Invecchiato per il Caos

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Invecchiato per il Caos
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INVECCHIATO PER IL CAOS
(Un Giallo Intimo tra i Vigneti della Toscana—Libro 3)
FIONA GRACE
Fiona Grace

Dalla penna dell'autrice esordiente Fiona Grace, arriva la serie di GIALLI INTIMI E LEGGERI DI LACEY DOYLE, che include nove libri (serie in corso); la serie di GIALLI INTIMI E LEGGERI TRA I VIGNETI DELLA TOSCANA, che include quattro libri (serie in corso); la serie di GIALLI DI UNA DUBBIOSA STREGA, che include tre libri (serie in corso); e della serie LA PANETTERIA SULLA SPIAGGIA, UN GIALLO INTIMO E LEGGERO, che include tre libri (serie in corso).

Fiona dà molta importanza al rapporto con i lettori, visitate www.fionagraceauthor.com per ricevere ebook gratuiti e scoprire le ultime novità sulle pubblicazioni, o magari anche solo per un saluto.


Copyright © 2020 Fiona Grace. Tutti i diritti riservati. Ad eccezione di quanto consentito dalla legge sul diritto d’autore degli Stati Uniti del 1976, nessuna parte della presente pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, né archiviata in un database o un sistema di recupero senza previa autorizzazione dell’autore. La licenza di questo ebook è concessa solo ad uso personale. Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone. Se si desidera condividere questo libro con un'altra persona, si prega di acquistare una copia aggiuntiva per ciascun destinatario. Se state leggendo questo libro senza averlo acquistato, oppure senza che qualcuno lo abbia acquistato per voi, siete pregati di restituire questa copia e acquistarne un'altra. Vi ringraziamo per il rispetto nei confronti del duro lavoro dell’autore. Questa è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, attività commerciali, aziende, società, luoghi, eventi e fatti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore, oppure sono utilizzati in modo fittizio. Qualsiasi somiglianza a persone reali, vive o morte, è del tutto casuale. Il Copyright dell’immagine di copertina S. Borisov, concesso su licenza di Shutterstock.com.

LIBRI DI FIONA GRACE

I GIALLI DI UNA DUBBIOSA STREGA

SCETTICA A SALEM: UN EVENTO DELITTUOSO (Libro #1)

UN MISTERO AVVOLGENTE TRA I VIGNETI DELLA TOSCANA

INVECCHIATO PER UN OMICIDIO (Libro #1)

INVECCHIATO PER LA MORTE (Libro #2)

INVECCHIATO PER IL CAOS (Libro #3)

UN GIALLO INTIMO E LEGGERO DI LACEY DOYLE

ASSASSINIO IN VILLA (Libro #1)

UNA MORTE E UN CANE (Libro #2)

I CINQUE DEL SALOTTO (Libro #3)

UN VISITA PREOCCUPANTE (Libro #4)

UCCISO CON UN BACIO (Libro #5)

CAPITOLO UNO

"Caro Marcello,” scrisse Olivia Glass per cominciare la sua e-mail, "mi dispiace molto per quello che è successo.”

Stava componendo le sue scuse seduta su una comoda poltrona nell'accogliente salotto della sua casa di campagna in Toscana. Sperando di trovare l'ispirazione, alzò lo sguardo e fissò la pioggia che tamburellava sui vetri bui.

Non era così che si era aspettata di iniziare la prima lettera al suo affascinante capo dagli occhi azzurri, titolare della cantina dove lavorava.

Nelle sue fantasie segrete, un messaggio indirizzato a lui esordiva con: "Grazie per la meravigliosa serata che abbiamo passato al nostro primo appuntamento! La cena, il vino e, naturalmente, la tua compagnia, sono stati fantastici.”

Olivia sospirò frustrata. Dopo il terribile errore che aveva commesso, non ci sarebbe stata alcuna possibilità di uscire insieme a lui. Sarebbe stata fortunata ad avere ancora un lavoro!

Inoltre, non si era trattato di un errore. Definirlo tale significava sminuire la gravità delle sue azioni. Olivia aveva deliberatamente causato un disastro, e doveva ammetterlo prima che Marcello lo scoprisse.

