, dall’America! Ho appena visto che mi ha scritto. Che ragazza adorabile. Ti ha raccomandato? È per quello che stai chiamando? Non ho ancora letto il messaggio”.

Cassie esitò. Avrebbe detto di sì? Farlo avrebbe implicato prendersi un impegno, e non era ancora sicura di voler fare quel passo.

“Mi piacerebbe sapere di più riguardo al lavoro”, disse. “Ero una ragazza alla pari in Francia, ma il mio incarico è terminato. Stavo pensando di fare qualcosa a breve termine, ma non ne sono ancora sicura a dire il vero”.

Ci fu un breve silenzio.

“Lascia che ti spieghi. Sono disperato. Ho appena affrontato un divorzio, che mi ha lasciato alquanto traumatizzato. I bambini non parlano di quanto accaduto e ho bisogno di qualcuno che li rallegri e che si diverta con loro. Inoltre, ho un progetto di lavoro enorme, che ha una scadenza ravvicinata e mi tiene impegnato moltissimo tempo”.

Cassie fu sconvolta dalle parole di Ryan. Non si era aspettata che fosse in una situazione tanto difficile. Non c’era da stupirsi che avesse disperato bisogno di aiuto.

Il divorzio doveva essere stato traumatico, se i bambini ne erano stati colpiti tanto duramente. Cassie ritenne che dato che Ryan si prendeva cura di loro, la madre doveva averli lasciati, probabilmente per qualcun altro.

Non aveva idea di quale fosse la risposta giusta da dare.

“Sembra davvero stressante”, disse infine, per riempire il breve silenzio.

“Ho fatto delle telefonate in giro, perché non sono riuscito a pubblicizzare il lavoro, e mi sento talmente confuso che non credo che sarei molto bravo a fare una selezione per assumere una persona nuova. Tutti coloro che hanno lavorato per me in passato non sono disponibili al momento. Non ho problemi ad ammetterlo, sono con l’acqua alla gola. Sono disposto a pagare il triplo del normale, e il lavoro durerà al massimo tre settimane”.

“Beh...” iniziò a dire Cassie.

Non riuscì a costringersi a rifiutare. Sarebbe stato davvero spietato, considerate le circostanze terribili in cui si trovava quell’uomo. Le dispiaceva troppo per lui e pensò che sarebbe stato egoista dire subito di no. La famiglia aveva decisamente bisogno di aiuto, e i soldi, insieme alla breve durata dell’impiego, la tentavano parecchio.

“Perché non vieni a conoscerci?” suggerì Ryan. “Hai una macchina? Altrimenti, posso venire a prenderti alla stazione. Il biglietto lo pagherei io, ovviamente”.

“Ho un’auto”, disse Cassie.

“Questo rende le cose più semplici, e dovrebbero bastare cinque ore da Londra, se non c’è traffico. Ti scrivo subito l’indirizzo, e se deciderai di non restare, ti rimborserò il costo del viaggio”.

“Va bene. Partirò domattina. Dovrei riuscire ad arrivare per l’ora di pranzo”, rispose Cassie.

La ragazza riagganciò, sollevata per il fatto di poter trascorrere del tempo con la famiglia, prima di prendere una decisione. Se si fosse fatta una buona opinione, avrebbe avuto l’opportunità di offrire loro il supporto e l’aiuto che, in un momento tanto difficile, avrebbe fatto la differenza nelle loro vite.

Quando Ryan le aveva comunicato di avere appena divorziato, Cassie non si aspettava di sentire tanta compassione per lui. L’essere cresciuta in una casa piena di conflitti, e il fatto di aver perso la propria madre quando era piccola, faceva sì che riuscisse a capire come ci si potesse sentire. Si trattava di una situazione in cui lei poteva essere un vero valore aggiunto per quella famiglia.

Quando era scappata di casa spaventata, all’età di sedici anni, Cassie aveva deciso di seguire i passi della sorella e allontanarsi per sempre dagli abusi del padre. Ma dopo essere riuscita a scappare dal suo controllo rabbioso, era finita in una relazione dannosa con il suo tossico ex ragazzo, Zane.

Poi, quando era volata in Francia per scappare da Zane, era finita nel peggiore incubo di tutti.

