Quasi perduta

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CAPITOLO SETTE

Mentre aiutava i bambini con la loro routine serale di doccia e pigiama, Cassie non riuscì a togliersi quel messaggio dalla mente. Cercò di convincere se stessa che gli avvocati di Pierre Dubois avrebbero potuto chiamarla direttamente, senza aver bisogno di rintracciarla per mezzo di una vecchia compagna di scuola, ma rimaneva il fatto che ci fosse qualcuno che la stava cercando.

Aveva un urgente bisogno di scoprire di chi si trattasse.

Dopo aver riordinato il bagno, rispose a Renee.

“Hai il numero di questa signora? Ti ha lasciato il suo nome?”

Lasciando il telefono in camera, Cassie si diresse verso la cucina e aiutò Madison a preparare il tavolo, aggiungendo tutti i condimenti per la pizza: sale e pepe, aglio tritato, tabasco e maionese.

“A Dylan piace la maionese”, spiegò Madison. “A me fa schifo”.

“Anche a me”, confessò Cassie, e il suo cuore sussultò, quando sentì la porta principale aprirsi.

Madison corse fuori dalla cucina, con Cassie dietro di lei.

“Arrivano le pizze!” urlò Ryan, passando a Madison la pila di scatole. “Sono contento di essere al calduccio. Si sta facendo veramente freddo là fuori, e anche buio”.

Ryan vide Cassie, e, proprio come lei aveva sperato, sul suo viso comparve quel sorriso malvagiamente attraente.

“Ciao Cassie. Stai benissimo. Vedo che ti si sono arrossate un po’ le guance con tutta l’aria salmastra che abbiamo qui. Non vedo l’ora di sentire della vostra giornata”.

Cassie gli sorrise a sua volta, grata per il fatto che lui avesse pensato che il suo rossore era dovuto all’aria fresca, anziché al fatto che aveva iniziato a sentirsi eccitata ed imbarazzata non appena era arrivato lui.

Mentre prendeva le scatole dalle sue mani, Cassie si disse che sarebbe stato meglio che la cotta per il suo datore di lavoro si calmasse.

Pochi minuti dopo, Ryan si unì a loro in cucina, e Cassie notò che aveva in mano un sacchetto di carta marrone.

“Ho preso regali per tutti”, annunciò.

“Cosa mi hai preso?” chiese Madison.

“Pazienza, tesoro. Sediamoci, prima”.

Quando i bambini furono seduti a tavola, aprì il sacchetto.

“Maddie, per te ho preso questo”.

Era una maglietta stretta e nera, con una scritta di brillantini rosa che era scritta capovolta.

“Questa è la mia maglietta per le verticali”, diceva il testo.

“Oh, è bellissima! Non vedo l’ora di indossarla in palestra”, disse Madison, sorridendo radiosa mentre girava la maglietta, per vedere le luci che la facevano brillare.

“Per te Dylan, questo”.

Il suo regalo era una maglia a maniche lunghe giallo fosforescente, per la bici.

“Bella, papà, grazie”.

“Spero che così tu sia più al sicuro, visto che al mattino è più buio ora. E questi sono per te, Cassie”.

Con enorme stupore della ragazza, Ryan tirò fuori dalla borsa un paio di guanti caldi ed eleganti. Gli occhi della ragazza si spalancarono quando si rese conto che erano quasi identici a quelli che aveva provato in paese.

“Oh, sono davvero stupendi. E mi saranno molto utili”.

Sconcertata, Cassie notò di essere nuovamente in balia della sua cotta, e stava immaginando se stessa con i guanti addosso, mentre sedeva sul terrazzo a bere un bicchiere di vino con lui.

“Spero che ti vadano bene. Ho fatto del mio meglio per immaginarmi le tue mani mentre li stavo comprando”, disse Ryan.

A cassie mancò il fiato per un momento, mentre si chiedeva se anche lui stesse pensando la stessa cosa che pensava lei.

“Quindi, vi siete divertiti oggi?” chiese Ryan.

