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Gli eredi della confraternita

Jaren era seduto sull'enorme roccia che si trovava all'inizio di Vianta, nello stesso luogo in cui, fino a pochi minuti prima si trovava l'accampamento militare di Isalia. In lontananza, sotto la pioggia sottile, poteva vedere i suoi uomini a cavallo che marciavano in lenta processione di ritorno verso casa. Avevano deciso di portare con loro il corpo di Marlok, tutto ciò che restava dei suoi uomini era il povero Atsel, il cui stato di salute gli impediva di trasferirlo. Alcuni soldati avevano insistito sulla necessità di portarlo a Isalia per poterlo guarire lì, ma il guaritore aveva assicurato che se fosse stato sottoposto a un simile viaggio, il ragazzo non sarebbe sopravvissuto più di qualche ora. Né sembrava certo che lì avrebbe resistito ancora a lungo, ma almeno la tranquillità e il completo riposo a Vianta potevano essere a suo favore. Erik rimase seduto accanto a lui, in silenzio. Appena uscito dalla fattoria del vecchio Hans, era andato a cercarlo, e dopo essersi assicurato che lui e sua sorella stessero bene, controllò anche Sarah e Jensen, ognuno immerso nelle proprie faccende e in perfette condizioni. Jaren si chiedeva se qualcuno di loro conoscesse gli hobby dei rispettivi nonni nella caccia a questi tipi di animali, cosa di cui dubitava per quanto riguardava Erik, Sylvaen e Sarah, poiché entrambi avevano vissuto da vicino la tragedia e nessuno dei due aveva accennato ad essa. Jensen era l'unico su cui aveva dei dubbi. Aveva parlato con lui a malapena un paio di volte, poiché i suoi uomini avevano portato con se i loro fabbri, incaricati di riparare le spade, i pugnali, gli scudi e le armature dei soldati. Pertanto avrebbe dovuto organizzare un incontro con lui e avvicinarsi discretamente alla questione dei lupi per scoprire se sapeva qualcosa.

“Non posso crederci che tu sia rimasto.”disse improvvisamente Erik “Anche se temo che non serva a niente, è un gesto che apprezzo profondamente, Jaren.”

Il giovane principe prese un sassolino e lo lanciò al suo amico.

“Non dirmelo davanti a tutte queste persone.”scherzò, imitando le stesse parole di Erik di qualche ora prima. “Le foreste di Vianta hanno occhi e orecchie.”

Erik sorrise leggermente.

“Non avevo avuto ancora il tempo di ringraziarti per la scorsa notte. Hai affrontato quel tuo soldato per mia sorella, per me Per tutte le donne di questo villaggio, anche se quel disgraziato aveva ragione. “

“Sono io che devo ringraziarti, Erik. Mi hai salvato con quelle bestie.”

“Si, anche questo è vero. Non sono l'inutile storpio che tutti pensano.”

Jaren lo guardò. Era spesso sorpreso dalla capacità di Erik di riferirsi al suo disturbo in modo così brusco o anche con battute che, se le avesse fatte qualche altra persona, sarebbero risultate crudeli. Ma era qualcosa che Erik faceva solo in presenza di Jaren e nessun altro, nemmeno di sua madre o sia sorella, con cui era solito evitare continuamente la questione della sua gamba gravemente ferita.

“Certo che non sei inutile.” gli disse “E la questione della tua gamba è solo temporanea. Quando i guaritori di Isalia potranno curarti, guarirai.”

“Che Dio ti ascolti, fratello.”

Erik saltò giù dalla roccia su cui si trovavano, guardando i soldati in marcia, e afferrò la sua stampella.

“Il re non si arrabbierà per questo?”chiese. Jaren balzò al suo fianco e si spolverò il giubbotto.

“Stai scherzando?Farà scintille quando vedrà che tutti sono tornati e io no. A quanto ho capito”aggiunse, mentre si incamminavano verso il villaggio “tutto è pronto per il mio matrimonio. Addirittura lei mi aspetta ad Isalia per incontrarmi.”

“E allora perché sei rimasto?Noi da soli non riusciremo ad ottenere ciò che non è stato possibile ottenere con tutti i tuoi soldati.”

“Lo so, o almeno così credo. Che sai di tuo nonno Unkor?”

Erik si accigliò e si fermò un momento prima di ricominciare a camminare.

“Mio nonno Unkor? Perché questa domanda?”

“Detto tra noi, stavo parlando con Hans e lui mi ha assicurato che quegli animali erano già stati qui prima, a Vianta, molti anni fa. Lui e alcuni dei suoi contemporanei li cacciarono, tuo nonno tra loro.”