Spostando una ciocca di capelli biondi, si rimise all’opera.

"Mi rendo conto di esserti costata molto denaro, oltre ad aver sprecato uva preziosa che non potrai mai più riavere. È stato un gesto irresponsabile da parte mia.”

Cosa doveva dire ancora?

Olivia si portò una mano alla fronte. In un momento critico come quello, aveva il blocco dello scrittore.

Non si sarebbe mai potuta permettere di avere un blocco dello scrittore nel suo lavoro precedente come account manager di un'agenzia pubblicitaria a Chicago. Le campagne dovevano essere lanciate nei tempi previsti, non importa quanto caffè, quante nottate in bianco e quante crisi isteriche ci volessero.

All'inizio dell'estate, Olivia si era licenziata dal suo lavoro frenetico ma ben pagato dopo che Matt, il suo ragazzo, l'aveva lasciata. Aveva raggiunto l'amica Charlotte per le vacanze e d'impulso aveva fatto domanda per il posto da sommelier presso La Leggenda, una delle cantine più famose della Toscana. Con suo grande stupore, Marcello l'aveva assunta, e Olivia si era buttata a capofitto in una nuova vita.

Con un abbandono ancora più sconsiderato, aveva venduto il suo accogliente appartamento di Chicago e investito i risparmi di una vita in quella fattoria sulle colline, sperando di poter realizzare il suo sogno di produrre un giorno un vino tutto suo.

Aveva trentaquattro anni e, come la madre non smetteva mai di ripeterle, era troppo vecchia per cambiare così drasticamente la sua vita. Olivia continuava a ricordare alla madre che era esattamente quello che aveva appena fatto, ma la signora Glass sembrava convinta che, ripetendo sempre le stesse cose, avrebbe potuto far tornare indietro il tempo e annullare le pazzie della figlia.

Far tornare indietro il tempo! Olivia gemette, ricordando ancora una volta il suo terribile misfatto. Come avrebbe mai potuto sistemare le cose con Marcello? Si sarebbe fidato di nuovo di lei? Desiderava poter tornare indietro di qualche settimana per rimediare al danno che aveva fatto.

Pensando al tempo, Olivia guardò l'orologio appeso alla parete. Sconvolta, si alzò di scatto. Era così concentrata sulla sua situazione lavorativa, che aveva dimenticato i suoi compiti serali. Doveva controllare se le sue piccole vigne stavano resistendo al forte vento burrascoso che soffiava. E aveva anche una capra di cui occuparsi: una capra imprevedibile, che ormai poteva essere andata chissà dove alla ricerca di uno spuntino serale! Con il temporale in peggioramento, Olivia non avrebbe avuto alcuna speranza di trovare Erba se questa, spazientita per l'attesa del cibo, avesse deciso di andare ad avventurarsi in giro.

Si precipitò verso la serie di indumenti appoggiati sul tavolo della sala, prese un impermeabile e se lo infilò sopra uno spesso cappotto resistente all'acqua. Ci pensò un attimo, poi si infilò degli stivali di gomma e dei guanti da sci.

Infine, con qualche difficoltà – avrebbe dovuto pensarci prima di mettere i guanti – si calcò un cappello da pioggia sulla testa, spingendolo il più in basso possibile.

"Pronta,” disse, guardando con apprensione il buio oltre la finestra.

Il diluvio non si era placato. Anzi, stava peggiorando.

Olivia non immaginava che i temporali in Toscana potessero essere così violenti. Così tempestosi. Così… così orizzontali. Ogni tormenta era accompagnata da venti fortissimi che minacciavano di sollevarla da terra. Avrebbe preferito ricevere una sorta di avvertimento in proposito. Aveva comprato il casolare in piena estate, e non c'era niente nel contratto d'acquisto che alludesse all'apocalisse che sarebbe giunta insieme all'autunno.

Olivia ripensò al suo appartamento di Chicago con una fitta di rimpianto. L'edificio moderno era ben isolato, con doppi vetri, e la porta d'ingresso si apriva su un corridoio. Potevi scendere fino al piano terra e salire su un taxi senza prenderti nemmeno una goccia di pioggia sulle scarpe. C'erano stati anni in cui si era a malapena accorta che fosse inverno. Il meteo era un concetto astratto, qualcosa che accadeva al di là delle finestre.