“Tantissimo. C’era un mago in paese. Mi ha regalato un pupazzo di neve, e ha fregato Dylan, vincendo cinque sterline. Poi Cassie ha indovinato dove fosse la carta e l’ha vinta, ma non ha vinto soldi”.

“Che carta ha vinto?” Ryan chiese alla figlia.

“La regina di cuori. Il mago ha detto che vuol dire che presto troverà l’amore”.

Cassie bevve un sorso di succo d’arancia, perché non sapeva dove guardare e non voleva assolutamente incontrare lo sguardo di Ryan.

“Beh, credo che Cassie si meriti quella carta, e tutto quello che le porterà”, disse Ryan, e la ragazza quasi rovesciò il succo, mentre posava il bicchiere.

“E poi cosa avete fatto?” chiese.

“Abbiamo incominciato a parlare di diversivi, mentre andavamo alla fermata dell’autobus, e Cassie mi ha distratto e mi ha rubato la mela candita!”

Madison sputò quasi fuori le parole, e, anche se era troppo impegnato a mangiare la pizza per dire molto, Dylan annuì con entusiasmo.

“Anche noi ti abbiamo comprato qualcosa”, disse Cassie, e passò a Ryan gli anacardi, timidamente.

“I miei preferiti! Domani avrò una giornata piena, quindi li porterò con me, così posso mangiarli per pranzo. Che bel pensiero. Grazie per questo regalo premuroso”.

Mentre disse queste ultime parole, Ryan guardò Cassie direttamente negli occhi, e non abbassò il suo sguardo penetrante per molti secondi.

Quando ebbero finito le pizze - Cassie non mangiò molto, perché non aveva fame, ma ci pensarono gli altri a finire ogni singola fetta - la ragazza accompagnò i bambini in salotto per la loro ora di televisione, e dopo aver guardato tutti insieme un talent show, li mise a letto.

Madison era ancora su di giri per le avventure di quella giornata, e per il talent show, dove si erano esibiti due gruppi di ginnaste.

“Credo che da grande vorrò essere una ginnasta”, disse.

“Richiede un duro lavoro, ma se è il tuo sogno, dovresti provarci”, la consigliò Cassie.

“Non credo di riuscire a dormire”.

“Vuoi che parliamo ancora un po’? O preferisci che ti legga una storia?”

Cassie cercò di non essere impaziente al pensiero di Ryan seduto sul terrazzo con un bicchiere di vino, che la aspettava. O forse non la stava aspettando, e sarebbe andato a letto presto. In quel caso, avrebbe perso l’occasione per parlargli del furto commesso da Dylan.

Quel ricordo la scosse. A causa della felicità per quel regalo premuroso, e le chiacchierate a tavola durante la cena, si era dimenticata di quello spiacevole episodio. Era suo dovere dirlo a Ryan, anche se ciò avrebbe significato rovinare quella splendida giornata.

“Preferisco leggere un po’”.

Madison uscì da sotto le lenzuola, si avvicinò alla mensola e scelse un libro che aveva sicuramente letto già molte volte, dato che la copertina era piena di pieghe e le pagine avevano un sacco di orecchie.

“Questo libro parla di una ragazza qualsiasi che diventa una ballerina. Mi piace un sacco, è entusiasmante. Lo è ogni volta che lo leggo. Non pensi che sia strano?”

“No, per niente. Le storie migliori ti fanno sempre sentire in questo modo”, disse Cassie.

“Cassie, secondo te insegnano ginnastica in collegio?”

Di nuovo il collegio. La ragazza si prese un momento per rispondere.

“Sì, soprattutto per il fatto che i collegi di solito sono scuole più grandi. Mi verrebbe da pensare che abbiano un sacco di strutture per diversi sport”.

Madison parve soddisfatta da quella risposta, ma poi fece un’altra domanda.

“Si può restare in collegio durante le vacanze?”

“No, si torna a casa. Perché vorresti rimanere a scuola durante le vacanze?”

Cassie sperava che Madison rispondesse, ma la bambina si tirò il piumone su fino al mento e aprì il libro.

