Una Amore come il Loro

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Из серии: Le Cronache Dell’amore #3
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Una Amore come il Loro
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UN AMORE COME IL LORO

(LE CRONACHE DELL’AMORE—LIBRO 3)

S O P H I E L O V E

Sophie Love

La scrittrice di bestseller #1 Sophie Love è l’autrice della serie romantica LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR, che fino a oggi include sei libri e inizia con ORA E PER SEMPRE (LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR - LIBRO 1).

Sophie Love è anche autrice della nuova serie romantica LE CRONACHE DELL’AMORE, che inizia con UN AMORE COME IL NOSTRO (LE CRONACHE DELL’AMORE - LIBRO 1).

Sophie sarebbe felice di conoscere le vostre opinioni, quindi visitate www.sophieloveauthor.com per scriverle una mail, unirvi alla sua mailing list, ricevere libri gratis, essere messi al corrente delle ultime novità, e rimanere in contatto!

Copyright © 2017 di Sophie Love. Tutti i diritti riservati. Salvo quanto permesso dalla legge degli Stati Uniti, U.S. Copyright Act del 1976, è vietato riprodurre, distribuire, diffondere e archiviare in qualsiasi database o sistema di reperimento dati questa pubblicazione in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza il permesso dell’autore. Questo ebook è disponibile solo per fruizione personale. L’ebook non può essere rivenduto né donato ad altri. Se si vuole condividere con altre persone, si prega di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se si intende leggere l’ebook senza aver provveduto all’acquisto, o se l’acquisto non è stato effettuato per il proprio uso personale, si prega di restituirlo e di acquistare la propria copia. Grazie per il rispetto dimostrato nei confronti del duro lavoro dell’autore. Questa storia è un’opera di finzione. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono utilizzati in modo romanzesco. Ogni riferimento a persone reali, in vita o meno, è una coincidenza. Immagine di copertina Copyright Ditty_about_summer, utilizzata con il permesso di shutterstock.com.

LIBRI DI SOPHIE LOVE

LA LOCANDA DI SUNSET HARBOR

ORA E PER SEMPRE (Libro #1)

SEMPRE E PER SEMPRE (Libro #2)

SEMPRE CON TE (Libro #3)

SE SOLO PER SEMPRE (Libro #4)

PER SEMPRE E OLTRE (Libro #5)

PER SEMPRE PIÙ UNO (Libro #6)

PER TE, PER SEMPRE (Libro #7)

LE CRONACHE DELL’AMORE

UN AMORE COME IL NOSTRO (Libro #1)

UN AMORE COME QUELLO (Libro #2)

UN AMORE COME IL LORO (Libro #3)

UN AMORE COSI’ GRANDE (Libro #4)

CAPITOLO UNO

CAPITOLO DUE

CAPITOLO TRE

CAPITOLO QUATTRO

CAPITOLO CINQUE

CAPITOLO SEI

CAPITOLO SETTE

CAPITOLO OTTO

CAPITOLO NOVE

CAPITOLO DIECI

CAPITOLO UNDICI

CAPITOLO DODICI

CAPITOLO TREDICI

CAPITOLO QUATTORDICI

CAPITOLO SEDICI

CAPITOLO DICIASSETTE

CAPITOLO DICIOTTO

CAPITOLO DICIANNOVE

CAPITOLO VENTI

CAPITOLO VENTUNO

CAPITOLO VENTIDUE

CAPITOLO VENTITRE

CAPITOLO VENTIQUATTRO

CAPITOLO VENTICINQUE

CAPITOLO VENTISEI

CAPITOLO VENTISETTE

CAPITOLO VENTOTTO

CAPITOLO VENTINOVE

CAPITOLO TRENTA

EPILOGO

CAPITOLO UNO

Keira guardò Cristiano, seduto sul sedile dell’aeroplano accanto a lei. Nonostante il viaggio lungo e stancante, era attraente come sempre, con i suoi capelli scuri, la pelle olivastra e la mascella scolpita. In effetti, Keira pensò che fosse persino più bello del normale, se una cosa simile era possibile, grazie al modo in cui gli brillavano e scintillavano gli occhi, pieni di eccitazione. Attraverso il finestrino, molto al di sotto di loro, splendevano le luci notturne di New York.