Dopo tutto quello che aveva passato, pensava che fuori città, in un remoto paesino sulla costa, sarebbe stata al sicuro, e avrebbe finalmente potuto fare esperienza di un ambiente familiare dove sentirsi necessaria, motivo principale per cui aveva deciso di fare la ragazza alla pari in un primo momento.

Cassie sperò di poter utilizzare il tempo a disposizione in quella casa per riprendersi.

CAPITOLO TRE

Il tragitto verso la casa di Ryan Ellis durò più tempo del previsto. Sembrava impossibile evitare il terribile traffico diretto a sud, che intasava l’autostrada; e dei lavori in corso la obbligarono ad allungare la strada due volte.

Il tempo aggiuntivo trascorso in strada le fece quasi finire la benzina. Dovette usare i soldi che le erano rimasti dal prestito di Jess per fare il pieno. Col timore che Ryan potesse pensare che avesse cambiato idea, Cassie gli mandò un messaggio per scusarsi ed avvisare che sarebbe arrivata in ritardo. Lui rispose immediatamente, dicendo di non preoccuparsi e guidare con calma.

Quando la ragazza lasciò l’autostrada per addentrarsi nella campagna inglese, si ritrovò di fronte una vista idilliaca. Allungò il collo, per poter vedere al meglio oltre le siepi ben curate, e osservare i campi coltivati che si estendevano in una scacchiera di diverse sfumature, dal verde scuro al marrone dorato, con fattorie scenografiche e fiumi tortuosi. Quel paesaggio ordinato le donò una sensazione di pace, sebbene Cassie fosse cosciente del fatto che le nuvole in avvicinamento fossero un chiaro segnale dell’arrivo di precipitazioni nel pomeriggio, e sperò di arrivare a destinazione prima che iniziasse a piovere.

Più di sei ore dopo essere partita da Londra, Cassie arrivò al pittoresco villaggio sul mare. Anche nella cupa luce di quel pomeriggio, il paesino pareva incantevole. L’auto crepitò sulle strade di ciottoli, da cui la ragazza riuscì a scorgere alcuni tratti del porto, visibile tra una casa e l'altra. Ryan le aveva detto di guidare attraverso il paese e lungo la strada che costeggiava la scogliera. Casa sua si trovava qualche chilometro più lontano, e si affacciava sul mare.

Sostando fuori dalla tenuta, per aprire il cancello, Cassie rimase stupefatta di fronte alla vista della casa che si ergeva oltre lo stesso, che pareva troppo bella per essere vera. Sembrava il luogo in cui lei aveva sempre sognato di vivere. Una casa semplice, ma meravigliosa, con linee spioventi e dettagli in legno che si adattavano armoniosamente alla natura che la circondava, che le ricordava una nave ormeggiata in porto. Ad eccezione del fatto che quell’edificio era annidato su una scogliera, con un’incredibile vista sull’oceano sottostante. Nel giardino ben curato vi erano due altalene, una oscillante e una basculante. Erano entrambe alquanto arrugginite, e Cassie ritenne che il loro stato fosse un indizio dell’età dei bambini.

La ragazza si guardò nello specchietto retrovisore e si sistemò i capelli. La sua chioma ondulata era splendente e in ordine, grazie agli sforzi fatti quella mattina, e il suo rossetto color corallo era immacolato.

Cassie parcheggiò sul selciato e camminò verso la casa, percorrendo un sentiero delimitato da aiuole. Anche in quel periodo dell’anno, le stesse brillavano di boccioli gialli, e Cassie riconobbe dei caprifogli piantati alle loro spalle. Era certa che in estate fossero un’esplosione di colori.

La porta d’ingresso si aprì prima che lei potesse raggiungerla.

“Buon pomeriggio, Cassie. Piacere di conoscerti. Sono Ryan”.

L’uomo che l’aveva salutata era una testa più alto di lei, in forma, e sorprendentemente giovane, con capelli castani in disordine e dei penetranti occhi azzurri. Stava sorridendo, e sembrava davvero felice di vederla; indossava una maglietta di Eminem sbiadita e dei vecchi jeans consumati. Cassie notò che aveva un panno da cucina incastrato nella vita.

“Ciao, Ryan”.