“Ero solo curiosa. Buonanotte. Mi spengo la luce da sola”.

“Vengo a controllarti più tardi”, promise Cassie, prima di chiudere la porta.

Corse in camera sua, afferrò il cappotto e indossò i suoi bellissimi guanti nuovi, poi si affrettò verso il balcone.

Con suo sollievo, vide che Ryan era ancora lì. Anzi, provò un brivido di felicità quando vide che l’aveva aspettata per versare il vino. Non appena la vide, si alzò in piedi, avvicinò l’altra sedia alla propria e sprimacciò il cuscino prima che lei si sedesse.

“Salute. Grazie mille per oggi. È la sensazione più bella del mondo vedere i bambini così felici”.

“Salute”.

Mentre i bicchieri si toccarono, Cassie ricordò che non era stata una giornata perfetta. C’era stato un incidente grave. Come glielo avrebbe detto? E se l’avesse criticata e le avesse detto che doveva gestire la situazione in modo diverso?

Sarebbe stato meglio dirglielo con calma, e cercare di introdurre l’argomento nel discorso. Sperò che Ryan parlasse ancora del divorzio, che sarebbe stato l’argomento perfetto perché lei potesse dire “Sai, credo che il divorzio abbia segnato Dylan più di quanto pensassimo, perché ha rubato dei dolcetti dal negozio, proprio dopo che Madison aveva parlato della madre”.

Parlarono per un po’ del tempo - l’indomani sarebbe dovuta essere una bella giornata - e degli impegni dei bambini. Ryan spiegò che lo scuolabus sarebbe passato a prenderli alla fermata alle sette e trenta del mattino, e che a quell’ora lui sarebbe già stato al lavoro; aggiunse che sarebbero stati i bambini stessi a dirle a che ora doveva passare a prenderli a scuola, e se dovevano andare a qualche attività.

“C’è una tabella dentro all’anta dell’armadio in camera mia, se vuoi dargli un’occhiata”, disse. “La aggiorno ogni qual volta ci sia una modifica negli orari”.

“Grazie mille. La controllerò se ne dovessi avere bisogno”.

“Sai...”, disse Ryan, e Cassie si irrigidì e scolò l’ultimo sorso di vino, perché il tono di voce dell’uomo era cambiato, diventando molto più serio. Era certa che avrebbe parlato del divorzio, e ciò voleva dire che era giunto il momento di introdurre il difficile argomento del furto di Dylan.

 

Lui riempì entrambi i bicchieri prima di continuare.

“Sai, ti ho pensato molto oggi. Non appena ho visto quei guanti mi sei venuta in mente, e mi sono reso conto di quanto mi sia piaciuta la nostra chiacchierata di ieri sera, qui fuori. I guanti erano in realtà il mio modo per dirti che mi piacerebbe che passassi ogni sera qui fuori con me”.

Per un attimo Cassie non seppe cosa dire. Non poteva credere a quello che Ryan aveva appena detto. Poi, quando assorbì quanto aveva sentito, si sentì piena di felicità.

“Con piacere. Mi è piaciuto un sacco il tempo trascorso insieme ieri sera”.

Voleva aggiungere altro, ma si fermò. Doveva stare molto attenta a esprimere le emozioni che le stavano crescendo dentro, perché Ryan poteva aver fatto quel commento solo per educazione.

“Ti vanno bene?” Poggiò la mano di Cassie sul proprio palmo e passò il pollice gentilmente sulle sue dita.

“Si, sono perfetti. E non sento assolutamente freddo”.

Il cuore della ragazza batteva talmente forte che lei si chiese se lui potesse sentirlo, mentre le accarezzava gentilmente il polso, prima di lasciare la presa.

“Ti ammiro davvero molto sai, ad aver fatto una cosa come quella di viaggiare all’estero. Hai deciso di farlo da sola? O con un’amica?”

“Da sola”, disse Cassie, felice che lui capisse quanto era stata dura.

“È davvero incredibile. Che ne pensa la tua famiglia?”

Cassie non voleva mentire, perciò fece del suo meglio per deviare il discorso.