Quei giorni erano finiti. Adesso era determinata a diventare una viticoltrice, a qualunque costo.

Olivia guardò tristemente l'ombrello malridotto nell' angolo. Erano bastati due secondi di temporale mediterraneo per rivoltarlo.

"Non accenna proprio a migliorare,” disse ad alta voce. Prima si fosse lanciata nella sua missione, prima sarebbe potuta rientrare in casa.

Aprì la porta d'ingresso.

Subito il vento gliela sbatté nuovamente in faccia.

"Maledizione,” esclamò. Il compito fu ancora più difficile la seconda volta, perché la pioggia era entrata all'interno formando delle pozze, e le sue scarpe scivolavano sul pavimento bagnato.

Riuscì ad aprire la porta di qualche centimetro, quindi ci infilò uno stivale, sputacchiando e sbattendo le palpebre per scacciare la pioggia che le arrivava in faccia.

"Ok, ci sono!"

Era fuori, con la porta che batteva dietro di lei e le raffiche burrascose che la sferzavano lateralmente mentre procedeva verso la sua importante – anzi, critica – missione.

Scivolando e sbandando lungo il pendio ghiaioso, con il sentiero reso invisibile dal buio, Olivia riuscì in qualche modo a raggiungere la piantagione di vigne più vicina.

Si tolse un guanto e prese il cellulare dalla tasca interna della giacca, accendendo la torcia con le dita già intorpidite.

Olivia si sentì il cuore gonfio di sollievo e di orgoglio.

I robusti tralci di vite stavano resistendo bene alla pioggia torrenziale. Anzi, sembravano prosperare, ondeggiando nel vento con le foglie appena nate di un verde brillante nel bagliore della torcia. Era gratificante pensare che il concime e il terriccio che aveva aggiunto con tanta cura era penetrato nel terreno, pronto a nutrire le radici in espansione.

 

A differenza di lei, la sua prima coltivazione di uva sembrava perfettamente adatta a sopravvivere all'imminente inverno toscano.

Sospirando – o meglio, schizzando – di sollievo, Olivia si rimise il cellulare in tasca e si voltò. La seconda parte della sua missione era ancora più importante della prima.

Stringendo i denti, si fece strada attraverso la tempesta, dirigendosi verso la sagoma quasi invisibile del grande fienile.

Quando vi giunse, era bagnata fradicia e tremava. Attraversare la soglia aperta del granaio entrando nell'ambiente silenzioso e odoroso di muffa fu un sollievo. Nonostante Olivia non avesse ancora provveduto a mettere delle porte all'enorme ingresso del vecchio ma solido edificio, rimase sorpresa da quanto il fienile fosse asciutto. Chiunque l'avesse costruito, doveva conoscere molto bene la direzione dei venti, e doveva aver fatto in modo che l'ingresso del fienile fosse riparato.

Molto tempo prima, quel fienile dal soffitto alto era stato un edificio per la produzione di vino, e Olivia era decisa a ripristinarlo, non appena avesse rimosso l'enorme mucchio di macerie che lo occupava e non appena lo avesse dotato di porte per proteggerlo.

Per il momento, tuttavia, aveva un'altra funzione.

Con le dita intorpidite, Olivia riaccese la torcia del telefono.

Il fascio di luce danzò su un mucchio di paglia collocato in un angolo del fienile che formava un letto asciutto, caldo e riparato.

Che era vuoto.

Dov'era Erba?

Olivia si morse il labbro. Non sapeva da dove cominciare a cercare quella capretta dalla mentalità indipendente. Avrebbe dovuto perlustrare tutta la fattoria!

Poi, con la coda dell'occhio, intravide un movimento al di sopra della sua testa.

Alzando lo sguardo, vide Erba che la guardava dall'alto della pila di balle di fieno. Evidentemente, aveva deciso che quel trespolo alto e dall'aspetto scomodo fosse molto più invitante del lettino di paglia che Olivia le aveva preparato con amore.