“Le strade sono così diritte,” mormorò Cristiano, con espressione meravigliata. “Come un reticolo. Ma cosa è quello spazio buio?”

Lei lanciò un’occhiata verso il grande rettangolo nero che stava indicando. “Quello è Central Park.”

Cristiano apparve colpito. “Oh, ho capito. Central, perché è al centro.”

Keira scoppiò in una risata davanti al suo stupore bambinesco. “Esatto.”

Mentre l’aeroplano continuava a perdere quota, Cristiano tornò a osservare fuori dal finestrino.

“Gli edifici sono così alti,” commentò ad alta voce.

Keira ridacchiò e gli accarezzò il dorso della mano con il pollice. Si erano tenuti stretti per mano per tutto il viaggio, a partire da Verona, in Italia, fino a New York, e lei non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare tanto facilmente.

Man mano che l’aereo scendeva tra le nuvole, la vista della magnifica città al di sotto divenne più nitida. Tutto iniziò a sembrare più grande e definito mentre si avvicinavano al momento dell’atterraggio, fino a quando riuscirono a distinguere i taxi che sfrecciavano lungo le strade, poi i lampioni che brillavano gialli nell’oscurità, e infine le luci più luminose dell’aeroporto. Finalmente, con un tonfo e un gran stridio di freni, l’aereo atterrò sulla pista, vibrando e perdendo velocità per potersi fermare vicino al terminale.

“Siamo arrivati,” esclamò Keira a Cristiano.

L’uomo annuì, con espressione emozionata. “Non riesco a crederci del tutto,” mormorò.

“A dir la verità, nemmeno io!” rispose lei.

La sua decisione dell’ultimo minuto di invitare Cristiano a casa era stata, beh, leggermente ridicola. Ma in nessun momento del viaggio aveva sentito di aver preso la decisione sbagliata, né di essere stata troppo frettolosa. Le sembrava così giusto averlo a fianco a sé.

Alla fine l’aereo si fermò del tutto e il segnale della cintura di sicurezza lampeggiò. I due si alzarono in contemporanea, e Cristiano recuperò la piccola sacca da viaggio in pelle da sotto il sedile, l’unica valigia che aveva portato con sé. Keira prese la borsetta e si misero in fila per sbarcare con il resto dei passeggeri.

Si godette la sensazione di poter stendere liberamente le gambe per la prima volta dopo ore. Passare quasi un giorno intero in aereo stava diventando un evento fin troppo comune per lei, anche se non avrebbe cambiato il suo mestiere per nulla al mondo. Quante persone avrebbero fatto carte false pur di passare tre settimane a girare l’Italia per lavoro? Si rendeva conto della sua fortuna, a essere una scrittrice di viaggio, e il Viatorum, la rivista per cui scriveva, stava diventando molto più di un semplice mestiere per lei. Aveva degli amici lì, come Nina, la sua editrice, e Elliot, il suo capo, per non parlare di uno scopo. Le opportunità che il Viatorum le aveva concesso erano la realizzazione di un sogno.

Ma durate il suo ultimo viaggio in Italia aveva guadagnato molto più della pubblicazione di un articolo sotto il suo nome. Là aveva trovato l’amore con Cristiano.

Mentre aspettavano al ritiro bagagli l’arrivo della sua grande valigia da viaggio, riusciva a percepire la fretta di Cristiano di uscire dall’aeroporto e iniziare a esplorare la città. Capiva bene la sua impazienza. Anche lei la sentiva.

Alla fine apparve la valigia sul nastro trasportatore. Comportandosi come sempre da gentiluomo, Cristiano avanzò per prenderla e poi insistette per portarla per lei.

Emersero rapidamente dall’aeroporto, pieni di anticipazione ed eccitazione.

Presero la metropolitana per la zona della città dove si trovava l’appartamento di Bryn e salirono i gradini per l’uscita. L’aria era molto fredda e Keira sentì una folata di vento gelido soffiare su di loro. Cristiano trasportò la valigia su per le scale per lei, poi si fermò sul marciapiede, riappoggiandola a terra. Keira non era mai stata particolarmente felice all’idea di fare la lavatrice, ma all’improvviso il pensiero di aprire e sistemare la borsa fu molto piacevole!