“Mi hanno supportato tutti. Amici, famiglia, e il mio ex datore di lavoro. Alcuni amici mi hanno detto che avrei sofferto di nostalgia e sarei rientrata dopo poco tempo, ma non è successo”.

“E hai lasciato a casa qualcuno di speciale? Un fidanzato, magari?”

Cassie riuscì a malapena a respirare quando capì che cosa potesse implicare quella domanda. Che Ryan stesse accennando a qualcosa? O si trattava solo di una domanda generale, per conoscerla meglio? Doveva stare attenta, perché era così attratta da lui che avrebbe potuto facilmente dire qualcosa di inappropriato.

“Non ho un fidanzato. Uscivo con un ragazzo all’inizio dell’anno, negli USA, ma ci siamo lasciati ben prima che partissi”.

Non era vero. Aveva lasciato il suo ex violento solo qualche settimana prima di partire, e uno dei motivi principali per cui aveva deciso di partire era quello di poter andare tanto lontano da non poter essere seguita, e non avere la tentazione di perdonarlo.

Cassie non poteva raccontare la verità. In quel preciso momento, su quel terrazzo a guardare le onde che in lontananza si infrangevano sulla riva, voleva che Ryan pensasse che la sua relazione fosse acqua passata. Che lei fosse serena, senza strascichi, e pronta per una nuova avventura.

“Sono felice tu ti sia confidata. Sarebbe sbagliato da parte mia non assicurarmene”, disse Ryan a bassa voce. “E suppongo sia stata tu a lasciarlo, perché non riesco ad immaginare che sia andata diversamente”.

Cassie lo fissò, ipnotizzata dai suoi pallidi occhi blu, sentendosi come in un sogno.

“Sì, l’ho lasciato io. Le cose non stavano funzionando, e ho dovuto prendere una decisione difficile”.

Lui annuì.

“È questo che ho percepito in te dalla prima volta che abbiamo parlato. La tua forza interiore. Quell’abilità di sapere ciò che vuoi, e fare di tutto per ottenerlo. E nonostante ciò sei molto empatica, gentile e saggia”.

“Beh, non saprei riguardo a quest’ultima. La maggior parte delle volte non mi sento molto saggia”.

Ryan rise. “Questo è perché sei troppo impegnata a vivere la vita per essere introspettiva. Un’altra grande qualità”.

“Beh, credo che stando qui potrei imparare molto da qualcuno, in merito a ciò”, ribatté.

“La vita non è più divertente quando la si passa con qualcuno che la renda meritevole di essere vissuta?”.

Le parole di Ryan la punzecchiavano, ma il volto era serio, e lei si accorse di non riuscire a distogliere lo sguardo.

“Sì, certamente”, bisbigliò Cassie.

Non sembrava proprio essere una normale conversazione. Significava qualcosa di più. Doveva essere per forza così.

Ryan posò il bicchiere e le prese la mano, aiutandola ad alzarsi dal cuscino. Quando lei si girò per rientrare, il suo braccio la avvolse intorno alla vita per alcuni secondi, come per caso.

“Dormi bene”, disse Ryan, quando raggiunsero la porta della camera di Cassie.

La mano dell’uomo le sfiorò la parte bassa della schiena, mentre si piegava verso di lei, e per un momento gli occhi stupefatti di Cassie analizzarono la forma della sua bocca, salda e sensuale, circondata da un leggero tocco di barba.

Poi le labbra dell’uomo toccarono le sue per un momento, prima che lui si allontanasse e le dicesse, gentilmente “Buonanotte”.

Cassie rimase a guardare finché lui non ebbe chiuso la porta della sua camera e poi, sentendosi come se stesse galleggiando, controllò che la luce in camera di Madison fosse spenta e tornò nella sua stanza.

Con un sussulto, si rese conto di essersi dimenticata di dire a Ryan del furto.