"Erba! Che ci fai lassù?” Olivia spostava il peso da un piede all'altro, battendo i denti. Erba restò a guardarla con calma, mentre gli abiti inzuppati di Olivia gocciolavano, formando pozzanghere a terra.

"Devi scendere. La cena è in ritardo, lo so, ma adesso è ora!"

Accanto alle balle, c'erano un secchio d'acqua rosa e una grande cassa d'acciaio che Olivia aveva acquistato. Controllò l'acqua di Erba prima di aprire la cassa e di tirare fuori un po’ di alfalfa nascosta all'interno. Aveva dovuto comprare la cassa perché Erba andava matta per l'alfalfa. Olivia aveva scoperto divertita che l'alfalfa in italiano veniva chiamata anche erba medica. Davvero azzeccato!

Sistemò la manciata di foglie verdi nel letto di paglia e guardò con ammirazione mentre Erba saltava agilmente giù dalla catasta di balle, si dirigeva avidamente verso la sua cena, e cominciava a mangiare. Olivia si chinò in avanti e grattò la capra sulla testa. Il pelo sembrava morbido, caldo e asciutto.

Olivia doveva ammettere che il suo inesistente stabilimento di vinificazione era stato riconvertito con successo a stalla per capre. Non era sicura di avere quello che serviva per diventare una viticoltrice, ma stava facendo un lavoro fenomenale come allevatrice di capre. Erba non poteva desiderare di meglio.

In quel momento, le squillò il cellulare.

"Ciao, Olivia! Sono Bianca. Come va da quelle parti?”

Le labbra intorpidite di Olivia si incurvarono in un sorriso.

Bianca era stata la sua assistente all'agenzia pubblicitaria, e lavorava ancora lì. Non solo; qualche tempo prima, aveva mandato un'email ad Olivia per dirle che era stata promossa alla posizione di account manager.

"Che bello sentirti.” Era entusiasta che Bianca avesse trovato un momento per chiamarla. A Chicago era metà mattinata, quindi Bianca doveva trovarsi al lavoro.

C'era solo un problema. Se Olivia avesse continuato a parlare con Bianca là fuori, sarebbe morta di freddo prima che la conversazione finisse.

"Puoi darmi un momento? Devo tornare di corsa alla fattoria. Sono nel fienile, in questo momento.”

"Nel fienile!” ripeté Bianca entusiasta, come se fosse la location più esotica che avesse mai sognato.

"C'è un acquazzone e si gela, quindi devo tornare in casa.”

"Accidenti, è inverno lì?” Bianca sembrava confusa, come se avesse pensato che in Toscana fosse sempre estate. Beh, a dire il vero, per un po’ l'aveva creduto anche Olivia.

"Autunno inoltrato, ma abbiamo del freddo fuori stagione. Il tempo sta cambiando anche lì?"

Bianca restò un momento in silenzio.

"Non saprei. Le persiane del mio ufficio sono chiuse.”

Se non fosse stata in preda a brividi così violenti, Olivia sarebbe scoppiata a ridere. "Dammi un minuto. Buonanotte, Erba” disse alla capra.

Poi Olivia uscì dal fienile, procedendo a testa china quando una sferzata di pioggia la colpì.

Si fiondò oltre la porta d'ingresso, scivolò sulle pozze d'acqua che aveva completamente dimenticato, e si fece il corridoio in aquaplaning, mulinando le braccia.

Per fortuna, quando arrivò alla cucina, aveva già rallentato e riuscì ad afferrarsi allo stipite della porta e ad entrare barcollando.

Tirò un sospiro di sollievo per essere tornata sana e salva nel suo angolo felice.

Grazie al fuoco che bruciava nel focolare, la stanza era calda al punto giusto. Le tende, di una pesante stoffa verde e bianca a quadri, erano tirate, per chiudere fuori la tempesta. Olivia aveva riflettuto a lungo sui ripiani dei mobili, optando, alla fine, per un marmo color lime chiaro. Era entusiasta del tocco luminoso e fresco che dava alla stanza. Quando le tende erano aperte, il verde dei ripiani sembrava riprendere il colore delle colline lontane, facendo sentire Olivia connessa con l'ambiente esterno.