 

Il marciapiede pulsava di energia, affollato di persone indaffarate che si affrettavano tra gli impegni delle loro vite. Cristiano sembrò sconcertato da quella scena, come se non riuscisse a capire perché tutti corressero tanto.

Mentre si avviavano per le poche vie che separavano la stazione del metrò dall’appartamento di Bryn, l’uomo si guardò intorno, con gli occhi sgranati per la meraviglia. Keira trovò adorabile il suo entusiasmo innocente, e si chiese se lei stessa fosse sembrata tanto elettrizzata durante il loro viaggio in Italia.

“C’è così tanto da vedere,” disse Cristiano a Keira. “Un palazzo, e poi un altro e un altro ancora! È gigantesca!” Ma poi mentre parlava iniziò a tremare e a battere i denti. “Fa sempre così freddo?”

Portava uno dei suoi eleganti vestiti italiani, magnifico ma molto poco pratico. Prese a strofinarsi le braccia. Keira fece lo stesso, cercando di riscaldarlo sotto la stoffa sottile.

“Solo in questo periodo dell’anno,” spiegò. “Dovremmo procurarti un giaccone più caldo.” Fece un cenno verso un vicino negozio di abiti molto noto. Era un grande outlet che vendeva ultimi capi a prezzi stracciati. “Possiamo trovare qualcosa per te là.”

A giudicare dall’espressione di Cristiano, capì che non era molto colpito dalla sua scelta!

“Sarebbe meglio aspettare e trovare un negozio come si deve,” rispose lui. “Posso sopportare il freddo ancora un po’.”

“Preferisci congelare che essere vestito male anche solo per il momento?” Keira lo stuzzicò.

“Ovviamente,” replicò Cristiano con un ghigno.

Ma non appena ebbe pronunciato quelle parole, una potente folata di gelido vento autunnale si abbatté su di loro. Keira rabbrividì, stringendosi tra le proprie braccia e poi guardò Cristiano.

“Poverino,” disse ridendo. “Non sei più in Italia!”

Presto l’uomo cedette, e lei lo guidò nel negozio dalle luci fluorescenti. Cristiano esaminò gli appendiabiti carichi di giacche a vento dai colori sgargianti con espressione poco entusiasta. Alla faccia dei loro giorni di shopping tra eleganti negozi alla moda italiani, pensò Keira.

Alla fine trovò una giacca nera imbottita, una versione economica del tipo di abito che un raffinato uomo italiano avrebbe potuto indossare, e l’acquistò.

“Dieci dollari,” commentò, scuotendo la testa. “Cadrà a pezzi in una settimana.”

“Ti deve durare solo fino a quando non troviamo il Gucci più vicino,” scherzò lei.

Ripresero il cammino, girando l’angolo per la strada di Bryn e attraversandola tutta prima di fermarsi davanti a uno sciatto palazzo in arenaria. Era coperto di graffiti recenti, balaustre che sembravano rotte da poco e piante morte.

“Quindi è questo?” chiese Cristiano, guardando l’alto edificio davanti a loro.

Dire che sembrava poco impressionato era un eufemismo. Le sue aspettative dovevano essere state smontate dallo squallido quartiere in cui viveva Bryn. Probabilmente si doveva sentire come lei quando si era ritrovata a Napoli.

Keira si augurò che non fosse troppo deluso, perché di lì in avanti le cose sarebbero diventate solo più strane.

“Mia sorella è un po’… beh… diciamo pazza,” lo avvisò. “È meglio se ti prepari.”

Cristiano rise, convinto chiaramente che stesse facendo un’altra delle sue battute.

‘Pover’uomo,’ pensò lei. ‘Non ha idea di cosa lo aspetta!’

CAPITOLO DUE

Il fatto che Bryn si fosse completamente dimenticata che Keira sarebbe tornata quel giorno fu immediatamente chiaro non appena entrarono nel suo appartamento.

Era in condizioni disastrose. C’erano scarpe e vestiti sparsi ovunque, una collezione di bicchieri da vino sporchi sul bancone della cucina e contenitori vuoti di patatine e salse sopra il tavolino da caffè, che era anche ricoperto da uno strato di briciole. Keira sussultò a quello spettacolo. Che cosa avrebbe pensato Cristiano?

A completare quell’immagine di caos totale, Bryn stessa era sdraiata sul divano, russando rumorosamente. Aveva il trucco sparso per tutta la faccia. Il suo luccicante abito di paillettes la copriva a malapena. La bocca dipinta di rosso era spalancata.