“Stai scherzando?”

“Pensi che sia qualcosa su cui scherzarci?”

Erik si guardò intorno. Non c'era quasi nessuno fuori alle capanne, erano tutti terrorizzati dalla presenza di quegli animali.

“Non l'ho conosciuto praticamente.”rispose alla fine con naturalezza. “Era il padre di mio padre e non andava particolarmente d'accordo con lui, quindi non ricordo nemmeno una sua visita; Sylvaen e io siamo andati a trovarlo un paio di volte grazie alla determinazione di mia madre. Non siamo nemmeno andati al suo funerale, Né aveva frequentato nostro padre, suo figlio. Quel giorno ci misi una croce.”

“Mi dispiace.”

“Non devi dispiacerti. Non puoi amare o sentire la mancanza di qualcuno che conosci a malapena, giusto?”

Jaren si fermò e non disse nulla.

“Comunque devo andare a casa.”disse Erik salutandolo “E' il giorno delle pulizie e non credo che avremmo l'aiuto di Sylvaen che passa poco tempo a casa, quindi devo andare.”

“Vuoi che ti aiuti?”

“Per l'amor del cielo!”esclamò Erik “Hai intenzione di pulire la stalla delle perfide donne che volevano cacciarti?”aggiunse sarcastico.

Jaren sorrise, scuotendo la testa e rimase immobile mentre guardava il suo amico allontanarsi. Si guardò intorno e dovette fare un grosso sforzo per non crollare. Era arrivato davvero a sperare che Vianta potesse ritornare alla normalità che l'aveva caratterizzata prima dello scoppio della guerra tra Isalia e Likara, ma l'illusione era durata solo poche ore, e con l'apparizione di quel nuovo contrattempo, il compito sembrava ancora più arduo e oneroso.

Lentamente entrò nella casa di Bento, il guaritore. L'uomo gli aveva indicato la stanza in cui Atsel continuava a riposare, ma qualcosa lo trattenne, forse la paura di verificare le parole di Assynt e i peggiori presagi su quel ragazzo. Si fece coraggio quando raggiunse la porta e la spinse lentamente, rimanendo paralizzato sulla soglia. Erik aveva detto che sua sorella era praticamente scomparsa e non stava quasi mai a casa; in quel momento non si era nemmeno chiesto cosa la portasse a stare fuori quando invece tutti gli abitanti del villaggio facevano il contrario, per proteggere le loro capanne e le loro case, difendendosi da quei terribili animali. Quando arrivò lì, capì cos'è che la portava a stare fuori casa: Atsel. Mentre lui dormiva, col respiro agitato, lei stava al suo fianco, dando le spalle a Jaren e inginocchiandosi accanto al letto, mettendo dei panni freddi sulla fronte del ragazzo. Poteva sentire i suoi singhiozzi e persino i suoi sussurri sotto forma di preghiera. Sylvaen si voltò, allertata da alcuni passi, quelli di una donna che camminava lungo il corridoio in un'altra abitazione, presumibilmente vegliava su una persona malata che Bento stava guarendo. I suoi occhi scuri fissarono Jaren mentre si sedeva. Fece un passo nella stanza e chiuse con cura la porta.

“Jaren...”mormorò la giovane, abbassando lo sguardo.

“Immagino che per te Atsel sia molto di più di un piano alternativo.”

Alzò la testa e spalancò gli occhi.

“Io..”

“Vi ho sentite parlare, a te e tua madre.”

Sylvaen si voltò di nuovo e fissò il viso tormentato di Atsel, madido di sudore.

“Suppongo che l'umiliazione pubblica a cui mi ha sottoposto mio fratello sia sufficiente da non doverti più nulla.”

“Ti sbagli se pensi che questo mi soddisfi, ma se cerco di capire te e tua madre, faccio lo stesso anche con Erik. Pensavo fosse a conoscenza di tutto, e suppongo che tu possa immaginare quanto questo l'abbia ferito.”

Jaren fece qualche passo fino a collocarsi dall'altra parte del letto. Guardò il viso di Atsel e sentì un nodo alla gola, che gli impediva di respirare.

“Mi dispiace”disse Sylvaen “E' tutto quello che posso dirti, ma non posso cambiare il passato.”

“E' sufficiente.”rispose lui, guardandola.”Non ho bisogno di umiliazioni pubbliche, né che tu smetta di parlare con tuo fratello.”

Sylvaen tirò un respiro profondo.