Si tolse la giacca e i guanti, si sfilò gli stivali e si diresse verso il soffice tappeto davanti al camino. Si sedette a gambe incrociate accanto al suo gatto semi-addomesticato bianco e nero, Pirata, che stava rannicchiato su un angolo del tappeto, profondamente addormentato.

"Sono in casa,” disse a Bianca.

"Come va la con il tuo progetto di viticoltura?" chiese l'ex assistente. "Il tuo vino è già pronto? Posso ordinarne una bottiglia?”

"Beh, le viti che ho piantato sono ancora piccole,” spiegò Olivia. "Produrranno l'uva solo l'anno prossimo, non prima. Sono fortunata che siano germogliate prima dell'inverno! Ci sono delle viti selvatiche nella tenuta, e ne scopro altre ogni volta che faccio una passeggiata, ma non ho ancora raccolto nessuna di quelle uve.”

Olivia ricordò il brivido di gioia quando aveva scoperto la prima vite spontanea nella sua tenuta. In quel momento, si era resa conto che l'uva poteva effettivamente prosperare anche in un suolo pietroso. Da allora, aveva appreso che la sua tenuta era stata un tempo un'azienda vinicola, prima che cadesse in rovina. Alcune delle viti erano sopravvissute, ma sapeva che ci sarebbe voluta un'intera giornata di esplorazione degli otto ettari di terreno collinare per individuare tutte le piante posizionate in modo casuale, che ora erano ricche di uva matura. Non ne aveva ancora avuto il tempo, ma raccogliere l'uva delle viti selvatiche era l'unico modo che aveva per produrre una piccola quantità di vino entro la fine dell'anno.

"E il tuo lavoro?” volle sapere Bianca. "Lavori ancora in quella cantina?”

Olivia si mosse a disagio sul tappeto.

Le parole di Bianca le ricordarono la sua situazione.

"In realtà sono nei guai, al lavoro,” confessò, immaginando Bianca corrugare la fronte, costernata per le sue parole.

"Che cosa è successo?” domandò. Ora Olivia poteva immaginarla mentre iniziava a mordicchiarsi le unghie. Era una sua abitudine nervosa ogni volta che era sotto stress.

Olivia decise di sfogarsi con la sua ex assistente. Era la sua occasione per confessare la follia che aveva fatto.

CAPITOLO DUE

"Mi hanno lasciata da sola nell’edificio di vinificazione e ho frainteso quello che potevo fare. Ho usato un sacco di uva che non era affatto destinata a me,” confessò Olivia a Bianca.

Arrossì per la vergogna, ricordando la sicurezza – anzi, l'arroganza – con cui era entrata nell'edificio, con la mente da principiante carica di idee idiote e impraticabili per realizzare vini imbevibili.

"È terribile! Perché ti hanno lasciata da sola? Sanno che non hai esperienza,” disse Bianca in tono sconcertato, il che non fece sentire Olivia affatto meglio.

"Era la fine del periodo di crescita e Nadia, l'enologa, era impegnata per qualche settimana nell'altra nostra cantina, prima di partire per le vacanze. Ha detto che c'era del vino in eccedenza in alcune botti, e che potevo farci degli esperimenti e provare a creare dei blend.”

"Ok. Poi cos'è successo?" Bianca sembrava curiosa.

"Poi sono arrivate le ultime raccolte di uva. Erano destinate a vini specifici che facevano parte del piano di produzione annuale della cantina. Tutti sapevano come utilizzarle, ma siccome c'ero io lì, hanno pensato che fossi la responsabile e hanno ascoltato me, invece.”

Olivia ricordò la propria gioia quando le fu consegnata l'uva appena raccolta, l'ultima della vendemmia autunnale. Aveva pensato, nella sua ignoranza, che anche quella fosse a sua disposizione, e le era venuto un colpo di genio.

Anzi, un colpo di testa, ammise. Ognuno di quei vitigni era destinato a uno scopo specifico. L'uva Merlot per fare il Merlot. L'ultimo, prezioso raccolto di uva Sangiovese, che era stata scarsa quell’anno, per fare il Sangiovese. Le uve Nebbiolo per fare il Barolo.

E così via. Seppellì il viso tra le mani ricordando l'audacia delle sue azioni. Che idiota era stata.