Keira fece una smorfia e guardò l’orologio. Non era nemmeno tanto tardi. Bryn doveva aver fatto una delle sue maratone di bevute del sabato, che iniziavano a mezzogiorno per poi attraversare tutti i bar della città fino al ritorno a casa e al divano, dove finiva per svenire.

Appena dietro di lei sentiva Cristiano che aspettava, esitante. Era troppo spaventata per voltarsi e vedere la sua espressione. Sì, gli aveva anche detto di prepararsi, ma quello era persino peggio di quanto si fosse aspettata!

Keira gettò la borsetta per terra e al rumore Bryn si svegliò con uno scatto. Si rizzò a sedere con uno sbuffo sorpreso. Ondeggiando, si toccò la massa di capelli annodati in cima alla testa. Poi fissò la sorella attraverso gli occhi strizzati.

“Sei a casa?” domandò.

“Già,” rispose seccamente lei. “Ti sei dimenticata che sarei tornata oggi, vero? E non ti ricordavi nemmeno che avrei portato un ospite.”

Disse l’ultima frase a denti stretti, per farle capire che avevano compagnia, qualcos’altro che la donna sembrava non aver notato.

Bryn strinse gli occhi, spostando lo sguardo da Keira a Cristiano. Dopo aver sbattuto le palpebre per la sorpresa, si rianimò immediatamente.

“Oh, ciao,” disse, sembrando sveglia e vigile per la prima volta. “Sono Bryn. Tu devi essere Cristiano.”

Per la prima volta da quando erano entrati nell’appartamento, Keira si voltò per vedere la reazione di Cristiano al caos in cui lo aveva portato. Invece che apparire inorridito, sembrava avere un’espressione divertita. Anche mentre lei sussultava alla vista di Bryn che barcolla e ondeggiava verso di loro, l’uomo sembrò prendere la situazione con leggerezza.

“Wow, sei davvero stupendo,” disse la sorella avvicinandosi a lui e abbracciandolo. “Pensavo che Keira stesse solo esagerando per farmi ingelosire.”

Keira fu colpita da una zaffata di alcool mescolato a troppo profumo.

“Grazie, credo,” rispose Cristiano, sembrando incerto ma ridacchiando ugualmente. “Sia tu che tua sorella avete ereditato dei magnifici geni.”

Bryn sollevò le sopracciglia verso Keira, senza fare alcun tentativo per nascondere la sua ammirazione. Keira ebbe improvvisamente paura. Sua sorella era considerata dalla maggior parte delle persone la più bella tra loro due. Ed era anche una civetta scandalosa. E se Cristiano avesse perso la testa per lei? Per la sua personalità più esuberante? Era impossibile dire che cosa pensasse veramente di Bryn studiando il suo atteggiamento, dato che si comportava nello stesso modo affascinante con ogni donna che incontrava.

“Volete qualcosa da bere?” offrì Bryn, con lo sguardo fisso sui lineamenti perfetti di Cristiano. “Birra, vino? Prosecco?”

“Ti sembra una buona idea?” ribatté Keira, facendo una smorfia davanti all’aspetto scompigliato della sorella.

Bryn roteò gli occhi e guardò di nuovo verso Cristiano. “Si comportava così anche in Italia? Keira sa essere così rigida.”

“Ehi!” protestò lei.

“Niente affatto,” rispose Cristiano. Sembrava stesse prendendo tutta la situazione con noncuranza, anche se Keira stessa si sentiva estremamente a disagio. “Abbiamo passato molte serate a bere buon vino, non è così, mia cara?” Le lanciò un’occhiata adorante e sorrise in una maniera che la fece sentire come se fosse stata l’unica donna esistente al mondo.

“Sì,” mormorò sognante lei.

Bryn interruppe il momento nel suo solito modo sfacciato. “Beh, deve essere tutto merito tuo, Cris, perché cercare di farla uscire la sera può essere come cavare il sangue da una rapa.”

Keira scosse la testa davanti alle provocazioni della sorella.

“Versa da bere e basta, grazie,” borbottò.

Bryn le fece un sorrisetto maligno, chiaramente divertita dalla sua reazione, e poi sorrise dolcemente a Cristiano. “Che cosa bevi, Cris?”