Non ve ne era stata l’opportunità. La serata non era andata in quella direzione. A dire il vero era andata in una direzione totalmente opposta, talmente inaspettata da averla lasciata meravigliata, speranzosa e trepidante. Sentiva che con quel bacio si era aperta una porta, e oltre la soglia, aveva notato qualcosa che avrebbe potuto cambiare il suo intero mondo.

Lo aveva inteso come un bacio amichevole? O significava qualcosa di più? Lei non ne era certa, ma riteneva di sì. L’incertezza la faceva sentire nervosa ed eccitata, ma in maniera positiva.

Una volta tornata in camera, Cassie controllò di nuovo il telefono, e vide che Renee le aveva risposto.

“La donna ha detto che chiamava da una cabina telefonica, quindi nessun numero. Se dovesse richiamare le chiederò il nome”.

Mentre leggeva il messaggio, Cassie ebbe un’idea improvvisa.

Quella donna misteriosa aveva chiamato da una cabina telefonica, aveva paura a lasciare i propri dettagli, e aveva contattato una vecchia amica di scuola di Cassie, che era la sua unica amica che ancora viveva nella loro città natale.

Il padre di Cassie si era trasferito dal paese in cui lei era cresciuta. Si era trasferito molte volte, cambiando lavoro e fidanzata e perdendo il telefono quasi ogni volta che usciva a bere. Lei aveva perso i contatti con lui da anni e non aveva intenzione di vederlo mai più. L’uomo stava invecchiando, aveva una salute instabile, e si era creato la vita che meritava. In ogni caso, ciò implicava che fosse praticamente impossibile contattarlo, se ad esempio un membro della famiglia decidesse di cercarlo. Nemmeno Cassie avrebbe saputo come contattare il proprio padre in quel momento.

C’era una possibilità, e le sembrava sempre più probabile ogni volta che ci pensava, che la persona che l’aveva cercata fosse sua sorella, Jacqui, che stava facendo del suo meglio per trovare Cassie. Un vecchio compagno di scuola sarebbe stata l’unica possibilità di rintracciarla, per qualcuno senza presenza sui social media, e Jacqui non lo era. Cassie l’aveva cercata molte volte, facendo una ricerca ogni volta che ne aveva il tempo, sperando che il suo lavoro da detective potesse scovare qualche indizio sulla posizione di sua sorella.

La ragazza si sentì la pelle d’oca al pensiero che la persona che l’aveva cercata fosse proprio sua sorella.

Il fatto che la stesse cercando non implicava che Jacqui fosse in una bella situazione, ma quello Cassie non l’aveva mai creduto. Se Jacqui fosse stata bene, e si fosse sistemata, con un lavoro stabile e un appartamento, l’avrebbe contattata molto tempo prima.

Quando Cassie pensava a Jacqui, vedeva sempre incertezza, precarietà. Si immaginava una vita che traballava in fragile equilibrio - tra soldi e povertà, droghe e riabilitazione, fidanzati e molestatori, chi poteva conoscerne i dettagli? Con una vita fortemente instabile e incerta, sarebbe stato difficile per Jacqui contattare la famiglia che aveva lasciato molti anni prima. Forse le sue circostanze non glielo permettevano, o forse era imbarazzata per la propria situazione. Magari trascorreva mesi in mezzo a una strada, o fuori dalla circolazione, fatta di qualunque cosa, o ad elemosinare per il cibo, chi poteva saperlo?

Cassie decise che doveva avere fede, e accettare l’idea che quella donna fosse proprio Jacqui che cercava di mettersi in contatto con lei.

Velocemente, conscia del fatto che Ryan potesse spegnere il Wi-Fi in qualunque istante, rispose a Renee.

“Potrebbe trattarsi di mia sorella. Se chiama di nuovo dalle il mio numero, per favore”.

Sperando che il suo intuito non si sbagliasse, Cassie chiuse gli occhi, sentendo che aveva fatto quanto in suo potere per ristabilire un contatto con l’unico membro della famiglia a cui teneva.

CAPITOLO OTTO

La mattina seguente fu un caos organizzato, quando Cassie cercò di far sì che i bambini fossero vestiti per andare a scuola. Le uniformi non si trovavano, le scarpe erano infangate, e i calzini spaiati. Si ritrovò a correre avanti e indietro tra la cucina e le camere da letto, trasportando la colazione insieme a tutto il resto.