"Ho fatto una scemenza. Le ho usate tutte. Ho sprecato l'uva destinata a centinaia di bottiglie di costoso vino per il mio ridicolo esperimento.”

"Oh, santo cielo!" Bianca sembrava preoccupata.

"Me ne sono resa conto solo oggi pomeriggio, quando Antonio – il più giovane dei tre fratelli Vescovi – è venuto a stilare un rapporto per Nadia, prima di partire per le vacanze. Era sconvolto. È praticamente fuggito quando ha scoperto quello che avevo fatto. Nadia ha un pessimo carattere, ed è la sorella maggiore.”

"Avrei paura anch'io,” convenne Bianca.

"Ho tentato di scrivere una mail a Marcello ma, parlando con te, inizio a chiedermi se non sarebbe meglio scusarmi di persona.”

"Sono d'accordo. È senz'altro meglio. Parlane con lui, mi sembra una buona idea.”

"Come vanno le cose al lavoro?"

Olivia sperava che sentire gli ultimi casini dell'agenzia pubblicitaria sarebbe stato abbastanza per distrarla dal preoccupante compito che l'aspettava ma, mentre lei e Bianca chiacchieravano, la sua mente continuò a tornare allo spaventoso faccia a faccia che ormai sovrastava il suo futuro.

Temeva di vedere la delusione negli occhi di Marcello mentre gli confessava le sue azioni incoscienti.

*

Il mattino seguente, la bufera era cessata. Attraverso la finestra della camera da letto di Olivia entrava una luce fresca e intensa. Si alzò dal letto piano piano per non disturbare Pirata, che dormiva accanto ai suoi piedi, e fissò il panorama.

Le ultime nuvole grigie si stavano dissipando, e il cielo del primo mattino sembrava di nuovo azzurro e amichevole. Olivia amava il modo in cui i raggi più bassi rendevano il paesaggio più suggestivo, con le ombre degli alberi più scure e più lunghe, e le colline e i campi di un verde più intenso e vivido. Solo ora si rendeva conto di quanto fosse stato arido a fine estate, polveroso e di un colore marrone dorato, bisognoso del nutrimento che avrebbero portato le piogge invernali. Olivia decise di andare al lavoro presto, per poter parlare con Marcello prima dell'arrivo di Nadia. Così lui avrebbe capito quanto fosse dispiaciuta e quanto ci tenesse a rimediare.

Magari, una volta che Nadia si fosse calmata, Olivia se la sarebbe cavata con un ammonimento e una decurtazione dello stipendio per rimediare ai danni economici che aveva causato.

Controllò le previsioni del tempo. Quel giorno non era prevista pioggia, il che significava che lei ed Erba potevano andare al lavoro a piedi e non dovevano usare il vecchio pick-up grigio della Fiat parcheggiato a fianco della fattoria.

Olivia aprì l'armadio di legno che aveva comprato in un negozio dell'usato e che aveva impiegato un fine settimana intero per levigare e verniciare. I toni caldi del legno naturale si sposavano perfettamente con la tonalità crema che aveva scelto per le pareti della camera da letto e le tende gialle. La combinazione di colori rendeva la stanza allegra e accogliente, adattandosi anche all'atmosfera della casa di campagna.

 

Scelse un abito elegante ma pratico per il lavoro, optando per pantaloni beige, stivali marroni e un top a maniche lunghe di una splendida tonalità di verde. Quindi afferrò la graziosa giacca verde e oro dal guardaroba e scese al piano di sotto.

Erba era già appollaiata sul davanzale della cucina, in attesa delle carote del mattino. Dopo avergliele servite nel cortile, che era pieno di erbe aromatiche che aveva piantato lei stessa, Olivia si fece una tazza di caffè. Poi giunse il momento di andare al lavoro, con Erba che la seguiva entusiasta saltellando.

L'elegante edificio in pietra della cantina La Leggenda, lavato dalla pioggia e privo della polvere estiva, emanava un bagliore color bronzo dorato sotto il sole mattutino. Mentre percorreva il vialetto lastricato, Olivia rimirò la piantagione di viti più vicina, sul pendio della collina. Si sentiva orgogliosa se pensava che lei lavorava già qui quando erano state piantate. Adesso le viti, che crescevano in fretta, avevano un aspetto robusto e sano. Anche quelle sembravano in ottima forma, anzi, ancora più rigogliose dopo la tempesta del giorno prima.