Keira fece una smorfia. Detestava già il modo in cui gli aveva affibbiato un soprannome. Era fin troppo familiare. Lei stessa non lo aveva mai chiamato con altri nomi, se non Cristiano! Sarebbe dovuta essere lei a trovargli un nomignolo!

“Vino, rosso,” rispose Cristiano. “Uno Syrah della Nuova Zelanda, se lo hai.”

Bryn ridacchiò con voce acuta, con il suo solito fare provocante. “Vedrò cosa posso fare,” mormorò. Poi guardò Keira. “Puoi riordinare un po’ la casa?” chiese, agitando le mani in direzione del disordine che riempiva la sala.

Lei digrignò i denti. Sentiva già il calore salirle alle guance.

Mentre si aggirava aggressiva per l’appartamento a radunare la spazzatura, sentiva Bryn e Cristiano che chiacchieravano attorno all’isola della cucina.

“Quindi, per quanto tempo rimarrai in città, Cris?” stava chiedendo Bryn.

Keira smise di mettere ordine e si lanciò un’occhiata alle spalle. Lei e Cristiano non ne avevano ancora discusso. In effetti, la loro relazione era stata un tale vortice sin dal primo giorno che avevano pianificato molto poco. Non aveva nemmeno pensato al fatto che c’era solo un letto a casa di Bryn! Dove avrebbero dormito?

“Ancora non lo so,” rispose Cristiano. “Stiamo vivendo il presente. Prendiamo ogni minuto così come viene.”

Keira esalò. Era una risposta rassicurante.

Finì di sistemare tutto rapidamente per poi andare nel piccolo cucinotto per supervisionare l’interazione tra sua sorella e Cristiano. Bryn versò un altro bicchiere di vino.

“Penso che dovrei lasciarvi dormire nel mio letto,” disse lei, facendo scivolare il bicchiere attraverso il tavolo. “Non stareste entrambi sul divano.”

“Davvero?” domandò Keira, sorpresa dalla sua generosità. Non era da lei pensare agli altri. “Ma tu cosa farai?”

Bryn indicò il divano. “Tanto la maggior parte delle notti mi addormento davanti alla televisione. Sempre se sono a casa.”

Sollevò le sopracciglia e le agitò. Keira gemette; pensare alle frequenti e numerose conquiste di Bryn la fece sentire decisamente a disagio.

“È molto gentile da parte tua,” disse Cristiano, ignorando chiaramente le sfumature.

“Trovare un appartamento è in cima alla lista delle mie priorità,” aggiunse Keira. “Ti prometto che presto ci toglieremo dai piedi.”

Sulla sedia accanto a lei, Cristiano all’improvviso raddrizzò la schiena. Sorseggiò il suo vino, distogliendo lo sguardo. Si era teso? E in quel caso, che cosa lo aveva irritato nel suo commento?

Allora Keira fu colpita da un terrore inaspettato. Cristiano aveva pensato che volesse prendere un appartamento insieme a lui?

L’imbarazzo la travolse. Keira si incurvò nella sua sedia. Non era stato affatto quello che stava suggerendo! Sarebbe stato assurdamente presuntuoso da parte sua aspettarsi che Cristiano volesse trasferirsi subito con lei, anche perché non avevano ancora parlato di niente. E soprattutto perché non aveva idea di quanto tempo lo avrebbe voluto con sé. C’era un’intera gamma tra il presente e per sempre! All’improvviso, il modo in cui avevano gettato al vento la prudenza in preda allo stordimento del romanticismo sembrò un po’ precipitoso. Era apparso incredibile sull’aereo, ma lì nel suo territorio era diverso. Era reale. A un certo punto avrebbe dovuto trovare il coraggio di avere una conversazione vera e propria con lui sugli aspetti concreti di una relazione a distanza, ma l’ultima cosa che voleva era farlo scappare.

Keira cadde in silenzio, persa tra i suoi pensieri, prendendo piccoli sorsi di vino. Da partecipante alla conversazione, si trasformò in una spettatrice, continuando a guardare mentre Bryn ridacchiava per le battute di Cristiano e commentava sul suo incantevole accento, fissandolo con sguardo adorante. Quando si tese dall’altra parte dell’isola della cucina e gli toccò delicatamente il braccio, Keira tornò alla realtà. Era il momento di una strategia di fuga. Si esibì in un rumoroso sbadiglio.