Gli strinse la mano. L’uomo aveva una presa calda e ben ferma.

“Mi hai beccato mentre stavo pulendo la cucina per il tuo arrivo. Ho messo a bollire dell’acqua; bevi il tè? So che è una tradizione tipicamente inglese, e se preferisci, c’è anche del caffè.

 

“Va benissimo il tè”, disse Cassie, rassicurata da quel benvenuto perfettamente normale.

Mentre chiudeva la porta e si dirigeva verso la cucina, pensò tra sé e sé che Ryan Ellis era molto diverso da come se lo era immaginato. Era molto più amichevole di quanto avesse previsto, e Cassie adorava il fatto che fosse disposto a pulire la cucina.

La ragazza si ricordò del suo arrivo alla dimora del suo precedente impiego. Non appena aveva messo piede nel castello francese, aveva percepito la tesa e terribile atmosfera di conflitto. In questa casa, non provava nulla di tutto ciò.

Mentre camminava sul lucido pavimento in legno, Cassie fu impressionata da quanto fosse ordinata la casa. C’erano persino fiori freschi sul tavolo dell’atrio.

“Abbiamo abbellito casa per te”, disse Ryan, come se le stesse leggendo nel pensiero. “Saranno passati mesi dall’ultima volta che è stata così in ordine”.

Alla sua destra, Cassie notò un salotto con un’enorme porta scorrevole che si affacciava su una veranda. La camera appariva raffinata ed accogliente, grazie ai divani in pelle, che avevano un aspetto incredibilmente comodo, e ai dipinti ad olio alle pareti. La ragazza non potè fare a meno di fare un confronto con l’ostentato arredamento del castello dove aveva lavorato in precedenza. Sembrava che in questa casa vivesse una vera famiglia.

La cucina era pulita ed in ordine, e Cassie non potè non notare la qualità degli elettrodomestici. Il bollitore, il tostapane e il robot da cucina erano top della gamma. Cassie riconobbe il loro disegno decorativo da un articolo che aveva letto in una rivista sull’aereo, e si ricordò di come fosse rimasta impressionata dal prezzo.

“Hai pranzato?” le chiese Ryan dopo aver versato il tè.

“No, ma non importa...”

Ignorando le sue proteste, l’uomo tirò fuori dal frigo un piatto pieno di frutta, muffin e panini.

“Durante il fine settimana, mi piace avere una scorta di cibo a disposizione. Vorrei poter dire che questo è apposta per te, ma in realtà è lo stesso che preparo solitamente ai bambini. Dylan ha dodici anni, e inizia a mangiare come un adolescente, Madison ha nove anni e fa un sacco di sport; preferisco si ingozzino di questo tipo di cose piuttosto che di dolci o cibo spazzatura”.

“Dove sono i bambini?” chiese Cassie, sentendo un’altra ondata di nervosismo al pensiero di incontrarli. Con un padre tanto divertente e genuino, probabilmente erano proprio come Jess li aveva descritti, ma lei aveva bisogno di esserne certa.

“Sono usciti in bici dopo pranzo, per andare a trovare un amico che vive in fondo alla strada. Gli ho detto di sfruttare il pomeriggio prima che cominci a piovere. Dovrebbero essere a casa a breve. Altrimenti, sarò costretto a tirare fuori la Land Rover e andare a prenderli”.

Ryan diede un’occhiata fuori dalla finestra per osservare il cielo, che si stava oscurando.

"In ogni caso, come ti ho spiegato, ho davvero bisogno di aiuto per il prossimo periodo. Sono un genitore single ora, e i bambini hanno bisogno di tutte le distrazioni possibili. Inoltre le scadenze del mio lavoro sono inderogabili”.

“Che lavoro fai?” domandò Cassie.

“Sono il proprietario di una flotta di barche da pesca, e da turismo, che opera dal porto in paese. Questo periodo dell’anno è quello in cui viene fatta manutenzione alle barche, e al momento ho una squadra sul luogo, per le riparazioni. Sono terribilmente impegnati, e stanno per arrivare i primi temporali della stagione. Ecco perché i tempi sono così stretti, e la mia situazione attuale non è d’aiuto”.

“Dev’essere stato terribile affrontare un divorzio, soprattutto in questo momento”.