“Quando mia madre scoprì che io e Atsel stavamo insieme, mi suggerì che potevo puntare molto più in alto.” La giovane donna si sedette sul letto e accarezzò i capelli di Atsel, umidi per il sudore e l'acqua dei panni che gli aveva applicato sulla fronte. Un soldato era una cosa e il principe ne era un'altra, quindi lo lasciai: lo umiliai, cercai di fargli del male, di allontanarlo, gli dissi che mi vergognavo di essermi fatta coinvolgere da un semplice soldato, e gli chiesi di tacere, di non dire niente a nessuno, specialmente a te. Poi mia madre mi suggerì la...brillante idea e ad essere sincera, in quel momento pensavo solo alla possibilità di rimanere incinta di Atsel. Avrei potuto far passare quel figlio per tuo, non rivederlo mai più, vivere nel tuo castello o in una casa che avessi costruito per noi, ma soprattutto l'avrei fatto sempre con un figlio di Atsel, anche se lui non l'avrebbe mai saputo. E' un pensiero egoista e orribile, verso di lui, verso di te, verso tutti, lo so.”

Jaren la guardò a lungo, rattristato. Sylvaen era innamorata di Atsel, ma sarebbe stata disposta a rinunciare a lui, al suo amore, a tutto per una vita benestante. Quanto conosceva realmente quella giovane donna? Quanto della imposizione di sua madre era realmente al di sopra della sua stessa ambizione?

“Spero che tu non abbia realizzato i tuoi errori troppo tardi, Sylvaen.”le disse. 2Vorrei che si svegliasse ora che sembri apprezzare i veri sentimenti al di sopra del semplice interesse. Conoscendolo, sono sicuro che Atsel ti perdonerebbe.”

Jaren si diresse verso la porta, ma si fermò alla domanda di Sylvaen.

“Tu l'hai fatto?”

“Lo farò e sarebbe bello se lo facessi anche tu con Erik, se pensi di avere qualcosa da perdonargli.”

Po diede un'ultima occhiata ad Atsel e lasciò la stanza.

*****

Il calore lo invase all'improvviso quando entrò lì. Il fuoco della fucina brillava con la sua luce rossastra. Soffocando l'atmosfera e appesantendola. Jaren fece qualche passo in avanti e afferrò una spada corta che giaceva su un tavolo pieno di metalli di ogni tipo. Il martellamento che si udiva più in là lo portò a chiedersi se Jensen avesse notato il suo arrivo, ma i suoi dubbi furono presto fugati quando il ragazzo entrò dalla porta sul retro. Teneva in mano delle enormi tenaglie che reggevano una spada, la cui lama era ancora incandescente.

“Maestà!”esclamò sorridendo “Posso aiutarla in qualche modo? Pensavo che foste andato via questo pomeriggio.”

“I miei uomini se ne sono andati, io no.”rispose con calma.

Il ragazzo si avvicinò alla picca in cui aveva immerso la lama della spada fumante al contatto con l'acqua. Jaren lo osservò attentamente, poiché l'aveva incontrato poche volte e per quanto fosse assurdo, sentiva di dover trovare qualche indizio sul suo volto, nella sua espressione, qualcosa che le avrebbe aperto la strada per affrontare la questione di suo nonno e dei lupi; con Erik lo aveva fatto spontaneamente, ma il ragazzo era come suo fratello e non lo avrebbe preso per pazzo, come avrebbe potuto fare Jensen, anche se voleva solo informarlo, se non lo era già, della parte credibile della storia, tralasciando il desiderio di vendetta di quegli animali.

“Ho sentito che uno dei vostri uomini è in condizioni particolarmente gravi.”aggiunse, mentre lavorava. “Bento sa cosa sta facendo. Sono sicuro che si riprenderà.”

“Grazie, lo spero anch'io”rispose Jaren. 2Vorrei parlare con te, se hai un minuto.”

Il giovane posò la spada sul tavolo e prese un panno per asciugarsi le mani, mentre si avvicinava a Jaren, con la sua espressione gentile.

“Certo. Come posso aiutarvi?”

“Prima di tutto dammi del tu. Tutto il villaggio lo fa.”

“Con tutto il rispetto, sua Maestà, l'intero villaggio sacrifica le capre nelle notti di luna piena, io no. Non penso che tutto quello che fa la maggior parte delle persone sia sempre giusto, ma in questo caso accetterò, Jaren.”

Il giovane principe sorrise, piacevolmente sorpreso dalle parole del fabbro.

“Gestisci la fucina da solo?”