Bryn sussultò sorpresa, come se si fosse completamente dimenticata che Keira fosse lì.

“Sei stanca?” chiese. “Non sentirti obbligata a rimanere in piedi per me. Hai solo un giorno prima di tornare a lavoro e non vorrai essere esausta.”

Di solito Keira trovava irritante la scena della chioccia di Bryn, ma quella volta apprezzò l’invito a ritirarsi presto per la notte. E ad allontanarsi dalla sorella.

 

Si alzò. “Mi dispiace, sono così esausta dopo il viaggio. Parliamo meglio domani, e ho anche un regalo per te.”

Bryn sorrise. “Fantastico, non vedo l’ora.”

Anche lei si alzò in piedi e le sorelle si abbracciarono. Poi Keira guardò Cristiano, che era ancora seduto.

“Tu vieni?” chiese.

Cristiano sembrò sorpreso, come se non gli fosse nemmeno passato per la mente che Keira si aspettasse che andasse a letto insieme a lei.

“Ah, sì, certo,” rispose, sembrando tutt’altro che sicuro.

“Non sei costretto,” intervenne Bryn in fretta. “Se non sei stanco, sentiti libero di rimanere alzato insieme a me e a chiacchierare. Ho dell’altro Syrah neozelandese. ”

Keira guardò la sorella con gli occhi stretti. Cristiano spostò lo sguardo da una donna all’altra come se fosse sospeso tra qualcosa che non capiva del tutto. Alla fine si alzò, decidendo chiaramente di seguire Keira. Lei annuì con decisione in riconoscimento della propria vittoria.

“A domani,” disse Cristiano a Bryn. “Grazie per il vino.”

Keira notò che non aveva finito il suo bicchiere. Si sentì in colpa per averlo strappato via così dalla serata, ma conosceva Bryn meglio di lui. Lasciarlo da solo con la sorella sarebbe stato potenzialmente pericoloso!

“Buona notte,” disse Keira a Bryn, mentre trascinava la valigia in camera da letto.

Cristiano entrò dopo di lei. Non appena fu dentro, Keira si chiuse la porta alle spalle. Vi si appoggiò contro e fece un profondo respiro.

“Mi dispiace moltissimo,” dichiarò.

Cristiano sembrò perplesso. “Non capisco. Mi è sembrata gentile.”

“Stava flirtando con te!” rispose lei, scuotendo la testa.

Cristiano non apparve affatto turbato. “Non mi dà fastidio.”

“Beh, a me sì,” gli disse Keira. “È mia sorella. È scortese.”

Lui si limitò a scuotere le spalle. Si avvicinò e avvolse le braccia attorno a Keira. “Lo sai che ho occhi solo per te,” rassicurò la donna, stringendo il suo corpo al proprio.

“Non sei tu quello che mi preoccupa,” rispose Keira, rilassandosi contro di lui. “Sono tutte le donne dal sangue caldo del mondo.”

In quel momento fu colpita da un’improvvisa epifania. In Italia, Cristiano, anche se indubbiamente attraente, era uno tra i tanti. Lì a New York invece era una creatura esotica, un autentico maschio italiano, un modello che sembrava uscito dalle pagine di un catalogo di moda. La sua città natale poneva una serie di sfide tutte nuove alla loro relazione che lei non aveva ancora considerato.

C’era una sola soluzione. Avrebbe dovuto tenerlo completamente impegnato dall’alba al tramonto, supervisionando mattina, mezzogiorno e sera!

“Dovremmo svegliarci presto domani,” disse, liberandosi dal suo abbraccio. Iniziò a svestirsi per il letto. “Solo un giorno del fine settimana per divertirsi prima che debba tornare a lavoro. Abbiamo molte cose da vedere.”

Cristiano sorrise. “Non vedo l’ora. Ma non andiamo subito a dormire, non è vero?” Le lanciò uno dei suoi sguardi suggestivi. “Sono stato rinchiuso su un aeroplano per ore. Ho un sacco di energia da scaricare.”

Anche l’espressione di Keira si ravvivò. Si tese verso l’interruttore della luce. “Qualsiasi cosa desideri,” mormorò, e poi la spense, sprofondandoli nel buio.

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