“È stato un periodo veramente duro”.

Quando Ryan si allontanò dalla finestra, nella luce che stava ormai cambiando, Cassie si rese conto che non era solo attraente, ma anche incredibilmente bello. Il suo volto era forte e deciso, e osservando i muscoli scolpiti del suo braccio, Cassie pensò che pareva essere estremamente in forma.

Rendendosi conto che stava esaminando l’uomo per il suo aspetto fisico, mentre lui stava passando un periodo d’inferno sul lato emotivo, portò Cassie a rimproverare se stessa. Allo stesso tempo, dovette però ammettere che Ryan era irresistibilmente affascinante, al punto da doversi obbligare a smettere di fissarlo.

“Ryan, l’unico problema è che al momento io non ho un visto lavorativo. Ne ho uno valido per la Francia, e l’agenzia per ragazze alla pari mi ha dato tutti i permessi, ma non mi ero resa conto che qui le cose funzionassero diversamente”.

“Mi sei stata consigliata da un’amica”, disse Ryan, sorridendo. “Il che implica che puoi stare con noi come ospite. Ti pagherò in contanti, in nero, così non dovrai pagare le tasse, se per te va bene”.

Cassie si sentì estremamente sollevata. Ryan aveva capito la sua situazione ed era disposto ad accettarla senza alcun problema. Ciò la liberava di un enorme peso. Cassie si rese anche conto che quello poteva essere il fattore decisivo, e dovette trattenersi dall’accettare il lavoro su due piedi. Si ricordò di stare molto attenta, e che doveva per lo meno aspettare di conoscere i bambini prima di assumersi un tale impegno.

“Per quanto tempo avrete bisogno di qualcuno?”

“Massimo per tre settimane. Così avrò il tempo per portare a termine questo progetto. Poi partiremo per le vacanze, in modo da poter legare come famiglia. O meglio, ristabilire un nuovo legame come nuova famiglia. Si dice che un divorzio sia l’evento più stressante nella vita di una persona, e credo che sia io che i bambini possiamo confermarlo”.

Cassie annuì in solidarietà. Era certa che i suoi figli avessero sofferto. Si chiese quanto avessero litigato Ryan e la moglie. A un certo punto dovevano esserci stati dei litigi. L’unico dubbio poteva essere sul fatto che fossero finiti in urla e recriminazioni, o in un teso e terribile silenzio.

Pur avendo vissuto entrambe le situazioni, Cassie non sapeva dire quale fosse la peggiore.

Finché fu viva, la madre di Cassie era riuscita a limitare la parte peggiore del carattere del padre. Cassie ricordava molto bene i tesi silenzi della sua infanzia, che le avevano permesso di sviluppare un incredibile intuito per i conflitti. Era in grado di entrare in una stanza e capire subito se le persone al suo interno avevano litigato. I silenzi sono veramente tossici e ti consumano emotivamente, perché non hanno mai fine.

Una cosa positiva dei litigi chiassosi, è che prima o poi finiscono, anche se a volte con dei vetri rotti o con l’arrivo di un’ambulanza. Ma anche quelli le avevano causato traumi di tipo diverso, e numerose cicatrici. Le avevano anche inculcato un senso di paura, perché le urla e la violenza fisica le avevano fatto capire che una persona può perdere il controllo, perciò non ci si può fidare.

Si trattava, in sostanza, di come era diventato suo padre dopo la morte della moglie.

Cassie si guardò intorno, all’interno della cucina ordinata, e cercò di immaginare cosa potesse essere successo tra Ryan e la moglie lì dentro. I litigi peggiori, per sua esperienza, avvenivano in cucina e in camera da letto.

“Mi spiace che tu debba aver affrontato tutto questo”, disse sottovoce.

Ryan la stava guardando attentamente, e lei gli restituì lo sguardo, fissandolo nei suoi pallidi e penetranti occhi azzurri.

“Cassie, sembra proprio che tu mi capisca”, disse.

Sembrava che le stesse per chiedere dell’altro, ma la porta principale si aprì proprio in quel momento.

“Ecco i bambini, giusto in tempo”. Ryan sembrò sollevato.