“Si, da quando mio padre si è ammalato due anni fa.”rispose con naturalezza “Le cattive condizioni di vita a Vianta hanno messo fine alla vita di molti, mio padre e miei due fratelli tra gli altri.”

”Mi dispiace tanto.”

“Grazie. Sono riuscito ad andare avanti grazie ai loro sforzi. Quando erano in vita, e a quelli di mio nonno, che avviò questa fucina ai suoi tempi. Senza di questo, non so cosa avrei potuto fare adesso. Di cosa volevi parlare esattamente?”

“Di tua nonna. Delmara.”rispose senza indugi.

L'espressione sorridente di Jensen svanì e si abbassò a guardare le sue mani, ammaccate e piene di ferite, proprio come quelle di Jaren, anche se per cause diverse.

“Riguardo a cosa esattamente?”

“A cosa si dedicava? Hai detto che la fucina apparteneva a tuo nonno. Che faceva lei?”

Jensen si allontanò e iniziò nervosamente a riporre l'attrezzatura sul tavolo.

“Beh...cose normali. Tenere d'occhio la sua casa, occuparsi della sua famiglia, e ...a volte prendeva parte alla raccolta e alla semina nella fattoria di Hans e Lora, in tempi di maggiore abbondanza, per guadagnare qualche moneta d'oro in più. Quello che ogni donna di Vianta fa.”

“Sei sicuro che tua nonna faceva quello che fa ogni donna qui?E' consuetudine che le donne di questo villaggio caccino animali due volte la loro taglia e che potrebbero mangiarsele in un morso?”

Jensen si fermò e chiuse la serranda, lasciando la finestra aperta.

“Perché questo?”chiese nervoso.

“Tua nonna era una cacciatrice di quegli animali che stanno attaccando il villaggio. Forse lo sapevi o forse non ne avevi idea, ma se sai qualcosa ho bisogno che tu me lo dica.”

“Hans è un chiacchierone”disse, con un'espressione arrabbiata.

“Hans ha paura. Non c'è niente di sbagliato in questo, Jensen; non devi nasconderlo. Almeno non a me. Ma ho bisogno di armi per combattere contro questi animali, e chi li ha cacciati deve averle.”

“Non ci sono. Non più. L'unico modo per fabbricare armi contro questi animali era attraverso l'argento delle vecchie miniere, ma quando Isalia ha preso il controllo di queste terre, in cambio della loro protezione, gli è stato concesso l'accesso alle miniere. Tuo padre ci difende, noi gli diamo l'argento. Non possiamo toccare nulla se vogliamo continuare a godere del suo favore, e in questi tempi la salvaguardia di un grande regno è più che necessaria. Tu lo sai bene.”

“Parlerò con lui. Quando saprà cosa sta succedendo, acconsentirà che prendiate il minerale.”

“Sei sicuro?

“Mio padre vi ha giurato protezione ai suoi tempi e ve la darà. Eccomi qui, no?”

“Si, spero che continui ad essere così.”

“Cos'ha di speciale quell'argento?”chiese Jaren “Non si trova da nessun altra parte?”

“Mia nonna mi diceva che le profondità di quella miniera non hanno eguali. L'argento è mescolato con un'altra sostanza che lo rende letale per quegli animali. Non saprei dirti cosa sia, ma non c'è argento come quello di Vianta in nessun altro posto.”

Jensen camminò fino in fondo alla stanza e aprì l'anta di un armadio che era mimetizzato dietro alcune vecchie scatole e sacchi rosicchiati. Da lì estrasse un vecchio pugnale, la cui lama brillava a malapena. Lo tenne con entrambi le mani e lo mostrò a Jaren.

“Questo è l'ultimo pugnale che mia nonna teneva di quelli forgiati con l'argento di quelle miniere. Non so nemmeno se serva.”

Jaren lo prese tra le mani e scoprì che era leggero come una piuma.

La sua impugnatura dorata si era scurita col passare del tempo, ma passando il dito sulla lama la scoprì brillante e fulgente, come il primo giorno. Il suo viso gli si rifletteva chiaramente.

“Me la presti?”chiese.

“Che cosa ci vuoi fare?”

“Verificare se potrebbe servire. Se riusciamo a cacciare anche uno solo di quegli animali...avremo la prova tangibile per la quale mio padre vi restituirà l'accesso alle miniere.”

“E se non volesse?E' un minerale unico al mondo e si ottiene solo qui. Dal tempo in cui ha iniziato a sfruttarlo, deve esserne rimasto ben poco. Non sarà facile per un re rinunciarvi.”