I bambini divorarono tè, toast e marmellata prima di ricominciare a cercare articoli scolastici che sembravano essersi trasferiti in un universo parallelo durante il fine settimana.

“Ho perso il badge!” annunciò Madison, indossando la giacca.

“Come è fatto?” chiese Cassie, in ansia. Credeva che fossero finalmente pronti.

“È tondo e verde chiaro. Non posso andare a scuola senza, ero il capoclasse la settimana scorsa e oggi devo passarlo a qualcun altro”.

Presa dal panico, Cassie si inginocchiò e iniziò a cercare ovunque su quattro zampe, finché riuscì finalmente a trovarlo sul pavimento del ripostiglio.

Quando questa crisi fu superata, Dylan urlò che non riusciva a trovare il suo astuccio. Fu solo dopo che i bambini furono usciti che Cassie lo trovò dietro la gabbia del coniglio, e li raggiunse sulla strada, dove i ragazzi stavano aspettando il pullman.

Quando furono finalmente saliti sull’autobus, Cassie fece un respiro profondo, e le tornarono alla mente i pensieri felici della sera prima.

Mentre riordinava casa, rivide nella mente l’incontro con Ryan.

Lui stava sicuramente flirtando, ne era certa.

Il modo in cui l’aveva toccata, le aveva preso la mano e le aveva chiesto se aveva un fidanzato. Quella domanda in sé sarebbe stata del tutto innocente, ma aveva detto altro.

“Sarebbe sbagliato da parte mia non assicurarmene”.

Ciò indicava che l’aveva chiesto per un motivo. Voleva assicurarsene.

E quel bacio. Cassie chiuse gli occhi mentre ci ripensava, sentendo il sangue scaldarsi dentro di sé. Era stato così inaspettato, così perfetto.

Era sembrato amichevole, ma era come se lui avesse voluto dire molto di più con quel gesto. Era impossibile dirlo. La ragazza si sentiva del tutto incerta, ma in modo positivo.

La mattina trascorse rapida, e visto che Ryan aveva annunciato che sarebbe rientrato tardi, Cassie decise di cominciare a preparare la cena. Il suo repertorio culinario era alquanto limitato, ma c’era una mensola in cucina piena di libri di ricette.

Cassie scelse quello sulle cene in famiglia. Aveva dato per scontato che fosse un libro di Ryan, perciò fu sorpresa quando sulla prima pagina vide un messaggio scritto a mano, che riportava - Buon compleanno Trish.

Perciò quel libro era di Trish. Doveva averglielo regalato un amico; magari qualcuno che non si era reso conto che era soprattutto Ryan a cucinare. In ogni caso, lei non l’aveva portato con sé.

I pensieri di Cassie furono interrotti da un colpo rumoroso alla porta.

Si affrettò a rispondere.

Era un uomo in pantaloni di pelle nera. Dietro di lui, sul marciapiede, vi era una grossa motocicletta.

Non appena Cassie aprì la porta, l’uomo avanzò, occupando gran parte del suo spazio vitale. Era alto, con le spalle larghe, i capelli scuri a spazzola e i baffi. La ragazza notò un lieve livello di aggressività, nel modo in cui si era infilato in casa e per via della sua espressione mentre la guardava.

Lei fece un passo indietro, innervosita dalla sua presenza invadente. Non aveva agganciato la catenella all’interno della porta prima di aprire, perché non lo aveva creduto necessario, in quel piccolo e tranquillo paesino.

 

“Casa Ellis?”chiese l’uomo.

“Sì”, disse Cassie, chiedendosi di cosa si trattasse.

“Il Sig. Ryan Ellis è in casa oggi?”

“No, è al lavoro. Posso aiutarla?”