Cassie diede un’occhiata fuori dalla finestra. Alcune gocce stavano iniziando a colpire il vetro, e non appena la porta si chiuse, queste si trasformarono in un freddo acquazzone invernale.

“Ciao, papà!”

Si sentirono dei passi sul pavimento di legno, e una ragazzina magra con indosso dei pantaloncini da ciclista e una giacca della tuta verde entrò correndo in cucina. Si fermò quando vide Cassie, la squadrò dalla testa ai piedi, poi si avvicinò e le strinse la mano.

“Ciao, sei la signora che si prenderà cura di noi?”

“Mi chiamo Cassie. Sei Madison?” le chiese la ragazza.

La bambina annuì, e Ryan scompigliò i brillanti capelli castani della figlia.

“Cassie sta ancora decidendo se vorrà lavorare per noi. Tu che ne pensi? Prometti di comportarti al meglio?”

Madison scrollò le spalle.

“Ci dici sempre di non fare promesse che non siamo in grado di mantenere. Ma ci proverò”.

Ryan rise, e Cassie si ritrovò a sorridere per l’impertinente onestà della bambina.

“Dov’è Dylan?”, chiese Ryan.

“È in garage, sta mettendo l’olio alla bici. Stava cigolando mentre salivamo per la collina e poi gli è caduta la catena”. Madison fece un respiro profondo e si diresse verso la porta della cucina.

“Dylan!” urlò. “Vieni qui!”

Cassie potè udire un urlo provenire da lontano. “Arrivo!”

“Ci metterà una vita”, disse Madison. “Quando comincia a mettere mano alle biciclette, non si ferma più”.

Quando vide il piatto con gli spuntini, la bambina vi si piombò, con gli occhi che le brillavano. Poi, osservandone il contenuto, fece un sospiro esasperato.

“Papà, hai fatto i tramezzini con le uova”.

“Ed è un problema?” chiese Ryan, con le sopracciglia sollevate.

“Sai come la penso sulle uova. È come avere vomito dentro un panino”.

Con attenzione, scelse un muffin dalla parte opposta del piatto.

“Vomito dentro un panino?” La voce di Ryan univa sdegno e divertimento. “Maddie, non dovresti dire certe cose di fronte ad un’ospite”.

Fai attenzione, Cassie, quel ripieno all’uovo si attacca a tutto”, la avvertì Madison, facendo un’espressione penitente al padre.

Cassie percepì immediatamente una strana sensazione di appartenenza. Quel tipo di prese in giro era esattamente ciò che aveva sperato di trovare. Fino a quel momento, sembrava si trattasse di una famiglia normale e felice, con persone che si prendevano in giro l’una con l’altra, ma che al contempo si proteggevano l’un con l’altro. Era certa però che ognuno di loro avesse le proprie peculiarità. Si rese conto di quanto era stata inutilmente nervosa, e come si fosse aspettata che qualcosa sarebbe andato storto.

Cassie non aveva mangiato ancora niente, perché si sentiva in imbarazzo a farlo di fronte a Ryan. In quel momento si rese conto di quanto avesse fame, e decise che sarebbe stato meglio mangiare qualcosa prima che il suo stomaco la facesse imbarazzare con brontolii udibili.

“Ho deciso che proverò ad essere coraggiosa, e assaggerò un tramezzino”, si offrì.

“Grazie. Sono sollevato per il fatto che qualcuno possa apprezzare la mia eccellenza culinaria”, disse Ryan.

“Se vogliamo chiamarla così”, lo corresse Madison, facendo ridere Cassie.

Girandosi verso Cassie, disse “Papà cucina sempre. Ma odia pulire”.

“Verissimo”, confermò Ryan.

Maddie fece un altro respiro profondo e si rivolse verso la porta della cucina.

“Dylan”, urlò.

Poi, con tono normale, aggiunse “Oh, eccoti”.

Un ragazzo alto e smilzo entrò nella stanza. Aveva gli stessi lucidi capelli castani della sorella e Cassie si chiese se si fosse alzato in statura di recente, perché sembrava essere un fascio di nervi.

“Ciao, piacere di conoscerti”, disse a Cassie, senza prestarle molta attenzione.