“Presto..diventerò il marito della figlia del re di Esteona”rispose Jaren. Per la prima volta alludere a quell'evento che lo attendeva al suo arrivo a Isalia lo metteva a disagio.

“La salute del sovrano non è buona e non credo...che ci vorrà molto tempo per prendere il suo posto. Presto le decisioni di quel regno dipenderanno da me e il futuro di Isalia, a sua volta, dipenderà da quell'alleanza. Potrei persino esigerlo.”

Jensen lo guardava con espressione di sorpresa.

“Non ne avevo idea. Ti ho sempre visto con le ragazze del...Congratulazioni.”si affrettò a rettificare.

“Grazie.”

“Puoi portare con te il pugnale di mia nonna, se vuoi.”concluse, mentre ritornava velocemente verso l'armadio da cui l'aveva tirato fuori. Pochi secondi dopo tornò con in mano alcune carte ingiallite.

“Prendi anche questi. Sono tutti gli appunti che lei teneva su quei mostri. Non so se ti serviranno, ma sognava che io continuassi la...tradizione di famiglia, quindi ha annotato tutto.”

“Grazie, mi sarà di grande utilità. Spero che tu non debba seguire la tradizione.”

“Non credere.”concluse Jensen, riacquistando la sua espressione sorridente “A volte mi manca un pò di emozione. La vita tra fucine, pentole e spade è un po noiosa.”

Licantropi

Con la partenza dei suoi soldati e lo smantellamento dell'accampamento, Jaren era stato costretto ad affittare una stanza nel villaggio, rifiutando la gentilezza di tutti coloro che si offrivano di dargli un posto a casa loro, la maggior parte di loro, famiglie di giovani fanciulle che riponevano le loro ultime speranze nel prolungamento inaspettato della permanenza del principe. Aveva già avuto abbastanza problemi, così decise di affittare una stanza alla vecchia locanda di Niara. Molti altri gli avevano anche offerto la possibilità di occupare gratuitamente qualche capanna vuota ma l'idea di dover cucinare e occuparsi di tutto non gli piaceva particolarmente, essendo abituato al fatto che la servitù del castello e le ancelle a Isalia facevano tutto per lui.

Era rimasto tutto il giorno nelle sua stanza, ma quando fu sera scese a mangiare qualcosa all'osteria e lì trascorse le ultime ore della giornata, leggendo i documenti che gli aveva dato Jensen.

Nemmeno le risate della gente che visitava l'osteria in orari che potevano essere considerati indecenti infastidivano il giovane nella sua lettura, preso com'era da tutto ciò che la vecchia Delmara aveva scritto prima di morire, sebbene dare forma a tutto quello gli aveva provocato qualche grattacapo. Le pagine che suo nipote gli aveva dato non erano in ordine e sebbene cercasse di metterle in ordine, scoprì che mancavano alcune pagine, che lo facevano saltare da una riga all'altra senza una connessione.

“...lupi enormi dal pelo scuro e gli occhi infuocati. Gli altri possono affrontarli con garanzie, ma la nostra arma più sicura è l'argento, perché non ci si deve fidare di loro. Lo estraiamo instancabilmente dalle vecchie miniere, affrettandoci nei giorni che restano prima che Isalia se ne impadronisca e ci vieti il passaggio. Contare sulla protezione di quel regno è stato una stupidaggine, non abbiamo bisogno di protezione dagli uomini in questo momento, almeno non del tutto. Con l'accordo raggiunto con il re Zerim di Isalia non faremo altro che bloccare la strada verso l'unica cosa che può salvarci. Confido nel fatto che l'argento che abbiamo raccolto sia sufficiente perché il mio povero marito Delwin possa forgiare tutte le spade e i pugnali di cui abbiamo bisogno. Tutta la sua ferocia svanisce davanti a ciò che è fatto con l'argento. Cosa che abbiamo scoperto per caso quando il mio piccolo Avesis desiderava ardentemente una spada d'argento, suo padre ne forgiò una per lui, come potrebbe essere altrimenti, e quando la affondò nella pelle di quel mostro durante un attacco inaspettato in cui ci siamo difesi con quello che avevamo a portata di mano, urlò come mai avevamo sentito fare prima e ritornò alla sua forma originale. Cadde a terra tra spasmi e convulsioni e il suo corpo enorme si trasformò, ridotto alla semplicità di un uomo che...”