Olivia arrischiò un'occhiata alla cantina, prima di avvicinarsi all'ingresso ad arco della sala degustazioni.

Non c'era traccia di Nadia.

Forse sarebbe tornata al lavoro solo l'indomani. I miracoli accadevano, no?

Piuttosto la preoccupava il fatto che l'auto di Marcello non fosse nel parcheggio. Questo poteva significare che stava ispezionando i vigneti, o forse quella mattina lavorava nell'altra azienda vinicola vicino a Pisa. Doveva aspettarlo e essere pronta con le scuse non appena fosse apparso.

Entrando nella sala degustazioni, Olivia spalancò gli occhi. Sembrava che ci fosse un litigio in corso.

"Non, non, non, non!" gridava una voce dall'accento francese. "Come puoi permettere una cosa del genere? È sbagliato, sbagliato, sbagliatissimo. Inaccettabile!”

Olivia riconobbe la parlata di Jean-Pierre Pelletier, il suo nuovo assistente sommelier.

Con chi stava litigando, di prima mattina? Si domandò.

Affrettandosi all' interno per tentare di gestire la sfuriata di Jean-Pierre, Olivia si bloccò di colpo quando sentì l'altra persona replicare urlando.

"Io permetto tutto quello che mi pare. Sono io che comando, qui, e non ho intenzione di sentirmi dire cosa fare da qualcuno che è giovane e ignorante e che ha ancora la bocca sporca di latte!”

Olivia riconobbe la voce dal tono irascibile e l'accento italiano di Gabriella, la direttrice di sala del ristorante.

Gabriella era anche la ex di Marcello. Siccome Olivia aveva provato da subito una scintilla di attrazione per Marcello, e aveva la sensazione che la cosa fosse reciproca, immaginava che fosse per questo che a Gabriella non era piaciuta fin dall'inizio. In realtà, non era semplice antipatia, ma un astio velenoso. Gabriella aveva fatto del suo meglio per ostacolare il lavoro di Olivia e il suo futuro nella cantina.

Beh, era un vero peccato che Jean-Pierre la stesse innervosendo, giusto?

Olivia rallentò fino a camminare con passo tranquillo ed entrò, ascoltando con un pizzico di allegria la lite che continuava.

"Ignorante? Mio padre ha lavorato per dieci anni in uno dei più famosi ristoranti stellati Michelin di Parigi, e mi ha insegnato che il bicchiere per il vino rosso va posizionato alla sinistra del bicchiere per il vino bianco, in una apparecchiatura formale.”

Jean-Pierre non sembrava aggressivo, realizzò Olivia fermandosi per raddrizzare una delle schede di degustazione poste lungo il bancone di legno. Sembrava solo appassionato, come se non potesse sopportare che Gabriella si sbagliasse così clamorosamente.

"Nel nostro ristorante si fa diversamente,” sbottò Gabriella, e Olivia percepì dalla sua voce che era sulla difensiva. Sapeva che significava che Gabriella aveva perso e voleva solo avere l'ultima parola.

"Ebbene, lo fate in modo sbagliato!” gridò Jean-Pierre, e Olivia percepì nella sua voce un'autentica nota di esasperazione.

"Buongiorno, Jean-Pierre. Siamo pronti a cominciare la giornata?" disse, decidendo che intervenire in quel momento avrebbe permesso a Jean-Pierre di avere l'ultima parola, rovinando completamente la giornata di Gabriella.

Jean-Pierre tornò subito nella sala degustazioni, lasciando Gabriella frustrata e a bocca aperta, ancora in cerca di una risposta adeguata.

Snello, moro e appena ventunenne, Jean-Pierre era il candidato che Olivia aveva scelto tra i cinque aspiranti a entrare nel mondo della viticoltura.