La ragazza potè notare nei lineamenti giovanili del ragazzo, la sua somiglianza col padre. Avevano la stessa mascella forte e gli zigomi ben definiti. Nel bel volto ovale di Madison riusciva a vedere meno somiglianza con il padre, e Cassie si chiese che aspetto avesse la madre dei bambini. C’erano fotografie di famiglia da qualche parte in casa? O il divorzio era stato talmente brutto che erano state tutte rimosse?

“Bisogna stringere la mano”, Ryan ricordò al figlio, e Dylan la tese, così che Cassie potè notare come fosse sporca di grasso per biciclette.

“Oh-oh, vieni qui”.

Ryan si affrettò verso il lavello, aprì il rubinetto e versò una grossa quantità di liquido per i piatti sulle mani del figlio.

Mentre Ryan era distratto, Cassie prese un altro panino.

“Che problema aveva la bicicletta?” chiese Ryan.

“La catena saltava ogni volta che cambiavo una marcia”, spiegò Dylan.

“Sei riuscito a sistemarla?” il padre osservava i progressi della pulizia con preoccupazione.

 

“Sì”, rispose Dylan.

Cassie si aspettava che il ragazzo spiegasse meglio, ma non fu così. Ryan gli passò un asciugamano e lui si asciugò, strinse la mano di Cassie per un rapido saluto formale e poi rivolse l’attenzione agli spuntini.

Dylan non disse molto mentre mangiava, ma Cassie fu colpita dall’enorme quantità di cibo che il ragazzo riuscì ad ingerire in pochi minuti. Il piatto era quasi vuoto quando Ryan lo mise al suo posto in frigorifero.

“Non avrai più fame a cena, se continui a mangiare, e ho deciso di fare gli spaghetti alla bolognese”, disse.

Tranquillo, che mangerò anche quelli”, promise Dylan.

Ryan chiuse il frigorifero.

“Bene, ragazzi, Ora voglio che andiate a cambiarvi, altrimenti vi prenderete un raffreddore”.

Quando furono usciti, Ryan rivolse l’attenzione verso Cassie, e lei si rese conto che sembrava ansioso.

“Che ne pensi? I bambini sono come te li aspettavi? Sono dei bravi ragazzi, anche se possono avere i loro momenti no”.

A Cassie i bambini erano piaciuti dal primo momento. Madison, in particolare, sembrava essere una ragazzina semplice da gestire, e Cassie non riuscì ad immaginarsi una situazione in cui si potesse rimanere senza niente da dire, con la bimba chiacchierona nei paraggi. Dylan pareva una persona più calma, introversa e complessa. Ma questo poteva anche essere dovuto alla sua maggiore età, e al fatto che stesse entrando nell’adolescenza. Aveva senso il fatto che non avesse molto da dire alla ragazza alla pari di ventitré anni.

Ryan aveva ragione, parevano bambini semplici, e cosa ancora più importante, lui sembrava un padre che l’avrebbe aiutata in caso di qualunque problema.

La decisione era presa, dunque. Avrebbe accettato il lavoro.

“Sembrano adorabili. Sarei felice di lavorare per voi per le prossime tre settimane”.

Il volto di Ryan si illuminò.

“Oh, fantastico. Sai Cassie, dal primo momento in cui ti ho vista - anzi, da quando abbiamo parlato al telefono - ho sperato che accettassi. C’è qualcosa riguardo la tua energia che mi intriga. Mi piacerebbe molto sapere che cosa hai passato, cosa ti ha formato, perché sembri - non so come descriverlo. Saggia, matura. In ogni caso, sento che i miei figli saranno in ottime mani”.

Cassie non sapeva cosa dire. Le lodi di Ryan la misero a disagio.

Ryan aggiunse “I bambini saranno felicissimi; posso vedere che gli piaci di già. Lascia che ti mostri la tua stanza e la casa, così puoi sistemarti. Hai le tue valigie con te?”

“Sì, ho tutto”.

Sfruttando un attimo di tregua dalla pioggia, Ryan la accompagnò alla macchina e sollevò le pesanti valigie senza difficoltà, trasportandole nell’atrio.