Un uomo? Un licantropo? Jaren si premette la mano sulle tempie e chiuse gli occhi. Un altro foglio che mancava, con mancanza di informazioni che sembravano necessarie. Quei documenti parlavano di “altri” che potevano affrontarli, ma chi erano quegli altri?Cosa succedeva al corpo di quegli animali a contatto con quell'argento speciale? Possibile che finissero per trasformarsi in esseri umani? Le storie dei licantropi erano ricordi lontani della sua infanzia, ma questa non era una storia per bambini, erano storie di una donna che sosteneva di averli affrontati.

Piegò velocemente i documenti quando Niara si sedette di fronte a lui con un bicchiere di liquore in mano.

“Che lettura ti tiene tanto assorto, figliolo?”chiese la donna, bevendo un lungo sorso.

“Tutto ciò che non mi fa pensare a ciò che sta succedendo.” rispose.

La donna gli lanciò una lunga occhiata.

“Come sta quel soldato? Atsel si chiamava?”

“Si chiama Atsel.”la corresse. “Hai una buona memoria per i nomi.”aggiunse Jaren con un sorrisetto.

Niara fece un sorriso ancora più grande..

“Per i cavalieri, si, ragazzo. Quelli delle loro mogli non mi interessano.”

Di nuovo il principe si sforzò a fare un sorriso ma non convinse l'anziana donna.

“E' vivo”disse Niara “E Bento ha detto che queste ore sarebbero state essenziali. In tutti i modi, non credo che tu sia rimasto qui per lui. Avresti potuto lasciare qualcuno dei tuoi soldati. Dimmi che non è una ragazza del villaggio, Jaren.”

Il ragazzo inarcò un sopracciglio.

“Le temi così tanto?”chiese.

“Molto di più. Ti ho detto mille volte che sono tutte arpie che cercano solo denaro, comodità e lusso. Bruceranno all'inferno per non aver visto tutto il buono che c'è in te, tesoro, ma per loro sei solo la via d'accesso a tutto questo. E hai prolungato la tua permanenza qui per...”

“Stai tranquilla, Niara.”la interruppe tenendole la mano. “Non è nessuna ragazza del villaggio che mi tiene qui. Nessuna ragazza del villaggio.”ripeté.

“Ma è una donna!”esclamò “E se non è una ragazza del villaggio, chi è?”

“Ho visto una giovane donna nella foresta la stessa notte in cui è morto Tordath, dopo l'attacco a Lora, la stessa notte in cui è scoppiato tutto questo. Era ferita, siamo fuggiti attraverso la foresta inseguiti da uno di quegli animali, ma...è scomparsa. Ieri abbiamo esaminato l'intera zona e non si trovava da nessuna parte. Non posso negare di essere preoccupato per tutti, ma in particolar modo per lei. Era sola, nella foresta, ed era ferita.”

Niara lo osservava in silenzio, ascoltando attentamente la sua spiegazione.

“L'ha ferita un lupo di quelli?”

“No. Le si era conficcata una scheggia nella gamba.”

“Io non mi preoccuperei più del necessario.”rispose l'anziana.

“Come potrei non farlo?”esclamò lui.

“La foresta è pericolosa, ma è piccola. Sicuramente non è più lì, altrimenti avresti trovato il suo corpo fatto a pezzi da qualche parte. Jaren sentì i brividi solo immaginandolo.

“Deve aver preso il sentiero che porta a Laruna e probabilmente ora è lì, a spassarsela con qualche abitante del posto.”

Jaren non disse nulla e sulle labbra sottili di Niara comparve un sorriso malizioso.

“Quindi è cosi.”aggiunse “Ti piace la ragazza.”

“Che differenza fa?Non la rivedrò più! Spero solo che stia bene.”Il giovane prese il bicchiere di Niara e bevve un sorso, che lo fece sputare per terra e iniziò a tossire.

“Per amor del cielo. Che cos'è questo?”

Niara sorrise ancora di più.

“Sei troppo giovane per saperlo. Ascolta questa vecchia donna, tesoro.”aggiunse alzandosi. Poi prese Jaren per il mento “Se non è solo un'altra puttana come quelle che vivono qui, farà di tutto per rivederti. Chi potrebbe resistere a quegli occhi verdi?Saranno la luce che ti guiderà dove tu vuoi andare.”concluse sorridendo.

Jaren ricambiò il sorriso.

“Sai, mi ricordi molto una mendicante di Isalia.”

La donna cancellò istantaneamente la sua espressione sorridente e schiaffeggiò delicatamente Jaren.

“Sai che sei il mio preferito e che l'invito nella mia camera da letto è ancora valido, ma potrei ucciderti per quello che hai detto.”

Jaren rise, ancora stordito dallo schiaffo e dalle sue mani sulla guancia.