Cassie si sentì inondare dal panico. Per sicurezza, avrebbe dovuto dire che Ryan era andato un attimo dai vicini. Non sapeva chi fosse quell’uomo. Era invadente e si sentiva in diritto di agire a suo piacimento, e il suo comportamento non era certo quello con cui un ragazzo delle consegne si sarebbe atteggiato con un cliente.

“E lei chi sarebbe?” l’uomo sorrise leggermente, appoggiando una mano sullo stipite della porta.

“Sono la ragazza alla pari”, disse Cassie in maniera difensiva, ricordandosi troppo tardi che avrebbe dovuto dire che era un’amica di famiglia.

“Ah, quindi ti ha assunto? Ti paga? Da dove vieni? Dagli Stati Uniti?”

Cassie si sentì mancare il respiro. Non si era assolutamente aspettata una cosa simile, e i suoi pensieri andarono immediatamente alla cameriera espulsa dal Paese, di cui la direttrice del café le aveva parlato proprio il giorno precedente.

Non gli rispose. Invece ripeté “Come posso aiutarla?”

Sperò che l’uomo non potesse percepire il suo terrore.

“Ho una consegna speciale per il sig. Ryan Ellis”.

L’uomo le consegnò una grossa busta di manila, su cui vi era scritto il nome e l’indirizzo di Ryan.

Lei la posò sul tavolo dell’ingresso, e lui le passò una cartella.

“Firmi qui. Nome completo, orario della consegna e numero di telefono”.

Quindi si trattava solamente di una consegna, dopo tutto. Cassie si sentì sollevata, ma non si sarebbe sentita tranquilla finché l’uomo non se ne fosse andato.

“E il suo passaporto, per cortesia”.

“Il mio cosa?”

Lo fissò inorridita.

“Devo fargli una foto, se non le dispiace”.

Il suo tono di voce le fece intuire che a lui non importava in alcun modo se a lei fosse dispiaciuto”.

Si appoggiò al muro e controllò l’orologio.

Cassie si sentì prendere dall’ansia. Di cosa si trattava? Era terrorizzata al pensiero che si trattasse di qualche controllo sul lavoro nero.

Non poteva dirgli di andarsene, anche se lo desiderava parecchio. Fotografare il suo documento era legale, o si trattava di una violazione dei suoi diritti? Sembrava un tentativo di intimidazione, ma non riuscì a pensare ad una via d’uscita che non l’avrebbe fatta finire in guai ancora peggiori.

“Può attendere fuori mentre vado a prenderlo?” chiese.

L’uomo si prese il suo tempo per ritornare sul portico. Poi si fermò e attese, con le braccia conserte e quel mezzo sorriso sul viso tondo e pallido.

Cassie chiuse la porta, desiderando non doverla riaprire, e si affrettò verso la sua camera da letto per prendere il passaporto, con il suo incriminante visto turistico.

Poi tornò indietro, aprì la porta, e lo consegnò all’uomo che l’attendeva.

Nel frattempo lui si era acceso una sigaretta. Mettendosela tra le labbra, tirò fuori il telefono e scorse le pagine del documento.

Lei poté udire il click ripetitivo della fotocamera. Sembrava che stesse fotografando più di una pagina.

Poi l’uomo le riconsegnò il documento e tolse la sigaretta dalla bocca.

“A posto, è tutto. Dica al signor Ellis che sarò presto di ritorno, se non risponderà alla convocazione”.

Lanciò il mozzicone di sigaretta sul terreno, si girò, e tornò verso la sua motocicletta. Un attimo dopo, il motore rombò e l’uomo se ne andò.

A quattro zampe, Cassie raspò per poter raccogliere la sigaretta ancora accesa. La spense sull’erba umida e portò il mozzicone in cucina, dove lo gettò nella spazzatura. Le tremavano le mani. Che cosa era stato tutto ciò?

Fissò la busta, la mise contro la luce, e la girò per vedere se vi fosse un indizio dell’identità del mittente, ma non riuscì a vedere nulla.

Avrebbe dovuto attendere che Ryan fosse tornato a casa per parlargliene.

Cassie cominciò a temere che a causa della gentilezza di Ryan, la sua presenza lo avesse messo nei guai.

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