“Abbiamo un solo garage, dimora della Land Rover, ma parcheggiare sulla strada è totalmente sicuro. La casa è abbastanza semplice. Abbiamo un salotto sulla destra, la cucina di fronte, e sulla sinistra vi è una sala da pranzo che non usiamo quasi mai e che, quindi, è diventata una stanza per fare puzzle, leggere e giocare. Come puoi vedere”.

Ryan sospirò, guardando all’interno della stanza.

“Chi è l’appassionato di puzzle?”

“Madison. Ama usare la mani, fare lavoretti, e qualunque cosa la tenga occupata”.

“E ama anche lo sport?” Chiese Cassie. “Ha un sacco di talenti”.

“Temo che, con Madison, il problema siano i compiti. Ha bisogno di supporto dal quel punto di vista, soprattutto in matematica. Perciò tutto l’aiuto che potrai offrirle, anche se si trattasse solo di supporto morale, sarebbe fantastico”.

“E Dylan?”

“È un ciclista appassionato, ma non gli interessa nessun altro sport. Ha una mente molto meccanica, e ha ottimi voti a scuola. Non è molto socievole però, e con lui bisogna stare sempre molto attenti, perché se si sente sotto pressione può essere molto lunatico”.

Cassie annuì, grata per i consigli ricevuti in merito ai suoi nuovi doveri.

“Questa è la tua stanza. Mettiamo giù i bagagli”.

La piccola camera aveva una meravigliosa vista sull’oceano. Era decorata di bianco e turchese e sembrava in ordine ed accogliente. Ryan posò la valigia più grande ai piedi del letto, e quella piccola sulla poltrona a righe.

“Il bagno degli ospiti è lungo il corridoio. C’è la camera di Madison sulla destra e quella di Dylan sulla sinistra. E in fondo c’è la mia. Poi c’è un altro luogo che voglio mostrarti”.

La accompagnò ritornando indietro lungo il corridoio, ed entrarono nel soggiorno. Dall’altro lato dello stesso, dietro le porte finestre di vetro, Cassie notò un terrazzo arredato con mobili in ferro battuto.

“Wow”, sospirò Cassie. La vista sul mare da quel punto panoramico era meravigliosa. C’era un drammatico precipizio che dava sull’oceano, e poteva sentire le onde che si infrangevano contro le rocce.

“Questo è il mio luogo di pace. Mi siedo qui ogni sera dopo cena per rilassarmi, di solito con la compagnia di un bicchiere di vino. Sei la benvenuta ad unirti a me qualunque sera tu ne abbia voglia - il vino non è obbligatorio, ma di sicuro sono necessari vestiti caldi e anti-vento. Il balcone ha un tetto solido, ma non ha vetrate di protezione. Ho pensato di metterle, ma mi son reso conto di non riuscirci. Quando sei lì fuori, con il rumore del mare e anche una spruzzata occasionale nelle sere di tempesta, ti senti davvero connesso all’oceano. Dai un’occhiata”.

Ryan aprì la porta scorrevole.

Cassie uscì sul balcone e si diresse verso il bordo, afferrando la ringhiera di metallo.

Non appena compì quel gesto, si sentì invasa da capogiri e, improvvisamente, non stava più guardando la spiaggia di Devon.

Si stava sporgendo oltre un parapetto di pietra, mentre guardava con orrore il corpo accartocciato molti metri più in basso, inondata dal panico e dalla confusione.

Poteva sentire la pietra, fredda contro le sue dita.

Si ricordò la parvenza di profumo che poteva ancora sentire all’interno dell’opulenta camera da letto, e il modo in cui la nausea l’aveva invasa, e come le sue gambe erano diventate così deboli da farle credere che sarebbe collassata. Come era stata incapace di ricordare gli avvenimenti accaduti la sera precedente. I suoi incubi, che erano sempre stati abbastanza brutti, erano peggiorati ed erano diventati più vividi dopo quella vista scioccante, e lei era diventata incapace di distinguere i sogni dai suoi stessi ricordi.

Cassie credeva di essersi liberata di quella persona terrorizzata, ma in quel momento, mentre l’oscurità la stava avvolgendo, capì che quei ricordi, infine, erano diventati parte integrante di lei.

“No”, provò ad urlare, ma la sua stessa voce pareva venire da un luogo lontanissimo e tutto ciò che potè far uscire fu un sospiro rauco e incomprensibile.

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