“Non mi riferivo al fatto di essere una mendicante, che tra l'altro non dovrebbe offenderti cosi tanto, ma alle tue parole su...i miei occhi, la luce e il mio destino. E tra l'altro aveva degli occhi bellissimi.”

“Ma non più di me.”rispose Niara sorridendo.

“No, non più di te, Niara.”

“Dimmi, ti piaceva quella donna?”

“No, ero solo un bambino e lei non era giovane, ma era bellissima, considerando questo e gli abiti stracciati che aveva indosso. Era solita gironzolare nelle vicinanze del castello e le ho parlato a malapena cinque o sei volte. E' curioso, ma mi capiva. Ecco perché ho cominciato a pensare che l'assenza di vincoli e responsabilità conferisse alle persone una libertà di pensiero necessaria e pacifista. Non aveva niente, Niara, ma non aveva bisogno di niente. O almeno così credeva la mia fragile innocenza infantile.”

“Fino a che...”

“Fino a che non gli ho dato alcune monete d'argento e un braccialetto d'oro ed è scomparsa.”concluse, sorridendo .”E abbastanza stranamente ne ho sentito la mancanza.”

“Finché non hai trovato me e l'hai dimenticata completamente”disse Niara. Si avvicinò al ragazzo e gli diede un bacio sulla guancia mentre gli scompigliava i capelli.

Jaren tornò ad immergersi nella lettura di quelle vecchie carte che, lungi dal fare un po di chiarezza, non facevano altro che offuscare ancora di più il quadro della situazione.

“...della Croce di Argana. Il cammino verso la nostra lotta. Molti abbandonarono la battaglia convinti che la nostra eredità era perduta, ma io so che lei non lo predisse invano. La troveremo. Un nuovo finale incerto. L'ennesimo.”

*****

Si svegliò all'improvviso con delle grida che gli martellavano la testa, inzuppato di sudore freddo e spaventato dai suoi incubi. Ma quando si voltò verso la finestra, si rese conto che non erano stati i brutti sogni a farlo uscire dal suo piacevole riposo e che il sudore non era altro che il prodotto del caldo soffocante che c'era a Vianta nelle notti d'estate. Urla di terrore continuavano ad aleggiare nell'aria in un miscuglio di follia e disperazione. Jaren saltò giù dal letto e si sporse dalla finestra, e vide la gente che correva, terrorizzata, diretta a sud. Si infilò rapidamente la camicia e il suo fodero sulla schiena, poi si infilò il pugnale che gli aveva dato Jensen nella cintura e corse giù per le scale. Arrivato al primo piano incontrò la vecchia Niara che indossava un'ampia camicia da notte bianca e uno scialle scuro che gli ricadeva sulle spalle.

“Che diavolo sta succedendo là fuori?”chiese. Jaren si rese conto che non era l'unico nella locanda ad essere stato svegliato, e molti uomini camminavano nervosamente nell'atrio, mentre le loro accompagnatrici, poco vestite, li aspettavano in cima alle scale, bisbigliando e spaventate come la povera Niara.

“Non lo so” rispose Jaren “ma resta qui e non muoverti. Che nessuno si muova.”

“E' una disgrazia!”gridava una donna che correva a fianco ad un altra nella stessa direzione. Jaren la incontrò non appena fu fuori.

“Maestà!”esclamò fermandosi. “Un altro lupo. Non si arrenderanno finché non avranno finito con tutti. E' una maledizione.”

“Andiamo Neil.”l'altra donna la esortò. “Maestà fugga da qui, perché ho sentito dire che questo animale è ancora a nord.”

Jaren corse alla stalla e senza nemmeno sellare Donko montò su di lui, poi cavalcò in tutta fretta nella direzione opposta da cui provenivano tutti. Gli mancavano a malapena pochi metri per raggiungere il ponte di legno, quando si imbatté in alcuni abitanti del villaggio che trascinavano un corpo insanguinato: era quello di Sarah, la sorella di Tordath che non avevano ancora potuto seppellire.

“Dai, corri”gridò un uomo.

“Dove si trova?”chiese Jaren

“Deve essersi nascosto nella foresta quando ci ha visti. Quella dannata bestia!”