Aveva scelto lui per la sua spiccata passione e per la sua indole espressiva. Il modo in cui aveva agitato le braccia in preda all'entusiasmo durante il suo colloquio le aveva ricordato Nadia. Olivia aveva ritenuto che fosse in sintonia con lo spirito italiano dell'azienda e che il suo entusiasmo lo avrebbe portato lontano.

Finora l'istinto di Olivia aveva avuto ragione, ma non aveva realizzato che avrebbe dovuto dedicare parecchie energie a mitigare i suoi burrascosi scoppi d'ira.

"Buongiorno, Olivia. Tutto è pronto per l'arrivo dei turisti. Stavo cercando di aiutare ad apparecchiare i tavoli di là" spiegò, rivolgendole un'occhiata ansiosa.

"La sala degustazioni mi sembra perfetta,” lo lodò Olivia. Provò un impeto di orgoglio osservando la spaziosa sala. Il lungo banco di degustazione luccicava, e le botti di legno esposte sotto il logo della cantina facevano da sfondo perfetto. Lo splendore dorato delle lettere simboleggiava il calore della loro accoglienza e dell'esperienza di degustazione che gli ospiti potevano sperimentare lì.

Le pareti erano rivestite da cartelloni incorniciati con la storia e i vini de La Leggenda, e sui tavoli c'erano dei nuovissimi opuscoli patinati con informazioni più dettagliate, pronti per essere sfogliati dagli ospiti.

Olivia ne andava fiera perché erano una sua creazione. Aveva da poco iniziato a occuparsi del marketing dell'azienda, oltre che del suo lavoro in sala degustazioni, e gli opuscoli erano uno dei modi in cui stava valorizzando il nome La Leggenda.

"Tutte le volte che noti qualcosa di sbagliato nel ristorante, assicurati di dirlo a Gabriella. Dopotutto, dobbiamo mantenere gli standard più alti in ogni settore,” aggiunse alzando la voce, nel caso Gabriella fosse in ascolto. Era sicura che lo fosse, e fu contenta di essere di nuovo in vantaggio su di lei. Ce n’era voluto di tempo.

Quando Marcello le aveva chiesto di assumere un nuovo assistente sommelier, Olivia aveva suggerito per primo Paolo, un cameriere del ristorante che dava una mano con piacere in sala degustazioni nei momenti di maggior affluenza.

Gabriella, però, l'aveva scavalcata, promuovendo subito Paolo a capo cameriere. Era una grande opportunità per l'affascinante studente, perché significava uno stipendio più alto e non dover più lucidare i bicchieri, compito che detestava.

Olivia era rimasta delusa, deducendo a ragione che Gabriella l'avesse fatto solo per farle un dispetto.

Adesso era contenta che Jean-Pierre, assunto poiché Paolo non era più disponibile, sembrasse possedere un'incredibile capacità di infastidire Gabriella. Non era la prima volta che si scontravano. Olivia non poteva fare a meno di provare una piacevole soddisfazione ogni volta che li sentiva alzare la voce. Sperava che questo servisse a mostrare a Gabriella che le azioni meschine potevano avere conseguenze indesiderate.

"Per le prossime settimane, abbiamo una sorpresa speciale per gli ospiti,” disse a Jean-Pierre. "Se scelgono il menu completo della degustazione, possono assaggiare il primo spumante Metodo Classico della cantina La Leggenda.”

Gli occhi di Jean-Pierre si illuminarono. Olivia aveva già constatato che lo spumante, e in particolare lo champagne francese, era il suo vino preferito.

"Mi fa piacere. Penso che questo spumante sia eccezionale,” si entusiasmò lui. "Sono certo che gli ospiti lo apprezzeranno.”

"È un trionfo della vinificazione,” concordò Olivia.

Il riferimento alla produzione del vino le provocò un nodo d'ansia alla bocca dello stomaco, ricordandole che l’aspettava un mondo di guai.

E, in quel momento, una voce penetrante risuonò dall'esterno della sala degustazioni.

"Olivia! Dov'è Olivia? Devo parlarle immediatamente.”

Il cuore di Olivia sprofondò fino al pavimento dalle piastrelle luccicanti. Con la coda dell'occhio, vide Gabriella appostata all'ingresso del ristorante con espressione bramosa, come se intuisse che per Olivia erano in arrivo dei guai.

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