Jaren riportò lo sguardo tra gli alberi della foresta, che formavano il crinale della montagna e cavalcò rapidamente, lasciandosi da una parte la fattoria di Hans e precipitandosi a capofitto nel sottobosco. Sentì chiamare il suo nome in lontananza, ma non gli prestò attenzione. Cavalcare Donko senza sella era molto più scomodo, poiché la morbida pelliccia dell'animale lo faceva scivolare via dal dorso, ma non avrebbe potuto permettersi una fuga se uno di quei lupi lo avesse incontrato e il pugnale che Jensen gli aveva dato non avesse funzionato. Stava salendo il pendio, quando udì uno strano suono provenire da dietro un cespuglio, qualcosa di simile a un ringhio smorzato e rauco. Estrasse il pugnale e recitò tutto quello che sapeva. Il movimento insistente e nervoso di Donko confermò che qualcosa non andava e che l'animale che aveva ucciso la povera Sarah quella notte probabilmente era nelle vicinanze.

“Shhh....Andiamo!”esclamò a bassa voce, cercando di calmare il cavallo. Ma questo scattò bruscamente all'indietro, s'impennò, facendo quasi cadere Jaren a terra. Quando si voltò, sempre a cavallo del destriero con i suoi movimenti nervosi, notò la presenza di un enorme lupo con le fauci insanguinate e un pezzo di stoffa impigliato in una zanna. Il ragazzo sentì il cuore in gola, che batteva a tutta velocità, sebbene cercasse di ricomporsi e stare calmo; una mente fredda acuisce l'arguzio, era solito dire Goriath, e sebbene le sue esperienze con lui negli ultimi mesi non gli avevano lasciato il miglior ricordo, dovette ammettere che l'esperto generale sapeva quello che stava facendo. Il lupo, in agguato, iniziò ad avvicinarsi lentamente, e alla fine si avventò su di loro, ma Jaren spronò Donko a saltare per allontanarsi. Sapeva di dover scender da cavallo per usare il pugnale, ma era anche chiaro che doveva trovare un modo per farlo, poiché in uno scontro alla pari non avrebbe avuto alcuna possibilità. Spronò di nuovo il suo cavallo mentre il lupo li fronteggiava, ringhiando e mostrando tutti i denti, sbavava dalla fame anche se avesse soddisfatto in parte la sua voracità con Sarah. Sotto il comando di Jaren, Donko iniziò a correre su per il pendio, perché aveva bisogno di guadagnare tempo. Era improbabile che qualcuno del villaggio lo avesse seguito, il che avrebbe facilitato la sua impresa, ma gli era anche chiaro che anche se necessario, sarebbe stato insensato, quindi continuò a cavalcare velocemente attraverso il labirinto di alberi, cespugli e vicoli. Dietro di sé poteva sentire l'animale ansimare, implacabile nel suo inseguimento e anche molto veloce. Mentre scendeva dal crinale, Donko frenò di colpo e fece cadere Jaren a terra. Ciò fece sì che il lupo si concentrasse sul cavallo, che tentò d mordere. Il destriero cadde a terra, nitrendo mentre Jaren, dolorante e affaticato, si alzò in piedi e corse verso la bestia. I movimenti del lupo gli rendevano difficile ferirlo, ma alla fine riuscì a trovare il momento giusto e sentì la resistenza della dura pelle del lupo mentre il pugnale lo trafiggeva. Si inginocchiò, mentre l'animale si voltava verso di lui ululando, e senza lasciare andare l'impugnatura del suo pugnale, lo conficcò con più forza. Il lupo gli addentò il braccio, ma Jaren si ritrasse già disarmato. Si alzò in piedi, in modo oneroso, ed estrasse la spada dal fodero. Quell'arma non conteneva l'argento letale contro quei lupi, ma essendo già ferito, forse la spada era sufficiente per dare all'animale l'ultimo colpo. Afferrò saldamente l'impugnatura mentre il lupo si sforzava di rialzarsi, ringhiando ancora, e gliela conficcò in un fianco. La bestia ululò di nuovo, dolorante e piano piano smise di muoversi. Un fumo biancastro che emanava un forte odore iniziò a uscire dal corpo di quell'enorme animale. Jaren si sentì stordito e dovette appoggiarsi a un albero, incapace di distogliere lo sguardo dal corpo inerte che giaceva lì. Quando ebbe ripreso fiato, gli si avvicinò lentamente e diffidente. Gli occhi del lupo rimanevano aperti, ma l'ambra vivida che li caratterizzava ora era opaca, come l'oro antico. Jaren estrasse il pugnale con grande difficoltà e guardò la lama intrisa di sangue. Poi si lasciò cadere tra le foglie secche e il fango, e chiuse gli occhi.

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Возрастное ограничение:
0+
Дата выхода на Литрес:
20 ноября 2021
Объем:
430 стр.
ISBN:
9788835429210
Переводчик:
Правообладатель:
Tektime S.r.l.s.
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